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«Il denaro-idolo è il nemico più grande di Dio». La condanna del Papa per le ricchezze e il traffico di armi

Nov 20, 2016

Parla piano, senza strappi. Ma si fa sentire: “Nessuno puo’ servire due padroni, due signori: Dio e il denaro”. Parole che pesano come pietre, pronunciate dal successore di Pietro al termine del Giubileo della Misericordia, il simbolo del pontificato. Dice nell’intervista rilasciata a TV2000, la prima rilasciata ad un televisione italiana: “Si deve lottare per fare una Chiesa povera per i poveri, secondo il Vangelo, no? Si deve lottare. La Chiesa come istituzione – ha esordito – la facciamo noi, ognuno di noi; la comunita’ siamo noi. Il nemico piu’ grande, piu’ grande!, di Dio e’ il denaro. Pensate che Gesu’ al denaro da’ status di signore, di padrone quando dice: Dio e le ricchezze. Non dice Dio e, non so, la malattia, o Dio e qualsiasi altra cosa: il denaro. Perche’ il denaro e’ l’idolo. Lo vediamo adesso, no?, in questo mondo dove il denaro sembra che comandi”. Concetti ben chiari nella sua pastorale e ribaditi solo dieci giorni fa nell’incontro con i movimenti popolari.

“Il denaro e’ uno strumento fatto per servire, e la poverta’ e’ al cuore del Vangelo e Gesu’ parla di questo scontro: due signori, due padroni. O io mi arruolo con questo o io mi arruolo con questo. Mi arruolo con questo, che e’ mio Padre; mi arruolo con questo, che mi fa schiavo. E poi, la verita’: il diavolo sempre entra per le tasche, sempre”.

C’ un filo forte che lega il pensiero di Bergoglio, che parte da Evangelii Gaudium del 2013 – il “manifesto del pontificato” (dove scrisse che “questa economia uccide” riferendosi agli effetti devastanti sui pi deboli della globalizzazione e della finanziarizzazione estrema) – passa per l’enciclica ecologica Laudato Si’, l’esortazione post-sinodale sulla famiglia Amoris Laetitia e finir con la lettera apostolica “Misericordia et misera” che sar resa nota domani, come atto formale sull’anno santo. Per il Papa sulle vicende terrene c” l’uomo al centro, e la Chiesa al servizio della parola di Dio.

Ogni struttura funzionale al servizio, e non viceversa, come troppo spesso accaduto. Anche per questo il Papa viene spesso attaccato, da ambienti curiali ultra conservatori (come accaduto anche di recente sul tema della famiglia e dei divorziati), che si saldano con le centrali occidentaliste che cercano di risaldare il cristianesimo con i propri valori tradizionali identitari e talvolta bellicosi, spinte queste che ora ritrovano nuovo slancio con l’elezione di Donald Trump. Ma il Papa va dritto per la sua strada e rimette sul tavolo i temi forti. “Le armi si vendono e le vendono i fabbricanti e i trafficanti di armi”: questa per Papa Francesco la causa “della terza guerra mondiale che stiamo vivendo, perche’ e’ la terza guerra mondiale a pezzetti, no?: qui, qui, qui… ma siamo in guerra. E anche – ha aggiunto – le vendono alle due parti in guerra, perche’ si guadagna, no?, con il traffico delle armi … E li’ c’e’ una durezza di cuore molto grande: manca la tenerezza. Il mondo di oggi ha bisogno di una rivoluzione della tenerezza”.

Secondo Papa Francesco, “questo mondo ha bisogno di questa tenerezza che dice alla carne di accarezzare la carne sofferente di Cristo, non [di ndr] fare piu’ sofferenze! Credo che gli Stati che sono in guerra devono pensare bene che una vita vale tanto, e non dire: ‘Ma una vita non importa, mi importa il territorio, mi importa questo…’. Una vita vale piu’ di un territorio! E per i fabbricanti di armi, per i trafficanti di armi la cosa che meno vale e’ una vita”. Per Francesco dietro le loro scrivanie i trafficanti d’armi ragionano cosi’: “Buttiamo le bombe, dove ovunque cadano: sull’ospedale, sulle scuole…: sono gente da scartare, no?” e qui chiaro il riferimento ai continui fatti che accadono in Siria. “E alla base di questa cultura dello scarto – ha spiegato – c’e’ la cardiosclerosi, che credo sia una delle malattie piu’ gravi di questo momento. L’incapacita’ di sentire tenerezza, di avvicinarsi… il cuore duro… ‘Io devo andare su quello scopo e non mi interessa l’altro: io ci vado’. E non penso a tante brutte che si fanno sulla strada per andare li’. Non so se ho risposto alla sua domanda, perche’ l’ho sentita e sono partito in quarta su questa strada”.

Su questo traccia affermo poi che le malattie pi gravi del nostro tempo c’ la ‘cardiosclerosi’. La malattia propria di chi ha un cuore duro e che ha prodotto la ‘cultura dello scarto’. “Io dir una parola che ho imparato da un anziano sacerdote. E mi viene di dirgli anziano, ma ha quattro anni meno di me, ma per me un anziano, perch saggio. E’ curioso: io mi sento piccolo, giovane davanti a lui perch lui ha quella saggezza dell’anzianit. E lui mi ha insegnato una parola sulla malattia di questo mondo, di questa epoca, di questo tempo: la cardiosclerosi. Credo che la misericordia sia la medicina contro questa malattia, la cardiosclerosi, che proprio alla base di questa cultura dello scarto: ‘Ma, questo non serve; questo anziano, ma, alla casa di riposo; questo bambino che viene, no, no, no: mandiamolo al mittente …’, e si scartano. ‘No, dobbiamo prendere [colpire ndr] questa citt nella guerra; quell’altra?’ – ‘Ma, buttiamo le bombe, dove [ovunque] cadano: sull’ospedale, sulle scuole … ‘: sono gente da scartare, no?. Alla base di questa cultura dello scarto c’ la cardiosclerosi, che credo sia una delle malattie pi gravi di questo momento. L’incapacit di sentire tenerezza, di avvicinarsi…il cuore duro”, ribadisce Francesco.

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