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Aumento dei consumatori ma risparmi per tre miliardi: ecco quanto vale la cannabis di Stato

Ago 19, 2016

“Due grammi d’erba, per favore”. “Uhm, è un po’ di più: che faccio, dotto’, lascio?”. “Ma sì, mi farò uno spinello di più”. Il giorno in cui, dal tabaccaio, si svolgerà questa conversazione è lontano e, forse, non arriverà mai. Ma, dal 25 luglio, la legalizzazione della marijuana è, ufficialmente, materia di discussione nel Parlamento italiano. In Uruguay, è già legale. Gli Stati Uniti procedono a tentoni, uno stato dopo l’altro, nella stessa direzione. Magistrati e poliziotti non vedono l’ora, convinti che prosciugherebbe il brodo di coltura di molta criminalità organizzata. Ma la discussione sullo spinello libero, che i baby boomers lasciano in eredità a figli e nipoti, gira in tondo intorno a tre domande. Legalizzare significa aumentare l’uso? Ci sarebbe un boom fra gli adolescenti? Con gli incassi delle tasse si potrebbe limare l’Irpef? Le risposte sono: sì, sì, un po’. I consumatori di spinelli, aumenterebbero del 50 per cento: dove ce n’erano due ce ne sarebbero tre. Per frenare l’uso fra i minorenni della marijuana legale bisognerebbe quadruplicare il prezzo. E una stima verosimile dei risparmi va dai 2 ai 3 miliardi di euro, come privatizzare ogni anno le Poste.

Sono i risultati a cui arriva il primo tentativo di applicare un modello econometrico alla legalizzazione degli spinelli. Lo studio è uscito in questi giorni su una rivista seriosa e autorevole, la American Economic Review. Titolo: “Marijuana on Main Street” (marijuana all’angolo). Autrici: una economista australiana, Liana Jacobi, e una tedesca, Michelle Sovinsky. Nel proliferare di equazioni e derivate, il punto chiave – e la novità, rispetto alle tante simulazioni già in giro – è lo sforzo di calcolare l’impatto dell’accessibilità della marijuana sulle dimensioni del mercato. Ovvero: se è legale e facile da trovare, quanta gente in più la fumerebbe?

Il 50 per cento in più, dicono Jacobi e Sovinsky, estrapolando da dati e sondaggi, soprattutto australiani. Negli Usa, dove, in base ad un sondaggio appena realizzato dalla Gallup, il 13 per cento degli adulti dichiarano di usare marijuana, si passerebbe al 20 per cento. I fumatori, più o meno regolari, di spinelli, su 240 milioni di adulti over 18 diventerebbero una cinquantina di milioni. In Italia, dove a dichiarare di utilizzare marijuana è appena meno del 10 per cento, si arriverebbe al 15 per cento: su una popolazione oltre i 14 anni di 50 milioni di persone, un po’ più di 7 milioni di candidati. Ma fissare questi dati in una istantanea rischia di falsare l’immagine. L’esperienza dice che il ricorso allo spinello diminuisce con l’età. Se il baby boomer lo fuma solo a Capodanno e a Ferragosto, quando si ritrova con vecchi amici, è probabile che suo nipote ci dia dentro molto di più. Jacobi e Sovinsky calcolano che per scoraggiare davvero un adolescente, il prezzo dovrebbe quadruplicare: per l’Italia sarebbe circa 40 euro al grammo. Il problema è che un aumento di queste dimensioni lascerebbe nuovamente spazio al mercato nero come oggi. Applicare, invece, una tassa del 25 per cento sull’attuale prezzo di mercato, secondo l’American Economic Review, avrebbe qualche effetto, ma limitato: scoraggerebbe un minorenne potenziale fumatore su tre (quasi sempre le ragazze, indicano i sondaggi). Ma quanti adolescenti fumerebbero spinelli? Oggi, secondo i dati di Jacobi e Sovinsky, sono uno su quattro. Diventerebbero, con la legalizzazione, uno su tre.

Lo studio parla di una tassa del 25 per cento, perché questa è l’aliquota che si applica in America, ad esempio, in Colorado. Su questa base, le autrici ipotizzano, nel caso di una legalizzazione estesa a tutti gli Usa e con l’ampliarsi fino al 50 per cento della platea dei consumatori, incassi fiscali da un minimo di 4 ad un massimo di 12 miliardi di dollari. Il calcolo è più difficile per l’Italia, dove le tasse su alcool e tabacco arrivano al 75 per cento: un simile ricarico ridarebbe spazio agli acquisti clandestini. Mentre solo il 25 per cento in più potrebbe convincere i consumatori che l’acquisto sicuro e legale sia, alla fine, più conveniente. Applicando gli stessi parametri che Jacobi e Sovinsky utilizzano per gli Usa, l’introito per il fisco italiano (con una tassa limitata al 25 per cento) oscillerebbe da mezzo miliardo di euro a un massimo di un miliardo e mezzo.

È però un calcolo da contabile dell’Agenzia delle entrate, per l’Italia come per gli Usa. L’effetto più profondo di una legalizzazione delle droghe leggere, come ripetono esperti, magistrati e poliziotti, è sulla criminalità e sul sistema giudiziario. In America, secondo l’Fbi, nel 2014 sono state arrestate 620 mila persone per possesso di marijuana. In Italia, ci sono attualmente in carcere oltre 18 mila persone per reati di droga. In pratica, un terzo delle sovraffollate carceri italiane è occupato da persone legate allo spaccio (la detenzione per le droghe leggere è stata decriminalizzata). E metà del mercato degli stupefacenti, in Italia, è quello della marijuana. Gli economisti che se ne sono occupati (Piero David, Ferdinando Ofria, Jeffrey Miron, Katherine Waldock) stimano che il risparmio che una legalizzazione degli spinelli porterebbe per polizia e carceri vada da 1,5 a 2 miliardi. In tutto, insomma, spinello libero, se guardiamo ai risparmi, può valere, per l’Italia, fino a 3 miliardi di euro l’anno.

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