MILANO – Ore 9:45. Via libera della Commissione europea al passaggio alla seconda fase dei negoziati su Brexit con il Regno Unito: sono stati fatti “progressi sufficienti” sul capitolo che riguarda il divorzio, ora si può passare a parlare dei prossimi rapporti tra Londra e il resto del Vecchio continente. La decisione, che deve essere ratificata dal Consiglio e quindi dai 27 Stati membri, è stata presa dopo che negli ultimi giorni si sono limati gli spigoli sui tre temi principali della prima fase di dibattito: diritti dei cittadini Ue, dialogo Irlanda/Irlanda del Nord per la gestione della frontiera, regolazione dei conti finanziari.
La prima reazione alla notizia arriva sul fronte valutario, con la sterlina che si rafforza nei confronti della divisa comune: stamane con 1 euro si comprano meno di 0,87 sterline. La valuta Ue tratta poi sotto quota 1,18 dollari: passa di mano a 1,1751 dollari (contro 1,1793 della chiusura di ieri) e a 133,29 yen. “Gli operatori hanno accolto positivamente la news di un accordo fra Londra e Bruxelles nella prima fase dei negoziati”, commenta a caldo Carlo Alberto De Casa, analista di ActivTrades da Londra. “Già nei giorni scorsi si era capito che i mercati preferivano un accordo, seppur oneroso per il Regno Unito, ad un non accordo. In questo scenario la sterlina ha via via recuperato terreno, risalendo a 1,35 contro il dollaro. Ancor più significativo quanto visto sul cambio euro/sterlina: dopo mesi di scarse variazioni, ora è scivolato sotto quota 0,87. Valore che non si registrava dalle elezioni dello scorso giugno”.
La notizia dell’accordo su Brexit, giunta alle prime ore della giornata, ha fatto scendere l’euro nei confronti della sterlina
Anche i listini azionari europei beneficiano della notizia e salgono di buona lena, nonostante rimanga alta la tensione geopolitica intorno a Israele resti altissima. Milano segna un guadagno dell’1,1% con le banche in evidenza insieme a Telecom Italia. Londra è invariata (visto il rafforzamento del pound), Francoforte sale dello 0,85% e Parigi dello 0,55%. Lo spread tra Btp e Bund tedeschi è in leggera diminuzione a 136 punti base, per un rendimento del decennale italiano all’1,67% sul mercato secondario.
A condizionare gli scambi c’è un’altra notizia di un accordo: prima la Camera, poi il Senato americano nella serata di ieri hanno approvato una legislazione che consente di evitare una paralisi del governo federale fino al 22 dicembre prossimo: è stato così evitato che il cosiddetto shutdown scattasse. Ora manca solo la firma del presidente americano Donald Trump. Resta però solo un palliativo: il lavoro duro però è appena iniziato e repubblicani e democratici devono trovare un nuovo accordo, questa volta di lungo termine, entro la nuova scadenza. Per i Gop è necessario l’appoggio dell’opposizione. Intanto dall’entourage di Trump hanno fatto filtrare la notizia che il nuovo anno sarà dedicato a un maxi-piano infrastrutturale da 1000 miliardi, promesso in campagna elettorale e fino ad ora insabbiato.
Dal fronte macroeconomico si registra che la bilancia commerciale tedesca ad ottobre ha registrato un surplus di 19,9 miliardi, in calo dai 21,9 miliardi del mese precedente secondo i dati dell’Ufficio federale di statistica.
In mattinata, le azioni asiatiche hanno registrato chiusure largamente positive al traino della performance americana. Come nota Bloomberg, gli indici dell’area Asia-Pacifico hanno rimbalzato dopo una striscia negativa durata otto giornate, durante le quali gli investitori hanno preso profitto dei guadagni registrati nel 2017. L’anno resta comunque in carreggiata per chiudersi come il migliore dal 2009, quando si registrò la parziale ripresa dopo la crisi finanziaria. La Borsa di Tokyo ha chiuso positiva con una crescita dell’1,39% e l’indice Nikkei a 22.811,08 punti. La crescita dell’economia giapponese accelera e il Pil del terzo trimestre viene rivisto in rialzo al +0,6% rispetto a una precedente stima del +0,3 per cento. Segnali positivi anche dall’economia cinese, con un balzo inatteso dell’export di novembre: +12,3%.
Come accennato, la seduta ieri a Wall Street si è chiusa all’insegna degli acquisiti: il Dow ha guadagnato lo 0,3%, come lo S&P500, mentre il Nasdaq ha inanellato la terza giornata positiva salendo dello 0,54%.
Il prezzo del petrolio è stabile, dopo essere sceso sulla scia dei dati sulle scorte settimanali Usa. Le giacenze sono scese più del previsto ma la produzione ha registrato un nuovo livello record. Sui mercati asiatici i future sul Light crude Wti cedono di un cent a 56,68 dollari e quelli sul Brent di 3 cent a 62,23 dollari al barile. L’oro resta sui minimi di 4 mesi a 1.247,3 dollari, in vista della stretta monetaria da parte della Fed questo mese.