Il nome di Donald Glover non è nuovo nel settore televisivo: lo ricordiamo come il giovane e scapestrato Troy, uno dei protagonisti della comedy Community, ma negli anni si è distinto come sceneggiatore di episodi di altre comedy e ha anche avviato una carriera musicale nella scena rap sotto il nome d’arte di Childish Gambino. Molti si spingono a definirlo un vero artista del ventunesimo secolo, tanti sono gli ambienti che sta esplorando. Nel 2016 Glover ritorna in TV con la produzione, la scrittura e persino la regia di Atlanta, una seriedramedyambientata nei sobborghi dell’omonima città, con l’obbiettivo di ritrarre le condizioni di vita attuali della comunità nera di cui si fa portavoce.
Glover qui appare nei panni del giovane protagonista Earnest “Earn” Marks, uno studente espulso da Priceton che vive alla giornata, perennemente al verde e con una famiglia da mantenere insieme alla compagna Vanessa. Vive il tempo libero dal lavoro con musica rap ad alto volume nelle orecchie, e quando scopre che suo cugino Alfred (Brian Tyree Henry) ha debuttato nel settore con lo pseudonimo Paper Boi si propone di diventarne il manager. Fra ingaggi musicali e apparizioni in locali, i due si accorgeranno delle difficoltà a farsi strada in una società che ancora oggi ha molti pregiudizi verso il colore della loro pelle.
Lo show eccelle nella scrittura, in particolare quando inserisce i protagonisti in situazioni personali che allo stesso tempo raccontano tematiche sociali comuni in America. In questo contesto viene inserito l’elemento di comicità, spesso basata sulle reazioni prettamente umane e logiche dei personaggi davanti a situazioni paradossalmente folli, proprio come accadeva nello show di Louis C.K. Atlanta nasce principalmente per il pubblico nero statunitense, che vive in prima persona le situazioni narrate, ma può puntare a un audience molto più vasto grazie alla affermazione della cultura afroamericana nel mondo, tramite film e media (basti pensare allo show Marvel Luke Cage, la cui storia è legata a doppio filo con il quartiere di Harlem).
Appartenendo a pieno titolo alla scena underground, Glover può rappresentare con efficacia un mondo abitato da persone insoddisfatte, preoccupate del futuro che però rifuggono, che passano serate in locali dove è abitudine annebbiarsi con alcol e droga. In condizioni di vita spesso borderline, quel che vogliono è prendere la strada più facile per il successo, ma quando occorre impegnarsi sul serio le loro insicurezze fanno capolino e li portano spesso a un punto di rottura. Inseriti in un ambiente difficile, sono spesso ingiustamente bistrattati dalla polizia, e ogni loro azione è giudicata con severità dalla cosiddetta white supremacy. Gli echi e le tematiche del movimento Black Lives Matter di qualche anno fa sono pienamente ed efficacemente riassunte in Atlanta, ed esposte in maniera chiara ed inequivocabile grazie ad un ottimo cast.
Alcune puntate si distinguono per le loro strutture sperimentali e atipiche per il mondo delle comedy, come del resto accade in Master of None. Ad esempio, nell’episodio B.A.N. il rapper si ritrova in un talk show televisivo a discutere e fare satira sulla rivoluzione gender attraverso i social media, il tutto intervallato da folli pause pubblicitarie. Oppure in Juneteenth Earn e Vanessa partecipano a un party per la liberazione dalla schiavitù…nella villa di un bianco ricco con servitù nera!
Gli spunti interessanti non mancano, e lo stile narrativo diretto e sfaccettato è valso ad Atlanta ben due premi Golden Globe, come Miglior comedy e come Miglior attore comedy a Donald Glover, il quale ha dimostrato di poter realizzare un ottimo one man show. Per i curiosi e interessati a queste tematiche, dal 19 gennaio la serie è presente sul canale FOX di Sky e su Now TV.