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“Carceri, il sovraffollamento non è una fake news”. L’allarme del Garante dei detenuti

Mar 28, 2019

Nel carcere di Monza, il teatro, la palestra, parte della caserma sono inagibili. Ovunque infiltrazioni d’acqua. Il sovraffollamento dietro le sbarre raggiunge il 203%. Quasi in ogni cella è stata aggiunta una terza branda, che di giorno viene ripiegata e messa sotto il letto principale. Quando è aperta, è impossibile muoversi per i detenuti. «Il sovraffollamento delle carceri non è una fake news». A suonare l’allarme è il Garante nazionale delle persone private della libertà, Mauro Palma, nella sua relazione annuale al Parlamento. I numeri parlano chiaro, purtroppo: nei penitenziari italiani sono oggi rinchiusi 60.512 detenuti, ma i posti effettivamente disponibili si fermano a 46.904.

"Carceri, il sovraffollamento non è una fake news". L'allarme del Garante dei detenuti

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«Nell’ultimo anno la popolazione detenuta è cresciuta di 2.047 unità, con un andamento progressivo crescente e preoccupante – scrive il Garante nella sua relazione – quantunque non abbia ancora raggiunto il livello di alcuni anni fa, quando proprio il sovraffollamento portò alla condanna da parte della Corte europea per i diritti umani». Ma la situazione in cella resta comunque drammatica: in base agli ultimi dati, aggiornati al 26 marzo, i posti davvero disponibili nei 191 istituti di pena italiani sono 46.904, ma i detenuti sono ben 60.512. Tradotto: tra le mura delle prigioni italiane ci sono 13.608 persone in più della capienza, con un sovraffollamento del 129%. La situazione sul territorio resta a macchia di leopardo: nel Circondariale di Taranto il sovraffollamento raggiunge il 300%, Potenza è invece al di sotto del 100%. E tutto questo nonostante «il numero di coloro che sono entrati in carcere dalla libertà è diminuito di 887 unità: l’aumento non è quindi ascrivibile a maggiori ingressi, bensì a minore possibilità di uscita».

Come si spiega? Con la crisi delle misure alternative al carcere. «Questo dato – sostiene il Garante – può essere determinato da più fattori: l’accentuata debolezza sociale delle persone detenute che non le rende in grado di accedere a misure alternative alla detenzione, per scarsa conoscenza o difficile supporto legale o un’attenuazione della cultura che vedeva proprio nel graduale accesso alle misure alternative un elemento di forza nella costruzione di un percorso verso il reinserimento». Allarmante il numero dei suicidi: 64 nel 2018, tra cui un ragazzo di 18 anni, un numero che segna un picco rispetto ai 50 dell’anno precedente. La verità è che «il sovraffollamento diventa una pena aggiuntiva».

I casi sono tanti. L’associazione Antigone da anni li monitora: «Oltre al sovraffollamento del carcere di Monza – racconta il presidente, Patrizio Gonnella – c’è quello ancor più grave di Taranto: l’intero edificio necessita seri interventi di ristrutturazione. Ovunque muffe e infiltrazioni. Le celle visitate hanno una presa d’aria da cui entrano correnti che i detenuti combattono con cartoni e fogli di giornale».

Da qui il richiamo del Garante al Parlamento: «L’attenzione geometrica alla “cella” non deve far perdere il principio che la persona detenuta deve vivere la gran parte della giornata al di fuori, in attività all’esterno della cella». E soprattutto: «Nel luogo di ricostruzione del senso di legalità non possono essere fatte vivere situazioni che ledono la legalità».

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