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Arrestato in Sardegna l’ex presidente catalano Puigdemont

Set 24, 2021

AGI – L’ex presidente catalano, Carles Puigdemont, è stato arrestato ad Alghero, in Sardegna, in applicazione del mandato di cattura emesso da Pablo Llarena, giudice del Tribunale Supremo spagnolo. Lo ha appreso la testata spagnola Abc da fonti giudiziarie, secondo le quali le autorità italiane hanno già notificato l’arresto alla magistratura di Madrid. 

Secondo i media iberici, Puigdemont si era recato ad Alghero, città di lingua catalana, per un convegno dove era ospite d’onore e si trova ora nel commissariato dell’aeroporto della città sarda dopo essere stato arrestato dalla polizia di frontiera.

L’ufficio di Puigdemont ha confermato l’arresto con un comunicato e ha spiegato che l’ex presidente catalano sarà messo domani a disposizione della Corte d’appello di Sassari, che ha la competenza per decidere se rimetterlo in libertà o procedere alla sua estradizione in Spagna. Lo scorso 30 luglio il tribunale dell’Unione Europea aveva confermato la revoca dell’immunità parlamentare per Puigdemont, che è ricercato per sedizione dalle autorità spagnole in merito al tentativo di secessione della Catalogna nel 2017.

Dal tentativo di secessione all’arresto 

L’ex presidente catalano, Carles Puigdemont, e gli ex ministri catalani della Salute e dell’Educazione, Toni Comin e Clara Ponsati’, devono rispondere alla giustizia spagnola dei reati di sedizione e malversazione in merito al fallito tentativo di secessione dell’ottobre 2017. Puigdemont era andato avanti con la convocazione del referendum, annunciato nel giugno 2017, nonostante la Corte Costituzionale spagnola avesse sospeso la legge che lo disponeva. La consultazione del 1 ottobre 2017 si concluse con oltre il 90% dei voti a favore dell’indipendenza, pur con un’affluenza inferiore al 43%.

Il Parlamento catalano dichiarò l’indipendenza il 27 ottobre 2017. Il governo spagnolo reagi’ sciogliendo la Camera della Generalitat, convocando nuove elezioni e commissariando la regione. Il 30 ottobre 2017 il procuratore generale spagnolo, Jose Manuel Maza, apri’ un’inchiesta per ribellione, sedizione e malversazione nei confronti di Puigdemont e altri esponenti del suo governo. L’accusa di malversazione si riferisce, nello specifico, all’utilizzo illecito di fondi pubblici del quale i tre esponenti del partito indipendentista Junts Per Catalunya si sarebbero resi colpevoli con l’organizzazione del referendum. Subito dopo la pubblicazione delle accuse, Puigdemont e cinque suoi ministri, tra cui Comin e Ponsati’, fuggirono a Marsiglia, da dove presero un volo per il Belgio per evitare l’arresto.

Il 3 novembre la giustizia spagnola emise un mandato di cattura europeo nei confronti dei politici indipendentisti ricercati, che si consegnarono alla polizia belga per poi essere rilasciati con l’ordine di non lasciare il Paese.

Il 5 dicembre 2017 il mandato di cattura europeo fu poi ritirato da Madrid, in una mossa tattica dovuta al timore che la magistratura belga limitasse le imputazioni o ne spiccasse di non omogenee a quelle previste dalla legge spagnola. L’anno dopo il giudice del Tribunale Supremo Pablo Llarena avrebbe infatti riattivato il mandato di cattura. L’immunità parlamentare che Puigdemont, Comin e Ponsati’ avevano guadagnato con l’elezione al Parlamento Europeo il 26 maggio 2019, fu revocata lo scorso 10 marzo dalla plenaria dell’Europarlamento.

Lo scorso 2 giugno il vice presidente del Tribunale dell’Ue sospese poi provvisoriamente la revoca dell’immunità parlamentare di Puigdemont, Comin e Ponsati’. Lo stesso Tribunale Ue, lo scorso 31 luglio, respinse infine la richiesta di un’ulteriore sospensione della revoca, aprendo la strada una volta per tutte all’estradizione dei tre indipendentisti. 

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