Toyota torna alla vittoria dopo un digiuno che durava dalla 6 Ore del Bahrain del 2014: ad aggiudicarsi la 6 Ore del Fuji è stata la TS050 Hybrid n.6, nelle mani di Stéphane Sarrazin, Mike Conway e Kamui Kobayashi. Seconda posizione per la R18 e-tron quattro n.8, affidata a Lucas di Grassi, Loic Duval e Oliver Jarvis. A completare il podio è la Porsche 919 Hybrid n.1 campione del mondo in carica di Mark Webber, Brendon Hartley e Timo Bernhard. La lotta per il successo tra i tre equipaggi di testa è stata decisamente serrata nel corso delle sei ore di gara, ma alla fine ha avuto la meglio l’equipaggio della casa giapponese, che nella corsa in patria si è rifatta della beffa della 24 Ore di Le Mans di quest’anno.
La R18 e-tron quattro n.8, partita dalla pole position, ha preso la testa della corsa subito dopo la start, mantenendola fino alla terza ora di gara; protagonista di un eccellente stint iniziale è stata la Toyota TS050 Hybrid n.6, affidata a Kamui Kobayashi. La lotta tra i due equipaggi è proseguita anche dopo i cambi pilota. Se la Porsche 919 Hybrid n.1 – terza – ha proseguito l’inseguimento di Audi e Toyota, la vettura gemella, la 919 Hybrid n.2, è stata attardata da un pit stop per la sostituzione del muso. A 2 ore e 20 minuti dal termine della corsa, le tre macchine di testa – affidate a Duval, Sarrazin e Bernhard – erano separate da soli 2 secondi.
Dopo aver perso del tempo durante una sosta, Duval è riuscito a guadagnare terreno su Sarrazin. L’alfiere della Toyota, dal canto suo, si è trovato a doversi difendere da Bernhard; la battaglia tra il francese e il tedesco ha permesso a Duval di allungare ulteriormente su di loro. Se Sarrazin è riuscito inizialmente a mantenere la posizione, è stato successivamente beffato da Bernhard, approfittatosi delle ambasce del francese, ritrovatosi nel traffico. A Kamui Kobayashi, subentrato a Sarrazin al volante della TS050 Hybrid n.6, nel frattempo balzata in seconda posizione, è stato dato il compito di tentare l’inseguimento all’Audi R18 e-tron quattro n.8.
A 48 minuti dal termine della corsa, Duval è rientrato ai box per il cambio gomme e l’ultimo rifornimento di giornata. Dopo cinque minuti, è stata la volta della TS050 Hybrid n.6: solo rifornimento per Kobayashi, rientrato davanti alla R18 e-tron quattro n.8. Duval, forte dei suoi pneumatici freschi, ha cominciato a ridurre il gap nei confronti della vettura della casa nipponica. Alle loro spalle, Mark Webber, subentrato al volante della 919 Hybrid n.1. Solo due secondi hanno separato Kobayashi da Duval nel finale di gara; la condotta di corsa di Kobayashi nell’ultimo stint è stata impeccabile.
Quarta posizione per la Toyota TS050 Hybrid n.5, nelle mani di Anthony Davidson, Sébastien Buemi e Kazuki Nakajima; segue la Porsche 919 Hybrid n.2, affidata a Romain Dumas, Neel Jani e Marc Lieb. È andata decisamente peggio alla Audi R18 e-tron quattro n.7 di André Lotterer, Benoit Tréluyer e Marcel Fassler, fermata per lungo tempo da un problema alla MGU: l’equipaggio della casa di Ingolstadt è precipitato al trentaduesimo posto in classifica, ed è stato poi costretto al ritiro. La Rebellion R-One n.13, affidata a Dominik Krahaimer, Alexandre Imperatori e Mathéo Tuscher, si è laureata campione del mondo WEC tra le LMP1 private.
Nella classe LMP2, vittoria per l’Oreca 05 Nissan n.26, preparata dalla G-Drive Racing e affidata a Will Stevens, Roman Rusinov e Alex Brundle. Completano il podio la Ligier JS P2 Nissan n.43 della RGR Sport by Morand, nelle mani di Bruno Senna, Ricardo Gonzales e Filipe Albuquerque e l’Alpine A460 Nissan n. 36 di Gustavo Menezes, Nicolas Lapierre e Stéphane Richelmi. Lotta accesissima, quella tra l’Oreca 05 Nissan n.26 della G-Drive Racing e la Gibson 015S Nissan n.42 della Strakka Racing nelle prime fasi della gara.
A meno di un’ora e mezza dal termine della corsa, Will Stevens, subentrato al volante della Oreca 05 Nissan n.26 per i’ultimo stint di gara, godeva di un vantaggio di 10 secondi su Nicolas Lapierre, impegnato sulla Alpine A460 Nissan n. 36 preparata dalla Signatech Alpine, salita in seconda posizione. Nelle ultime fasi di gara, dopo i pit stop, la Ligier JS P2 Nissan n.43, nelle mani di Bruno Senna, è rientrata in pista davanti alla Oreca 05 Nissan n.26, grazie ad un pit stop velocissimo. Will Stevens, al volante della vettura della G-Drive Racing, non si è perso d’animo, e ha superato di forza Senna, oltrepassando però i limiti della pista. L’inglese si è visto quindi costretto a ridare la posizione a Senna, ma è riuscito successivamente a sopravanzarlo di nuovo.
Doppietta per Ford nella classe LMGTE Pro: ad imporsi è stata la GT n.67, affidata a Andy Priaulx e Harry Tincknell, davanti alla vettura gemella, la n.66, nelle mani di Stefan Mucke e Olivier Pla; terzo posto per la Ferrari 488 GTE n.51 di James Calado e Gimmi Bruni, preparata da AF Corse. Il cambiamento del Balance of Performance a sfavore della Aston Martin dopo le vittorie in Messico e ad Austin ha favorito Ford e Ferrari: sono i due equipaggi della casa americana, scattati dalla prima fila, ad aver gestito la gara, tenendosi alle spalle le due 488 GTE preparate da AF Corse. In LMGTE Am, ad avere la meglio sulla concorrenza è stata la Aston Martin V8 Vantage n.98, affidata a Paul Dalla Lana, Pedro Lamy e Mathias Lauda.