La questione dell’ingresso dell’Arabia Saudita nel cda del Teatro alla Scala a fronte di un finanziamento da 15 milioni di euro infiamma il confronto politico, che si fa di giorno in giorno più teso. Con delle prese di distanza – io non so oppure non c’entro (vedi il ministro Bonisoli, “sono questioni interne”) – che finiscono per irritare e non poco il sindaco di Milano, Giuseppe Sala. Aveva raccomandato a tutti di tacere e di aspettare il cda straordinario del 18 marzo, ma con l’ennesima uscita sui giornali, (dopo quella del sovrintendente Pereira) si vede costretto a mettere i puntini sulle “i”, stavolta rispondendo al presidente della Regione Lombardia, socio di punta della Fondazione insieme al Comune.
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“Delle due l’una – mette giù serio – o il suo rappresentante in cda non ha compreso una comunicazione così importante e rilevante per Milano e la Lombardia e non la avverte, e allora lo revochi immediatamente, oppure lei fa il furbo”. Poi ribadisce: “Nel cda del 18 marzo esamineremo le carte, è inutile arrivare a conclusioni prima”.
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Alla Scala azionisti in rivolta contro l’ingresso dei sauditi: “Riad non rispetta i diritti”
di Andrea Montanari
Ma quali sono state le dichiarazioni di Fontana? “Questa cosa – ha spiegato nell’intervista – l’ho letta sui giornali e so per certo che la Lega non ha collaborato alla trattativa per un ingresso nel cda”. Era stato il sovrintendente a tirare in ballo il Carroccio e a raccontare del ruolo dell’ex direttore di TelePadania, Max Ferrari, ora consulente di Fontana per per le Relazioni internazionali, nella vicenda. “Aggiungo – e qui arriva il no del governatore – che La Scala è un simbolo importante e prezioso della milanesità, della nostra cultura, è il volto più bello della nostra tradizione, ha un valore quasi sacrale. Quindi se qualcuno mi avesse chiesto un parere su un’operazione di questo tipo avrei espresso la mia contrarietà, a prescindere dai soldi, che certamente servono”.
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Da qui, passa ad altri la palla. “Bisogna chiedere al sindaco e al ministro Bonisoli. Loro la conoscono bene – assicura Fontana – da parte mia, posso dire quello che ho detto a Pereira quando l’ho incontrato, due giorni fa: se altri non avessero cercato di addossare a me e alla Lega la paternità di un’iniziativa di cui non sappiamo niente avrei taciuto, come faccio sempre su queste cose, fino al consiglio d’amministrazione del 18 marzo. E la mia idea è che il sindaco Sala e il ministro Bonisoli avessero intenzione di proseguire le trattative fino a quel giorno”.
Sul futuro del sovrintendente Alexander Pereira, per il quale la Lega ha chiesto il licenziamento in tronco, Fontana dice: “Non mi interessa fare speculazioni, spetta al cda decidere”. E pur apprezzando il lavoro di Pereira per cercare fondi (“sappiamo che quello delle risorse è un problema fondamentale per ogni istituzione culturale, anche per una del valore della Scala”), Fontana precisa: “Un conto è adoperarsi per esportare le produzioni della Scala e portare in giro per tutto il mondo questa nostra cultura, ben altro è cedere pezzi dell’istituzione. Si possono vendere i prodotti della Scala, ma non si può vendere la Scala stessa”.