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Addio a Borrelli, padre e guida del pool Mani pulite

Lug 21, 2019

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Borrelli segue l’esempio di Rocco Chinnici, capo dell’Ufficio istruzione della Procura di Palermo, che aveva deciso di creare il pool Antimafia, coordinando indagini fino ad allora in ordine sparso. Chinnici non ebbe il tempo di attuare il progetto. Saltò in aria nell’estate 1983. Fu il suo successore, Antonino Caponnetto, a realizzarlo chiamando Giovanni Falcone, Paolo Borsellino, Leonardo Guarnotta e Giuseppe Di Lello nel pool che portò al primo maxiprocesso contro Cosa Nostra. A Milano l’idea di Borrelli si dimostra vincente e il pool si allarga presto ad altri magistrati, tra i quali l’attuale capo della procura Francesco Greco. Senza Borrelli l’inchiesta Mani pulite sarebbe stata bloccata dopo i primi mesi. Nel settembre 1992 il socialista Sergio Moroni si suicida e Craxi accusa i pm di aver «creato un clima infame». Poi arriva la minaccia del “poker d’assi” contro i magistrati di Mani pulite. Borrelli fa quadrato attorno ai suoi uomini. E li difende ancora quando alla fine di luglio 1994 a distanza di pochi giorni si suicidano il presidente dell’Eni Gabriele Cagliari e l’ex dominus del gruppo Ferruzzi, Raul Gardini. E poi quando i pm inviano un avviso di garanzia al neo premier Berlusconi. Borrelli c’è sempre insieme ai suoi uomini e difende la gestione collegiale di Mani pulite.

Nel 1999 diventa procuratore generale di Milano e vi resta fino alla pensione nel 2002. Proprio quell’anno, all’apertura dell’attività giudiziaria, pronuncia la frase che lo pone suo malgrado al centro della polemica politica. Di fronte alle leggi ad personam e alle norme che tentano di imbavagliare la magistratura invita a «resistere, resistere, resistere, come sulla linea del Piave». Non è una novità. Anni prima, alla vigilia delle elezioni del ’93, aveva esortato i candidati: «Se hanno scheletri nell’armadio li tirino fuori, prima che li troviamo noi. Si candidi solo chi ha le mani pulite». È anche per questo suo interventismo che Borrelli ha avuto in vita molti estimatori ma anche parecchi avversari. «Magistrato di altissimo valore, impegnato per l’affermazione della supremazia e del rispetto della legge, che ha servito con fedeltà la Repubblica» è il saluto del capo dello Stato, Sergio Mattarella. La camera ardente si aprirà lunedì mattina, 22 luglio, nell’atrio del Palazzo di giustizia, dove Borrelli ritroverà gli uomini del suo pool. Per l’ultima volta al suo fianco.

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