MILANO – L’agenzia delle Nazioni unite per l’aviazione civile ha tratto le somme di questo anno tremendo per le compagnie aeree, atterrate letteralmente dalla pandemia del Covid: in pochi mesi è come se i cieli internazonali fossero ritornati indietro di quasi vent’anni, al 2003 per la precisione, a seguito di un “drammatico” calo del 60% dei passeggeri.
L’Organizzazione dell’Aviazione Civile Internazionale (Icao) in una nota sottolinea come le prospettive a breve termine restino cupe. L’agenzia dell’Onu ha spiegato che il miliardo e 800 milioni di passeggeri dello scorso anno riporta il settore ai livelli del 2003, ben lontano dai quattro milioni e mezzo del 2019.
“Il crollo della domanda proseguirà nel trimestre in corso e potrebbe anche aggravarsi”, avverte l’agenzia con sede a Montreal. Il crollo del numero dei passeggeri è stato del 50% sui voli nazionali ma del 74% sui voli internazionali. Le compagnie aeree hanno accumulato perdite per 370 miliardi di dollari. Ma non è tutto: gli aeroporti e i fornitori di servizi al volo hanno messo insieme altri 115 e 13 miliardi di dollari di perdite, rispettivamente.
L’agenzia ripercorre l’escalation del congelamento dei voli, che ad aprile ha toccato il suo apice con il 92% di calo dei passeggeri rispetto ai livelli del 2019, sintesi di un -98% visto a livello di traffico internazionale e di una ‘migliore’ tenuta (-87%) a livello domestico. Il periodo estivo ha portato un po’ di ripartenza, ma è stato un fuoco di paglia: quando a settembre si è palesata la seconda ondata del contagio sono tornate le misure restrittive e il barometro dei cieli ha ripreso a segnare brutto tempo.
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Ci sono delle isole felici in questo scenario: il traffico domestico in Cina e Russia, ad esempio, è già tornato ai livelli pre-pandemici. Generalmente, il traffico domestico ha comunque tenuto meglio con un calo del 50% globale a fronte del -74% (1,3 miliardi di passeggeri in meno) per le tratte internazionali.