MILANO – Ore 9:30. A poche ore dall’appuntamento degli americani con le urne, i mercati finanziari continuano a registrare ogni minima variazione negli scenari dei sondaggi: le ultime indicazioni danno Hillary Clinton di nuovo in vantaggio su Donald Trump, grazie alle intenzioni di voto dei cittadini ispanici e dopo “l’assoluzione” della candidata democratica da parte dell’Fbi sulla controversa vicenda dell’utilizzo di e-mail private nel periodo in cui era segretaria di Stato. A indicare il nuovo vantaggio nei confronti del candidato repubblicano c’è il recupero del peso messicano, che si rafforza quando diminuiscono le possibilità di vedere Trump alla Casa Bianca. I listini asiatici hanno trattato in recupero in scia a queste notizie e l’apertura dei mercati europei è improntata all’ottimismo: Milano corre dell’1,7%, Londra aggiunge l’1,5% come Parigi, e Francoforte l’1,4%.
FOCUS. Elezioni Usa, chi vince e chi perde sui mercati
La ritrovata fiducia degli investitori verso un esito in grado di assicurare maggiore stabilità all’economia si riverbera nel calo dei cosiddetti “beni rifugio”, come i titoli di Stato americani, lo yen giapponese e l’oro, che erano stati al centro di grandi flussi d’acquisto nelle ultime otto sedute. “Il mercato sta giudicando positivamente le ultime notizie su Clinton, almeno per quanto riguarda il breve termine”, commenta a Bloomberg Richard Sichel di Philadelphia Trust Co. “Rischia di essere comunque un’elezione incerta e con risultati ravvicinati, ma per il momento gli investitori si comportano come se la grande incertezza fosse passata”.
L’andamento del peso messicano è diventato la cartina al tornasole delle chances di vittoria di Trump: alla salita di queste ultime si è deprezzato, e viceversa
A Piazza Affari si segnala il debutto di Italgas, che segna come primo prezzo poco più di 4 euro. L’agenda macroeconomica segnala una settimana intensa, che oltre alle elezioni Usa vede le previsioni della Commissione Ue sull’Europa e la revisione del rating italiano da S&P. In Germania oggi hanno deluso gli ordini dell’industria, scesi dello 0,6% a settembre secondo i dati destagionalizzati e corretti: è il primo segno negativo da giugno, che si spiega con la mancanza di grosse commesse. In particolare, gli ordini esteri sono scesi dello 0,3% su mese e quelli interni dell’1,1%. Su base tendenziale, l’indice grezzo misura un aumento del 2,6%. Da segnalare poi l’andamento delle vendite al dettaglio nell’Eurozona. Nuovo strappo al ribasso per l’euro nel cambio con il dollaro, con la moneta del Vecchio continente che scambia a 1,10708 biglietti verdi a -0,67%. Lo spread tra Btp e Bund apre in lieve calo, attestandosi a quota 158 punti, dopo aver chiuso venerdì a 160 punti. Il rendimento è dell’1,74%.
La Borsa di Tokyo ha beneficiato in mattinata del calo dello yen e della ritrovata fiducia globale: il Nikkei ha segnato un rialzo dell’1,61%. Segno positivo anche a Shanghai (+0,26%), mentre Wall Street riparte da una striscia negativa che per lo S&P500 non si vedeva ben dal 1980. Tra le materie prime, quotazioni del petrolio in rialzo stamane, con il Brent che guadagna lo 0,94% a 46,01 dollari al barile, mentre il Wti sale dell’1,07% a 44,54 dollari al barile. L’oro cede infine oltre l’1% in Asia a 1,288,17 dollari.