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Il cardinale Pell, tesoriere del Vaticano, colpevole di violenza sessuale nei confronti di bambini

Feb 26, 2019

Il cardinale George Pell, tesoriere e numero tre del Vaticano, è stato riconosciuto colpevole di violenza sessuale nei confronti dei bambini. È stato condannato per crimini sessuali contro minori in Australia, diventando il più alto funzionario della Chiesa cattolica condannato in un caso di pedofilia. “Per garantire il corso della giustizia il Santo Padre ha confermato le le misure cautelari già disposte nei confronti del Cardinale. Ossia il divieto in via cautelativa dell’esercizio pubblico del ministero e, come di norma, il contatto in qualsiasi modo e forma con minori di età”. Lo ha reso noto il portavoce Alessandro Gisotti, sottolineando che “la Santa Sede si unisce a quanto dichiarato dal Presidente della Conferenza Episcopale Australiana nel prendere atto della sentenza di condanna in primo grado nei confronti del Cardinale George Pell”. Si tratta, ha affermato il direttore ad interim della ala Stampa della Santa Sede, “di una notizia dolorosa che, siamo ben consapevoli, ha scioccato moltissime persone, non solo in Australia. Come già affermato in altre occasioni, ribadiamo il massimo rispetto per le autorità giudiziarie australiane”. “In nome di questo rispetto – ha concluso Gisotti – attendiamo ora l’esito del processo d’appello, ricordando che il cardinale Pell ha ribadito la sua innocenza e ha il diritto di difendersi fino all’ultimo grado. In attesa del giudizio definitivo, ci uniamo ai vescovi australiani nel pregare per tutte le vittime di abuso, ribadendo il nostro impegno a fare tutto il possibile affinchè la Chiesa sia una casa sicura per tutti, specialmente per i bambini e i più vulnerabili”.

Il vescovo Pell, 77 anni, è stato condannato a dicembre per violenza sessuale negli anni ’90 su due bambini del coro nella sacrestia della cattedrale di Saint Patrick di Melbourne. Ma il tribunale di Melbourne ha vietato fino a oggi i media di pubblicare l’esito della sentenza.

La notizia era già filtrata a dicembre ma non era stata confermata. Ora che la condanna è ufficiale sarà inevitabile per Pell il definitivo allontanamento da Roma. A dicembre il portavoce vaticano Greg Burke aveva annunciato il suo congedo dal C9, il consiglio di nove cardinali che coadiuva Francesco nel governo della Chiesa. Immediata la reazione del Vaticano. “Per garantire il corso della giustizia il Santo Padre ha confermatole le misure cautelari già disposte nei confronti del Cardinale George Pell dall’ordinario del luogo al rientro del Cardinale Pell in Australia. Ossia che, in attesa dell’accertamento definitivo dei fatti, al Cardinale Pell sia proibito in via cautelativa l’esercizio pubblico del ministero e, come di norma, il contatto in qualsiasi modo e forma con minori di eta`”.

Così il portavoce ad interim della Santa Sede, Alessandro Gisotti, commentando la condanna in primo grado di George Pell in Australia.

Pell oggi è ancora formalmente a capo della Segreteria per l’Economia, un incarico dal quale sarà senz’altro costretto a dimettersi ora che la condanna è stata ufficializzata.

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Il veto sulla notizia era stato posto dalla legge australiana per la quale fino a che il processo a carico del porporato non si fosse del tutto concluso nulla doveva trapelare. Pell si trova a giudizio dal 2017: di fatto si tratta della più alta carica della Chiesa cattolica che sia stata mai giudicata da un tribunale di un Paese laico.

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Contro Pell si sono espresse più volte le vittime di abusi sessuali da parte del clero. Peter Saunders, inglese, da ragazzo vittima di abusi sessuali da parte di sacerdoti, fu il primo a fare un passo indietro, ormai due anni fa, dalla Commissione pontificia per la protezione dei minori della quale era stato chiamato a far parte.

Se ne andò proprio per le resistenze interne di fronte alle accuse che ex vittime mossero al porporato australiano, fra i principali collaboratori del Papa nel governo della curia romana. Dopo la notizia, qualche mese fa, del rinvio a giudizio di Pell per abusi aveva dichiarato: “Se Pell è stato rinviato a giudizio è perché i pubblici ministeri australiani sentono di avere prove sufficienti in merito”.

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