CERNOBBIO (Como) – L’Italia deve “agire subito” rilanciando la crescita (“che è il vero problema del paese”) e pianificando un def “rigoroso” per il 2020. Obiettivo: “Rafforzare la nostra posizione con la Ue che nascerà dopo il voto per evitare che scattino le clausole di salvaguardia dell’Iva”. Il presidente di Carlo Sangalli mette sul piatto la ricetta di Confcommercio per provare a far ripartire l’economia tricolore. L’ufficio studi della sua organizzazione prevede nel 2019 e nel 2020 “un biennio di stagnazione” con il pil in crescita rispettivamente dello 0.3% e del 0,5%.
Niente recessione insomma. Ma la tradizionale crescita anemica del Belpaese che abbinata al possibile aumento dell’Iva potrebbe “far salire al 3,7%-3,8% il rapporto defcit/pil nel 2020”, spiega Mariano Bella, responsabile dell’ufficio studi dell’associazione. Come uscire da questo cul de sac? Servono interventi sia “sul fronte nazionale e su quello continentale”, spiega Sangalli. “All’Europa chiediamo tre cose: l’esclusione degli investimenti pubblici cofinanziati da Bruxelles dal computo della spesa pubblica – snocciola – una web-tax e il completamento dell’Unione bancaria”.
Sangalli: “Ok accordi con la Cina ma difendiamo nostri interessi”
In cima alle richieste per il Governo invece c’è il disinnesco del rialzo dell’Iva che rischia di diventare il colpo di grazia per consumi già anemici. Come? “Si può fare mettendo in moto investimenti e crescita e trasformando in cantieri e opere i 100 miliardi programmaticamente disponibili nel nostro bilancio per interventi infrastrutturali – spiega Sangalli -. Bisogna misurarsi con spending review, varare privatizzazioni e vendita patrimonio immobiliare pubblico. Ma un punto è chiaro: bisogna agire subito”. Possono servire anche le intese come quella con la Cina sulla via della Seta? “Ok agli accordi che migliorino i rapporti commercaili con Pechino – dice prudente Sangalli -. Ma dobbiamo difendere i nostri interessi nelle infrastrutture e nelle comunicazioni”.
Lo studio: “Con unione spese in Europa possibile risparmio di 7 miliardi per l’Italia”
Il tradizionale e ricco rapporto dell’Ufficio Studi di Confcommercio riabilita invece quelli che una volta parevano i nemici di un pezzo della categoria dei commercianti: l’euro e l’Europa. Attribuire a questi fattori la colpa dei guai di casa nostra all’euro o all’Europa è sbagliato “visto che e “non ha né basi logiche né empiriche”, scrive Mariano Bella presentando il lavoro. Anzi malgrado il nostro paese in base all’ultimo Eurobarometro sia il più euroscettico del vecchio continente (con il 44% a favore della Ue, il 24% per l’Italexit e il 32% incerti) la soluzione ai nostri problemi – dice il rapporto dell’Ufficio Studi di Confcommercio – non è meno Europa ma più Europa. Un esempio? Se l’Unione mettesse a fattor comune la metà delle spese per difesa, ordine pubblico e ambiente (472 miliardi l’anno circa) e riuscisse tagliarne il 20% grazie alla centralizzazione, il risparmio sarebbe di 48 miliardi. E solo per l’Italia sarebbe un beneficio di 7 miliardi tra minori contributi equivalenti o imposte più basse.