Note7, troppe cose sono andate storte. E a questo punto per Samsung c’era una sola possibilit: ritirarlo dal mercato. Del resto anche se risolvessero i problemi di autocombustione (problemi che statisticamente affliggono tutti gli smartphone per una pletora di motivi che vanno dal danno accidentale al sovraccarico termico) i media, soprattutto quelli americani che fanno squadra sui prodotti nazionali, salterebbero di nuovo addosso alla preda. E il danno sarebbe ancora pi grave. Il caso del Samsung Note 7, che ( bene ricordarlo) il pi sofisticato smartphone in commercio, ricorda fallimenti epocali. E per fare un paragone decisamente eccessivo si pu citare il triste (e enormemente pi grave) caso del de Havilland DH 106 Comet, il primo jet passeggeri della storia, affetto da un gravissimo difetto strutturale ai bordi dei finestrini quadrati (e non circolari) che lo portava a una decompressione esplosiva dagli esiti drammatici.
All’epoca della progettazione (fine anni 40) gli ingegneri non sapevano e non avevano gli strumenti tecnici per capire che l’angolo di un finestrino quadrato in un aereo jet si pu lacerare come un fazzoletto di carta. Da questo tragico evento con molte vite perse, l’aeronautica apprese nuove tecniche e nuove conoscenze, ma il fatto port alla fine dello storico costruttore britannico, che invano rimedi, con successo, ai difetti. Tuttavia, la fama del meraviglioso jet con i motori mirabilmente inseriti nell’ala era ormai compromessa. E la storia dell’aviazione civile prese i nomi di Boeing e McDonnell Douglas.
Samsung ora ha optato per l’unica strada possibile: dimenticare il meraviglioso Note7, smartphone che per stile e prestazioni fa impallidire anche gli smartphone americani pi cool di sempre.
Ma cosa andato storto? Probabilmente molte cose: a iniziare dal design e dalla progettazione. Nell’industria degli smartphone da troppo tempo si spostata l’attenzione dal contenuto al contenitore (e spesso lo forma cozza contra la funzione). Ed difficile costruire uno smartphone sottile, di vetro e alluminio, e impacchettarci dentro una grossa batteria a ioni di litio che non ama essere compressa. E forse non neppure il caso di costruire smartphone “incollati” e non apribili. Magari qualche millimetro in pi e due viti possono semplificare le cose e creare meno problemi, con un piccolo sacrificio in termini di stile. Ma lo stile sembra essere adesso l’unica cosa che conta.
E poi la fretta: troppi pochi mesi tra il lancio di uno smartphone e l’altro. Quella del “mobile” un industria con i ritmi di quella fashion, peccato che i tempi di sviluppo (e i rischi connessi) nel fare una borsetta da sera sono molto diversi da quelli di un device elettronico con tanta energia a bordo. E qui Samsung ha pagato la corsa ad anticipare i rivali Apple iPhone 7 e Google Pixel (costruiti da Htc) perch sapeva che non avevano tecnicamente molto da dire. La fretta stata cattiva consigliera e ora c’ solo da capire quale sia la causa della reazione termica dei Note 7 e magari, tra casi inventati (ce ne sono stati tanti) ed esplosioni di portata esagerata dai media, si scoprir qualcosa di utile. La lezione che tutti ora possiamo apprendere quella che le batterie a ioni di litio vanno trattate con cautela (i casi di smartphone in fiamme finora non avevano riscosso troppa eco), che bisogna fare attenzione anche a comprare power bank di marca ignota e che non ci si deve stupire se una automobile elettrica si incendia.
E Samsung deve capire una volta per tutte che i controlli di qualit in fabbrica devono essere costanti e precisi, che magari sarebbe meglio non affidarsi a fabbriche in Vietnam per produrre smartphone da 900 euro, che la qualit vera (e non percepita) e l’ingegneria devono arrivare prima dello stile e del marketing.
Il prossimo Note deve essere inappuntabile anche su questi aspetti, sperando che ce ne siano, visto che il disastro della sesta generazione potrebbe determinare adirittura la fine della serie che nel 2011 ha introdotto sul mercato il concetto di phablet (con la penna magica).
© Riproduzione riservata