Segnato da un dibattito spesso confuso, si avvicina il momento in cui i paesi della zona euro devono presentare le Finanziarie per il 2017. Non passa giorno senza che tra Roma e Bruxelles vi siano schermaglie. Molto rumore per nulla? In parte s. In questa fase, a poche settimane da un delicato referendum costituzionale, la Commissione europea non vorr creare (troppe) turbolenze a Roma, anche perch la consultazione nei fatti da considerare un voto sul futuro dell’Europa.
L’Italia si impegnata a ridurre il deficit pubblico all’1,8% del prodotto interno lordo nel 2017, rispetto al 2,4% stimato per quest’anno. Da un punto di vista strutturale, il paese dovrebbe adottare misure di riduzione di almeno lo 0,6% del Pil. In compenso, il governo italiano ha presentato una Nota di aggiornamento al Documento economico e finanziario (NaDef) dal quale emerge una riduzione del deficit nominale al 2,0% del Pil. Associato a questo obiettivo l’esecutivo ha previsto flessibilit di bilancio per portare il disavanzo fino al 2,4 per cento.
L’Italia potr godere di clemenza da parte nostra – spiega un esponente comunitario –. Dobbiamo per ancora capire quanta. Una analisi compiuta potr essere fatta solo dopo che la Finanziaria verr presentata. Le regole comunitarie prevedono che l’esecutivo comunitario abbia due settimane per rinviare il testo se questo troppo lontano dalle attese europee. Altrimenti, un giudizio atteso entro un mese. I governi hanno tempo fino a met ottobre per presentare le loro Finanziarie.
L’Italia ha gi goduto nel 2016 del massimo di flessibilit di bilancio autorizzata: 0,75% del Pil. A questo punto, nuovi margini possono venire solo da altri versanti: la spesa per affrontare la crisi dell’immigrazione, la ricostruzione del Lazio del Nord dopo il sisma di agosto, l’emergenza terrorismo (come deciso dalla stessa Commissione nell’aprile scorso). A Bruxelles c’ chi parla della necessit di immaginare qualche forma di ingegneria finanziaria.
Lo sguardo della Commissione non corre solo al deficit, ma anche al debito che secondo le regole europee dovrebbe calare di un ventesimo all’anno. A tenere le redini politiche della trattativa il presidente dell’esecutivo comunitario Jean-Claude Juncker. Quest’ultimo guarda con preoccupazione al prossimo referendum costituzionale del 4 dicembre. D’altro canto, il voto non pi solo una consultazione su una discussa riforma costituzionale o un voto di fiducia sull’attuale governo.
Il referendum sar anche l’occasione per misurare lo stato di salute dell’europeismo italiano, dopo che la Lega Nord e il Movimento 5 Stelle hanno trasformato la consultazione in un voto contro l’Europa, di cui il governo considerato un braccio esecutivo. In questo senso, e mentre nell’Unione il paese l’ago della bilancia tra integrazione e disintegrazione, la Commissione si vuole cauta. Nel valutare la Finanziaria del 2017 vorr evitare eccessive turbolenze prima del voto referendario.
Alla difficile ricerca di un equilibrio tra il rispetto delle regole di bilancio e il desiderio di venire incontro al governo la partita non facile. Al di l della diatriba sulle cifre, come non immaginare che Bruxelles opti nei fatti di rinviare giudizi netti a dopo il referendum? Gi l’anno scorso, in occasione dell’analisi della Finanziaria per il 2016, aveva notato il rischio di non rispetto del Patto, ma rinviando alla primavera di quest’anno un’analisi compiuta sulle richieste di flessibilit presentate allora dal governo.
© Riproduzione riservata