Colpo di scena al processo di appello per i fondi neri distratti dalla clinica Maugeri, dove è imputato l’ex governatore della Lombardia ed ex senatore Roberto Formigoni che in primo grado è stato condannato a sei anni.
Alcuni degli imputati hanno deciso di avanzare richiesta di patteggiamento accolto dalla procura, una strada processuale resa possibile anche in secondo grado dalla riforma dell’ordinamento giudiziario del ministro Orlando. La richiesta sarà avanzata, davanti alla quarta Corte d’Appello di Milano, dai legali del presunto faccendiere Pierangelo Daccò (difeso dall’avvocato Paolo Krogh) e dell’ex assessore lombardo Antonio Simone (difeso dall’avvocato Giuseppe Lucibello), accusati come il politico di Forza Italia, di corruzione.
La condanna di primo grado, ottenuta dall’allora pm Laura Pedio, oggi procuratore aggiunto, aveva stabilito che dalle casse della Fondazione Maugeri sarebbero usciti, tra il 1997 e il 2011, 61 milioni di euro e dalle casse del San Raffaele (altro filone del processo), tra il 2005 e il 2006, altri 9 milioni. Denaro finito su conti e società di
Daccò e Simone, che poi avrebbero garantito a Formigoni oltre 6,6 milioni in benefit di lusso, tra cui l’uso di yacht e il pagamento di vacanze, a Formigoni. Che in cambio avrebbe favorito la Maugeri con atti di giunta e rimborsi non dovuti per circa milioni.In primo grado Daccò e Simone sono stati condannati rispettivamente a due a 9 anni e 2 mesi e 8 anni e 8 mesi. La Corte potrà accogliere l’accordo oppure decidere per la prosecuzione del processo.