ARRIVA domani il tanto atteso e rinviato (per un anno) via libera dell’Europa al piano banda ultra larga del Governo, con 3,5 miliardi di euro subito disponibili per costruire una rete pubblica nazionale in fibra ottica nelle case. A quanto risulta a Repubblica.it, infatti, la Commissione europea ha appena comunicato al ministero dello Sviluppo economico che l’ok formale sarà giovedì. Ci siamo, insomma. E’ l’ultimo tassello ufficiale che manca perché i bandi di gara, per costruire la nuova rete, possano proseguire senza intoppi.
I bandi (pubblicati a giugno) mettono sul piatto subito 1,4 miliardi di euro per coprire 6,5 milioni di cittadini entro il 2020, in sei regioni (Abruzzo, Molise, Emilia Romagna, Lombardia, Toscana e Veneto), ma entro l’estate arriveranno altri bandi per le restanti regioni (annuncia il Governo). Con questi soldi l’Italia farà una grande rete pubblica nazionale per le telecomunicazioni, per la banda ultra larga (internet a 100 Megabit o oltre). La rete infatti resterà di proprietà dello Stato. I vincitori dei bandi (pubblicati sul sito di Infratel, società del ministero) dovranno costruire la rete e gestirla (l’avranno in concessione per vent’anni), ma la proprietà resterà pubblica, dato che pubblici sono tutti i fondi impiegati per realizzarla. Nel 2016 il Governo ha deciso di prendere questa strada – intervento tutto pubblico, evitando di chiedere ai privati di contribuire economicamente – per accelerare su un piano che stava subendo troppi rinvii. S’intende che la rete sarà nelle zone in cui gli operatori non hanno intenzione di fare la propria rete banda ultra larga (qui il quadro dei piani degli operatori).
I bandi sono però al momento solo in fase di “pre-qualifica” e bisogna augurarsi che tutto fili liscio, per evitare ulteriori rinvii, fino alla fase della realizzazione della rete. Ci sono dubbi che il termine del 2020 possa essere ormai rispettato. Ne dubita Raffaele Tiscar, vice segretario generale della presidenza del Consiglio e uno dei padri del piano governativo: “Non ci sono i tempi tecnici, non ci sono banalmente abbastanza tecnici e ingegneri per fare la rete in tre anni”, ha detto all’evento romano Telco Per l’Italia il 9 giugno.
Un’altra questione riguarda la copertura delle aree in cui gli operatori intendono sì investire ma con una tecnologia più economica (fibra ottica fino agli armadi invece che fino alle case). Al momento i bandi di gara arrivati e in arrivo non si occupano di portare fibra nelle case anche in quelle zone, pari a circa il 50 per cento della popolazione. C’è il rischio paradossale, insomma, che le zone più povere del Paese abbiano la fibra ottica più veloce (dai 100 Megabit a 1-2 Gigabit) prima di quelle di “serie B” (mentre quelle più ricche avranno la fibra nelle case portata direttamente dagli operatori, come già sta avvenendo). Intanto almeno il Governo porta a casa l’ok dell’Europa al suo piano e quindi può passare alla fase successiva di attuazione.