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Rosy Bindi: “Battaglia importante, no al folclore su questi temi”

Ott 20, 2016

IL cibo italiano uguale mafia, un’associazione sinistra. L’Europa ha scelto davvero da che parte stare?

“Ha capito che non ci possono essere zone franche, questa volta ha scelto la parte giusta e finalmente ha battuto un colpo”. Parla Rosy Bindi, la presidente dell’Antimafia che, dopo avere avviato un’indagine sui ristoranti spagnoli con il marchio Mafia, ha portato il caso in Europa vincendo una piccola grande battaglia.

È la prima volta che l’Europa prende una posizione così chiara sulla questione mafia.

“Dopo l’anno dell’Expo dove l’Italia ha ospitato il mondo intero sul cibo, il cibo italiano – che è eccellenza – non può passare attraverso il marchio della mafia. E questo provvedimento è un atto concreto, le istituzioni europee non hanno tutelato presunti interessi nazionali – quelli spagnoli, che si sono opposti alla cancellazione di quel marchio – ma hanno fatto un primo passo perché tutti insieme possiamo diventare più forti sul fronte della lotta alle mafie”.

Dopo anni di negazionismo, sta cambiando qualcosa?

“L’Europa sta attraversando quel lungo percorso che ha attraversato e per certi aspetti sta ancora attraversando il Nord dell’Italia. E non solo. Basti ricordare la sentenza sulla mafia che ad Ostia non c’è. Questa decisione è importante: va oltre gli auspici e le dichiarazioni di rito”.

Il messaggio di “sedersi a tavola” con i boss è spaventoso.

“È un cedimento culturale e morale che è il presupposto per ridurre la mafia a folclore. La mafia delle stragi, in Italia è stata sconfitta. Ma non abbiamo sconfitto la mafia imprenditrice e il metodo mafioso. Le mafie hanno cambiato pelle, uccidono di meno e corrompono di più. La “delocalizzazione” delle mafie è avvenuta in Italia e in Europa attraverso convenienze, complicità, la capacità di “fare sistema””.

Cosa altro si può fare?

“In Italia ci sono le mafie ma c’è anche uno Stato che ha saputo reagire, abbiamo buone leggi, una magistratura molto preparata, forze dell’ordine efficientissime. In Italia i mafiosi li perseguitiamo e loro vanno altrove, dove non trovano le stesse resistenze. Da una parte sono convinta che seguendo il “modello italiano” dell’antimafia – un’altra eccellenza – l’Europa possa migliorare, dall’altra che l’Europa ci può rendere tutti migliori. Può aiutare la Spagna, la Germania, la Francia, l’Olanda a liberarsi dalle presenze mafiose”.

La vicenda del marchio Mafia quale insegnamento ci porta?

“Quando ci si mette, l’Italia ce la fa sempre”.

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