MILANO – Le Banche centrali guidano l’umore dei mercati, che trattano deboli in Europa. La Banca centrale cinese ha sorpreso con un rialzo dei tassi, mentre la mossa della Federal Reserve era attesa: Janet Yellen ha dato l’ultima stretta monetaria prima di passare il testimone. Per il prossimo anno, la previsione è di altri tre rialzi: nonostante siano cresciute le aspettative sulla crescita, quelle legate all’inflazione restano ancora tiepide. Marvin Loh, strategist di BNY Mellon a Boston, definisce a Bloomberg “un rialzo da colomba” quello appena deciso da Yellen, che ha portato i tassi in su di un quarto di punto a 1,25-1,5%. “Il miglioramento delle stime sul 2018 potrebbe essere legato alle riforme fiscali”, per le quali è arrivato ieri l’accordo tra Repubblicani che dovrebbe portare dal 35 al 21% l’aliquota principale sul reddito delle società, “che però non avranno effetti di lunga durata”, ammonisce l’esperto.
Milano tratta in flessione dello 0,17% nelle prime battute, Parigi perde lo 0,14%, Francoforte lo 0,15% e Londra lo 0,21% mentre gli investitori guardano alla riunione della Bce di oggi. In attesa delle decisioni di Draghi, dal quale non si aspettano modifiche alla politica monetaria, la moneta unica viene scambiata a 1,818 nei confronti del biglietto verde mentre è in leggera rimonta sullo Yen, a 133,21. Apertura in rialzo per lo spread, che ieri ha pagato l’avvicinarsi del voto italiano: il differenziale tra Btp e Bund si colloca a 147 punti con un rendimento dell’1,783%.
Tra i dati di giornata si registra che le immatricolazioni di auto nell’Europa dei 28 più Paesi Efta sono salite a novembre del 5,8% rispetto allo stesso mese del 2016. Male Fca che ha perso lo 0,9%. Accelerano i prezzi al consumo in Francia: l’inflazione a novembre si è attestata a +1,2% dal +1,1% del precedente mese di ottobre. L’indice Pmi manifatturiero transalpino ha dato buone indicazioni salendo a 59,3 punti a novembre, ben oltre la soglia di 50 punti che separa la recessione dalla crescita economica.
I listini europei hanno ereditato una situazione contrastata a Wall Street e una chiusura debole dall’Asia. Il Dow Jones, ieri sera, ha messo a segno un nuovo record salendo dello 0,33%, mentre l’S&P500 ha ceduto sul finale limando lo 0,05% e il Nasdaq è salito dello 0,2%.
Ecco come si aspettano l’evoluzione dei tassi all’interno della Fed
Come accennato, oggi la Banca centrale cinese (Pboc) ha risposto al rialzo di 25 punti base dei tassi d’interesse Fed aumentando dello 0,05%, al 3,25%, il tasso di pagamento dovuto sui prestiti erogati a un anno, con un margine analogo ritoccato all’insù anche per i tassi sulle riserve bancarie. “Il cambio nei tassi d’interesse è il risultato della domanda e dell’offerta sui mercati e, allo stesso tempo, è una normale risposta di mercato al rialzo dei tassi d’interesse della Federal Reserve”, ha spiegato la Pboc in una nota. Pechino ha rafforzato i controlli sui movimenti di capitale al fine di bloccare i flussi in uscita che potrebbero peggiorare se i tassi più alti negli Usa dovessero attrarre gli investitori in scia alle possibilità di maggiori ritorni.
I listini cinesi hanno reagito deboli: Shanghai ha chiuso in calo dello 0,3% e Shenzhen ha limato lo 0,05%. A novembre la produzione industriale in Cina ha registrato un aumento annuo del 6,1% a fronte del +6,2% segnato ad ottobre. Le vendite al dettaglio hanno segnato un rialzo del 10,2% a novembre, in accelerazione rispetto al 10% di ottobre. La Borsa di Tokyo ha chiuso la seduta in negativo, appesantita dall’apprezzamento dello yen sul dollaro che ha pagato la revisione al ribasso dell’inflazione negli Usa. L’indice Nikkei ha ceduto lo 0,28% a quota 22.694,45, con una perdita di 63 punti. Sul mercato dei cambi lo yen è avanzato a quota 112,60 sul biglietto verde, ed è poco variato sull’euro a 133,10. La produzione industriale giapponese è stata confermata, secondo la lettura finale di ottobre, in crescita del 5,9% su base annua e dello 0,5 su base mensile.
Infine, sul fronte delle comodiyt: quotazioni del petrolio in lieve rialzo sul mercato after hour di New York dove i contratti sul greggio Wti con scadenza a gennaio guadagnano 7 centesimi a 56,67 dollari al berile. Il Brent sale di 32 centesimi a 62,76 dollari. L’oro è ancora in lieve rialzo sui mercati asiatici dopo la crescita di ieri sull’onda dell’attesa per l’aumento dei tassi Fed: il lingotto con consegna immediata guadagna lo 0,1% a 1.257 dollari l’oncia.