MILANO – Ore 10.00: La Fed alzerà i tassi “relativamente presto”, ovvero nel mese di dicembre. E’ quanto chiesto, secondo quanto emerge dalle minute della riunione del Fomc, il braccio operativo della banca centrale Usa riunitosi a novembre, pochi giorni prima del trionfo di Donald Trump alle elezioni presidenziali. Se i prossimi dati su pil e mercato del lavoro, gli ultimi del 2016 – confermeranno ancora una volta il buono stato di salute dell’economia americana, nella riunione del 13 e 14 dicembre assisteremo al secondo rialzo del costo del denaro in otto anni.
L’effetto è stato immediato sulle valute con uno scatto in avanti del dollaro su tutte le principali monete. Il biglietto verde schiaccia l’euro a 1,0543. Anche il cambio con lo yen ne risente scivolando a 112,86. La valuta giapponese perde terreno anche nei confronti dell’euro che si porta a 118,95.
Ma le minute del ristretto della banca centrale Usa, hanno fatto salire ai nuovi massimi anche tutti gli indici di Wall Street dove il Dow Jones ha guadagnato lo 0,31%, a quota 19.083,18, appena sotto il nuovo record intraday pari a 19.083,76, l’S&P 500 lo 0,08%, a quota 2.204,72 e il Nasdaq ha perso lo 0,11%, a quota 5.380,68. Un buon umore che si è diffuso anche sulle Borse asiatiche che hanno per lo più chiuso in rialzo, con il Nikkei di Tokyo in progresso dello 0,94%, l’indice di riferimento dell’area il MSCI Asia Pacific su dello 0,5%, mentre in Cina il Composite di Shanghai è salito dello dello 0,02%.
Quanto basta per dare coraggio ai listini del Vecchio continente, anche se oggi saranno orfani di Wall Street, chiusa per festeggiare il giorno del ringraziamento. A Milano l’indice Ftse Mib segna un +0,56% . Francoforte avanza dello 0,26%, Parigi sale dello 0,25% a 4.537,27 punti e Londra cede 0,13. A Piazza Affari, i riflettori del mercato sono puntati su Siena Mps in avvio era sospesa in asta di volatilità: stamani è convocata l’assemblea straordinaria per l’aumento di capitale fino a 5 miliardi. All’ordine del giorno della banca guidata da Marco Morelli anche il raggruppamento delle azioni e, nella parte ordinaria, la nomina di un amministratore per l’integrazione del cda.
Sul fronte macro, a ottobre secondo i dati Istat le esportazioni Ue mostrano un -1,1% congiunturale dopo quattro mesi di crescita mentre le importazioni mostrano un aumento del 3,6%. Il surplus commerciale (+3.848 milioni) è di poco superiore a quello dello stesso mese del 2015 (+3.529 milioni). La flessione congiunturale delle vendite verso i paesi extra ue è estesa a tutti i raggruppamenti principali di beni. L’energia (-5,0%) e i beni di consumo durevoli (-4,5%) registrano un calo più marcato della media. Dal lato dell’import, l’incremento congiunturale riguarda quasi tutti i comparti, a esclusione dei beni intermedi (-0,3%). In particolare, l’energia (+8,8%) consegue un incremento molto sostenuto.
Il pil Spagnolo è cresciuto nel terzo trimestre dello 0,7% congiunturale e del 3,2% tendenziale, mentre in Germania Il pil del terzo trimestre è salito dello 0,2% (e dell’1,7% rispetto allo stesso periodo 2015), confermando le stime preliminari. I consumi interni hanno trainato la crescita con le spese private in aumento dello 0,4% e le spese dello stato dell’1%. Invece gli investimenti lordi sono cresciuti solo dello 0,2%, come le importazioni, mentre l’export è sceso dello 0,4%. I dati indicano un rallentamento dell’economia tedesca rispetto al primo e al secondo trimestre, anche se la Bundesbank prevede più dinamismo nel quarto. Nel 2015, la Germania ha registrato una crescita dell’1,7%; il governo punta su +1,8% nel 2016 e +1,4% nel 2017. L’Indice Ifo, che misura la fiducia delle imprese tedesche, è invece rimasto stabile a novembre a 110,4.
E dopo i dati provenienti dall’economia tedesca, lo spread tra il decennale italiano e il bund è tornato ad allargarsi a quota 184 punti base, con il rendimento dei decennali italiani del 2,08%.