• 25 Aprile 2024 11:36

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A Milano la distilleria più piccola del mondo, gin per ogni regione

Mar 8, 2023

AGI – Come un elefante in una cristalleria, bisogna fare attenzione a come ci si muove nei forse 4 metri quadri di ‘Gino 12 distillery’, che non a caso, a detta dei proprietari è la più piccola distilleria del mondo.

Una finestra sul vicolo più affascinante di Milano, quello dei Lavandai, sui Navigli. Alle pareti decine e decine di bottiglie e vasetti con erbe, fiori e spezie, gli ingredienti per le pozioni magiche.

L’idea venuta ai proprietari di Gino 12, il primo gin bar di Milano, durante il lockdown, quando il locale era chiuso, ha funzionato: alla vendita delle bottiglie ‘fatte in casa’, “oltre 500 in un anno”, si aggiunge il gin take away, in bicchiere di carta, scelto come aperitivo dal popolo dei canali, la creazione di gin personalizzati con tanto di etichetta e scelta delle spezie, fiori e frutta che si vogliono assaporare. E altro in cantiere. 

“Vendevamo il gin degli altri – racconta all’AGI, Giacomo, il distillatore – poi abbiamo deciso di acquistare il primo macchinario, battezzato la ‘Gina’, per provare a farne anche uno noi. Ed è piaciuto, i clienti lo ordinavano insieme alle altre etichette del locale. Ne abbiamo 160. Da lì la seconda ‘rotavapor’, che distilla a freddo lavorando sotto pressione, preservando il sapore, il profumo delle spezie senza alterarlo. Lei, l’ultima arrivata, “si chiama ‘Bietta’, in onore del nostro mastro distillatore che si chiama Fabio”.

A quanto pare “Ogni alambicco che si rispetti ha un nome femminile”. E’ in Gina e in Bietta che si fondono, bilanciati a dovere, gli aromi della lavanda, del cetriolo, del basilico. Ma anche quello della camomilla, del limone, del peperoncino Guyana e del rabarbaro. Le botaniche tra cui poter scegliere il proprio gin sono 25. Andando sul sito internet, si scelgono quelle preferite (se ne possono mixare 5 al massimo), e in 3 giorni ecco che è pronta la propria bottiglia, con tanto di etichetta.

Qual è la tendenza, cosa piace di più? “I gin floreali, che hanno rosa canina, lavanda, pepe rosa e tè Rooibos, un tè sudafricano. Oppure la nostra botanica con il pepe di Timut, un falso pepe nepalese che ricorda molto il pompelmo. Che può diventare spicy con l’aggiunta di cannella, zenzero e Lapsang Smoked Te, il tè affumicato”. La sperimentazione va avanti. E alle già tante proposte se ne stanno aggiungendo altre.

“Stiamo lavorando per fare 20 mono botaniche oltre ai nostri blend – spiega Giacomo -, ogni gin rappresenterà una regione italiana. Il gin con l’olio per la Puglia, quello con il mirto per la Sardegna, con la nocciola per il Piemonte, con il bergamotto per la Calabria. La fase è ancora quella delle prove e dell’assaggio, “vediamo quali ci piacciono di più”.

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