MILANO – Le casse di Publitalia ’80, utilizzate come il salvadanaio di Silvio Berlusconi. Milioni di euro versati a compagni di università o, addirittura, al maestro di tennis dell’ex Cavaliere, e giustificati come mediazioni pubblicitarie. Il sospetto della procura di Milano è qualcosa di imbarazzante nonostante non sia una vera e propria novità, visti i precedenti durante Mani pulite. La gestione allegra della concessionaria di pubblicità di Mediaset – fondata negli anni ’80 da Marcello Dell’Utri -, rischia di costare un processo per false fatture e frode fiscale anche all’ex amministratore delegato, Fulvio Pravadelli – oggi detronizzato a semplice consigliere -.
I pm milanesi, poche settimane fa, hanno notificato un “avviso di conclusione indagine” – l’anticamera della richiesta di rinvio a giudizio – a otto indagati. Il principale protagonista di questa storia è quasi sconosciuto al grande pubblico, si chiama Alberto Maria Salvatore Bianchi, è milanese e ha compiuto da poche settimane, 80 anni. “Berlusconi lo conosce dai tempi dell’università”, spiega a verbale Giuseppe Spinelli, il ragiunatt di casa Arcore, lo stesso che ha gestito le ricompense delle sere eleganti di Arcore alle Olgettine. Riascoltato a verbale nel luglio di un anno fa, questa volta per l’affaire Publitalia, Spinelli racconta di aver ricevuto più volte nei suoi uffici di Segrate Bianchi. Di avergli elargito “piccole somme di denaro sempre dopo il via libera del Cavaliere (mai più di 5 mila euro per volta)”. Ma, anche, “su richiesta di Bianchi e preventivamente autorizzato da Berlusconi, provveduto personalmente all’acquisto di beni pignorati all’indagato (Bianchi, in un’altra inchiesta per frode fiscale ndr), nel 2011 successivamente rivenduti a Silvio Berlusconi che li concesse in comodato d’uso a Bianchi. Beni – sottolinea Spinelli -, ancora stoccati nel magazzino di Arcore”.
Le sconfinate elargizioni, comprendono anche “un intervento di garante dello stesso Berlusconi per coprire un fido concesso a Bianchi da 300 milioni di lire di cui l’indagato non era rientrato”. Oltre a un appartamento “in via Domenichino per circa un milione di euro”. La generosità di Berlusconi, è stata negli anni un motivo più volte sbandierato dall’interessato. Cosa però si nasconda dietro a questo legame così stretto, la procura non sa dirlo. Ma ci sono dei reati – sostiene il pm Giordano Baggio – che vanno perseguiti. E, a ritroso, l’inchiesta tra le righe spiega il curriculum di Bianchi – coetaneo dell’ex Cav – che secondo le numerose testimonianze agli atti, risulta essere stato prima un venditore per Edilnord, negli anni ’70-80, quando il fondatore di Forza Italia si faceva largo nell’imprenditoria con la costruzione di Milano 2. Per poi passare a rappresentante legale di Punta di Volpe, la società immobiliare incorporata nel 2000 all’Immobiliare Idra, la holding che detiene tutte le quote delle residenze di Berlusconi: da Arcore a villa Macherio fino alla faraonica villa Certosa, in Sardegna.
Negli anni ’90, Bianchi viene assunto in Publitalia, non come dipendente, ma come agente. Non ha un ufficio, un telefono, una targhetta per rintracciarlo, ricordano agli atti i suoi ex colleghi. E il lavoro di venditore di spazi pubblicitari, gli va parecchio bene, raccontano le carte di questa inchiesta. Guadagnando 156 mila euro all’anno, più una percentuale del 4,7% per ogni affare concluso. A metà degli anni 2000, Bianchi ormai settantenne, fonda la Publigest, società di mediazione pubblicitaria. Ed è qui – secondo l’accusa – che Publitalia gli affida affari per operazioni in realtà mai eseguiti. Oltre 6 i milioni elargiti e contestati nel capo di imputazione. Denaro che si va a sommare agli altri guadagni ottenuti negli ultimi vent’anni, che arrivano a sfiorare i 30 milioni complessivi. Su delega del pm, il Nucleo di polizia tributaria ha anche scoperto che Publigest aveva un solo cliente: Publitalia. E ascoltati gli inserzionisti di Mediaset, nessuno ricorda Bianchi, e un suo ruolo nella stipula dei contratti.
Tra i beneficiati dell’ex Cavaliere, c’è anche l’ex maestro di tennis, Romano Luzi (finito tra gli otto indagati). A lui, la procura contesta dal 2009 al 2012, operazioni inesistenti con Publitalia, per poco più di un milione di euro. Anche in questo caso, è sconosciuta la causale di tanta generosità.