• 29 Marzo 2024 6:48

Corriere NET

Succede nel Mondo, accade qui!

Arte, così l’Italia vuole riprendersi i suoi capolavori “prigioni di guerra”

Nov 26, 2016

BOLOGNA – Un’indagine partita da Bologna riaccende la speranza di recuperare otto capolavori “prigionieri di guerra”. Dipinti di artisti come Tiziano, Tintoretto e Carpaccio, mai restituiti all’Italia dopo il secondo conflitto mondiale. Facevano parte di collezioni fiorentine e furono al centro di compravendite milionarie mediate da mercanti, in nome e per conto del Maresciallo del Reich Hermann Goering. Ora sono conservati al museo nazionale di Belgrado, dove sono finiti dopo la Guerra, grazie ad un controverso antiquario jugoslavo e all’inerzia della diplomazia post bellica. Di queste opere, secondo quanto apprende l’Ansa, la procura di Bologna, che coordina i Carabinieri del nucleo Tutela patrimoni, ha ottenuto il sequestro: l’ipotesi è ricettazione, basata sul fatto che nel 2004 i dipinti sottratti illecitamente furono “ospiti” di una mostra in città. Prima dell’estate il procuratore aggiunto Valter Giovannini e il Pm Roberto Ceroni sono stati al ministero degli Esteri, per seguire da vicino la rogatoria.

I carabinieri dei comandi di Bologna e Firenze ne hanno ricostruito le peripezie, setacciando web, archivi e report dei servizi segreti americani. Nelle carte ci sono ad esempio i passaggi di proprietà del “Ritratto della regina Christina di Danimarca” di Tiziano e della “Madonna con bambino e donatore” di Tintoretto, dalla collezione Contini Bonacossi di Firenze a Walter Andreas Hofer, intermediario di Goering, rispettivamente per 1,3 e 1,5 milioni di lire dell’epoca. Insieme a tanti altri beni artistici, gli otto quadri dopo la guerra finirono al “collecting point” di Monaco, gestito dagli Alleati, che doveva curarne la restituzione. Ma è qui, e questo è documentato anche dalle ricerche di Kostantin Akinsha per ArtNews, che entrarono in gioco due personaggi.

“Mimara” Topic, antiquario giramondo e falsario d’arte, per alcuni amico intimo e “pittore di corte” di Goering. E una donna, Wiltrud Mersmann che anni dopo divenne la moglie di Topic, ma che nel 1949 lavorava al punto di raccolta. I due riuscirono ad aggirare la volontà di chi voleva restituire queste e altre opere ai Paesi di origine, facendole in sostanza figurare come rivendicate dalla Jugoslavia. Quello che avvenne negli anni successivi non è del tutto chiarito, ma attorno alla metà degli anni ’50 furono conferite al museo di Belgrado, a cui Topic probabilmente riuscì a venderle. Sembra che l’Italia all’epoca non fosse all’oscuro del destino dei dipinti, ma il delicato contesto del dopoguerra e l’esigenza di salvaguardare preminenti interessi diplomatici potrebbe averne ostacolato l’azione. Se non che, tra il 2004 e il 2005, le opere per un breve periodo sono “tornate a casa”, quando i “capolavori del museo di Belgrado” furono

esposti in mostre prima a Bologna e poi a Bari. I carabinieri lo hanno segnalato alla Procura di Bologna, chiedendo di valutare eventuali responsabilità dei direttori del museo serbo e dei curatori della mostra, che non fecero verifiche sulla provenienza e l’appartenenza dei beni, nonostante fossero conosciuti e ‘ricercatì, e poi li restituirono alla Serbia. Ora con l’inchiesta, se la rogatoria internazionale avrà buon esito, l’esilio potrebbe concludersi.

Utilizzando il sito, accetti l'utilizzo dei cookie da parte nostra. Guarda la Policy

The cookie settings on this website are set to "allow cookies" to give you the best browsing experience possible. If you continue to use this website without changing your cookie settings or you click "Accept" below then you are consenting to this.

Close