BOLOGNA – In arrivo il numero chiuso a Scienze della Comunicazione: 400 posti, dal prossimo anno. La decisione, votata all’unisono dai professori del corso di laurea e riconfermata, un po’ meno all’unanimità, nel consiglio di Dipartimento di Filosofia e Comunicazione, dovrà ora essere ratificata dalla Scuola degli umanisti e dal cda d’Ateneo. Ma intanto fa tremare tutta Lettere, che teme l’effetto spillover, ovvero il traboccamento dei respinti a Comunicazione sugli altri corsi, in particolare il Dams, già sovraffollati. Una decisione inoltre che va a toccare una questione di principio molto sentita dagli umanisti e che infatti sta già scatenando polemiche e opposte fazioni sull’idea di università aperta a tutti.
Il motivo che ha mosso i comunicatori sta nella sostenibilità del corso: troppi iscritti, aule stracolme – l’ultimo caso è scoppiato un mese fa – e in prospettiva pochi docenti per fare lezione a tutti. Una scelta non facile, visto che ridurre le matricole significherà perdere 1,5 milioni di introiti in tre anni. La decisione è stata respinta dagli studenti di “Lettere aperte” in consiglio di Dipartimento. “Una misura gravissima ed escludente”, scrivono i rappresentanti che hanno votato contro. “Ci è stato detto che il numero chiuso non è la soluzione, bensì un compromesso. Far passare la chiusura dei luoghi della formazione non è un compromesso. E non discutere del peso politico di una tale decisione è inaccettabile”.
L’associazione Link ha già lanciato la campagna contro “un modello selettivo di università”: una fotopetizione via social network in vista del consiglio della Scuola di Lettere il 29 novembre. Prima ci sarà un incontro richiesto dai responsabili dell’area umanistica coi prorettori alla didattica e agli studenti. “Vogliamo interventi necessari per spazi, docenti e risorse necessarie, soprattutto per quei corsi come i nostri che hanno scelto strade differenti dal numero programmato”, scrivono i direttori dei dipartimenti di Arti visive e Storia, culture e civiltà. Il consiglio di quest’ultimo ha votato una mozione in cui si valuta “con preoccupazione” la decisione presa da Comunicazione e si chiede “con urgenza un’adeguata discussione e che si valutino per tempo le ricadute”. Una presa di posizione simile l’ha votata il dipartimento di Filologia e italianistica. Anche il consiglio studentesco, all’unanimità, chiede una discussione a livello di Ateneo. La presidentessa, Fabiana Maraffa, all’inaugurazione dell’anno accademico, aveva avvertito: “No a numeri chiusi introdotti di soppiatto”.
Sul tavolo resta il problema della mancanza di risorse e spazi a fronte di matricole in crescita negli ultimi quattro
anni. Lettere e Dams superano ormai i 700 nuovi iscritti, Scienze della comunicazione veleggia sui 600, contro i 571 dello scorso anno. Ben altri tempi da quando Umberto Eco decise di far partite il corso, primo in Italia, da subito a numero chiusissimo: 150 matricole. E si presentarono in duemila al test. Nel 2005-2006 gli iscritti diventarono meno dei posti disponibili, portati nel frattempo a 400, e così fu deciso l’accesso libero. Ma ora il corso è tornato a crescere.