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Il dollaro continua a rafforzarsi e preoccupa gli economisti. Spread sopra 180 punti

Nov 18, 2016

MILANO – Ore 10:15. Continua il rafforzamento del dollaro contro le principali valute mondiali, con l’euro che tocca in avvio di giornata i nuovi minimi da un anno sotto quota 1,06 contro il biglietto verde. Deboli i listini azionari europei, con Milano che soffre particolarmente il calo del comparto bancario.

La dinamica di crescita del biglietto verde è innescata dalla forza dell’economia americana ma ha accelerato con decisione dopo la vittoria di Donald Trump. Secondo gli operatori, le politiche economiche annunciate dal presidente eletto (un menu di tagli di tasse e investi) avranno impatto sulla crescita, sui posti di lavoro e quindi sull’inflazione. Con i prezzi in crescita, la Fed potrebbe esser costretta ad alzare i tassi più rapidamente del previsto: la stessa Janet Yellen ha spiegato ieri che “presto” arriverà la prima mossa (i mercati danno per certa la riunione di metà dicembre) e che se la Fed non agisse per tempo rischierebbe di trovarsi a dover rincorrere in futuro la dinamica dei prezzi. Secondo i gestori partecipanti al Reuters Global Investment Summit, proprio l’intensità del rafforzamento del dollaro sarà una delle variabili centrali per i mercati il prossimo anno, con rischi di ripercussioni sui mercati emergenti e sulle entità indebitate in dollari, che vedono rincarare il costo del loro indebitamento. Sta di fatto che dalla vittoria di Trump, il dollaro ha guadagnato il 3,2% sull’euro, il 4% sullo yen e l’1,9% sullo yuan cinese, che è ai minimi da otto anni

Il dollaro continua a rafforzarsi e preoccupa gli economisti. Spread sopra 180 punti

Il grafico Bloomberg traccia in bianco le possibilità di rialzo dei tassi da parte della Fed nella riunione di dicembre (siamo ormai vicini al 100%), in blu l’andamento del dollaro contro un paniere di divise concorrenti. In entrambi i casi, impennata dopo l’elezione di Trump

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Oltre al biglietto verde, questa configurazione dei mercati ha spinto al rialzo i rendimenti dei titoli di Stato. Una dinamica nella quale si iscrive il debito pubblico italiano, sul quale pende in aggiunta l’incertezza legata all’esito del referendum delle prossime settimane. Lo spread è tornato sopra 180 punti base, con il decennale italiano che rende il 2,13% sul mecato secondario. I listini europei avviano piatti la giornata: Milano gira in rosso dell’1,8%con il comparto bancario fortemente penalizzato: Mps viene sospesa in asta di volatilità. Francoforte è l’unica che riesce a tenere la parità, mentre Parigi cede lo 0,25% e Londra lo 0,6%.

Il governatore della Bce, Mario Draghi, parlando da Francoforte ha sottolineato che ci sono voluti sette anni e mezzo all’economia europea per tornare ai livelli pre-crisi. Riconoscendo che gran parte della (lenta) ripresa inflazionistica è dovuta alle politiche monetarie della Bce, ha quindi confermato l’impegno dell’Eurotower a proseguire l’accomodamento monetario per portare i prezzi dell’Eurozona verso il +2% indicato dal mandato. Il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, è intanto a Berlino con gli altri leader europei. Dagli Usa si aspetta il superindice dell’economia per il mese di ottobre e l’indice manifatturiero della Fed di Kansas City.

In mattinata, la Borsa di Tokyo ha terminato l’ultima seduta della settimana in rialzo, con lo yen sui minimi in oltre 5 mesi sul dollaro scia ai segnali di un possibile rialzo dei tassi di interesse nel breve termine negli Stati Uniti: l’indice Nikkei ha messo a segno un rialzo dello 0,89% a quota 17.967,78, con un guadagno di 104 punti. La valuta nipponica supera quota 110 sul biglietto verde e 117 con l’euro. Chiusura di settimana in rialzo per Hong Kong, dove l’indice Hang Seng è salito a 22.362,27 punti a +0,45%. In ribasso invece di mezzo punto percentuale sia Shanghai che Shenzhen.

Sul fronte delle materie prime, il prezzo del petrolio accentua il calo sotto il peso del superdollaro nonostante l’ottimismo sulla possibilità di un accordo Opec entro la fine del mese sulla produzione . I contratti sul greggio Wti con scadenza a dicembre segnano un ribasso di 58 centesimi a 44,94 dollari al barile mentre il Brent cede 49 centesimi a 46 dollari al barile. La quotazione dell’oro continua a scendere sui mercati asiatici dove perde lo 0,9% a 1.208 dollari l’oncia. A pesare il rialzo del dollaro dopo la vittoria di Donald Trump e le prospettive di un rialzo degli interessi.

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