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Auschwitz in Realtà Virtuale per processare i nazisti

Ott 10, 2016

La Seconda Guerra Mondiale è finita nel 1945, ma 71 anni non sono bastati a chiudere tutte le vicende che restarono aperte alla fine del conflitto. Tra gli affari non conclusi c’è anche il processo a diversi criminali di guerra, molti dei quali si sono difesi affermando di non aver visto gli orrori dei campi di concentramento.

Un aiuto inaspettato arriva dalle tecnologie più moderne, in particolare dalla realtà virtuale. La polizia tedesca ha infatti ricostruito il campo di Auschwitz-Birkenau in VR, riproducendo poi la simulazione tramite HTC Vive. Mettersi il visore addosso dà i brividi, come confermano gli agenti della polizia tedesca, ma permette anche di capire con certezza che cosa si potesse vedere da un certo punto di vista. E capire quindi se l’imputato sta mentendo quando dice di non aver visto nulla.

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Ralph Breker

“Legalmente, la domanda riguarda lo scopo: un sospettato doveva sapere che le persone venivano portate nelle camere a gas o fucilati?”, spiega Jen Rommel (ufficio federale per le indagini sui crimini di guerra nazisti). “Questo modello è un valido strumento per le indagini perché aiuta nel rispondere a quella domanda”.

“Per quanto ne sappia, non esiste un modello più preciso di Auschwitz“, aggiunge il creatore del modello VR, Ralf Breker, che si può tranquillamente definire un pioniere nella giovanissima disciplina della VR Forensics – che secondo lui nei prossimi anni diventerà uno strumento di indagine molto più comune.

“È molto più preciso di Google Earth. Abbiamo usato i visori VR più moderni sul mercato. Quando zoomo, posso vedere i dettagli più piccoli. […] mi offre il vantaggio di avere una migliore panoramica del campo, e di ricreare la prospettiva di un sospettato, per esempio da una torre di guardia”, continua Breker.

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Strutture di Auschwitz-Birkenau Museu, restaurate

Breker ha creato il modello usando migliaia di fotografie storiche, unite a nuove immagini, alle mappe dell’epoca, rilevamenti che lui stesso ha fatto in loco (scansioni 3D fatte con il laser e nuove fotografie), e a ricostruzioni digitali delle strutture che non esistono più.

Quando le indagini e i processi saranno conclusi sarebbe possibile passare il modello di Auschwitz ai musei del mondo dedicati all’Olocausto, e trasformarlo in una risorsa didattica e formativa, in uno strumento ulteriore per preservare la memoria. Fino ad ora però viene conservato con grande attenzione; “naturalmente abbiamo dovuto fare molta attenzione affinché non fosse rubato, l’abuso dei dati sarebbe un incubo” ha aggiunto Breker. Non è difficile immaginarsi che qualcuno potrebbe persino provare a farci un videogame.

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