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Borse Ue in rialzo in attesa dei verbali della Bce e del lavoro Usa

Ott 6, 2016

MILANO – Le Borse si muovono sulla scia dell’incertezza di una ripresa economica che a tratti pare solida, salvo mostrarsi improvvisamente fragile. Una dicotomia difficile da sciogliere, ma che soprattutto rende quasi impossibile prevedere le mosse di politica monetaria della grandi bance centrali. I mercati continuano così a vivere alla giornata, tra rumors, scommesse e dati macroeconomici, come quelli in arrivo oggi dagli Stati Uniti sui sussidi alla disoccupazione che anticipano il rapporto sul lavoro di settembre che sarà diffuso domani. Dopo la ripresa del settore servizi e del manifatturiero, la Federal Reserve aspetta conferma sulla tenuta dell’economia per rialzare i tassi a dicembre. Secondo i future sui Fed Fund c’è il 60% di possibilità che la stretta arrivi entro fine anno. A Milano Piazza Affari sale dello 0,3%, Londra dello 0,1%, Francoforte dello 0,5% e Parigi dello 0,4%.

In Europa si guarda con attenzione alla pubblicazione dei verbali dell’ultima riunione della Bce: le minute della riunione dello scorso 8 settembre potrebbero fornire indicazioni sulle posizioni interne al consiglio riguardo le condizioni che farebbero scattare un aumento dello stimolo monetario. I dati nelle ultime settimane confermano la ripresa moderata del ciclo Eurozona, ma sono coerenti con una crescita ancora più debole rispetto alle ultime stime Bce. I mercati cercheranno poi conferme alle indiscrezioni di Bloomberg secondo cui l’Eurotower potebbe iniziare a tagliare di dieci miliardi di euro al mese le iniezioni di liquidità sui mercati. Una mossa che servirebbe ai mercati per abituarsi alla fine del Quantitative easing che – a meno di una proroga – terminerà il prossimo mese di marzo. Gli economisti della Bce sono convinti che le Borse siano ormai assuefatte e una cessazione improssiva degli acquisti creerebbe il panico. D’altra parte anche la Fed avviò il tapering prima di chiudere definitivamente i rubinetti del credito.

In Germania, intanto, gli ordini all’industria ad agosto sono saliti dell’1% rispetto a luglio (+0,3% rivisto da +0,2%), contro le previsioni che stimavano un incremento tra lo 0,2 e lo 0,3 per cento; su base annua la crescita è del 7,7 per cento. Gli ordinativi interni sono aumentati del 2,6% mensile, quelli dall’estero sono diminuiti dello 0,2 per cento. L’euro è stabile, poco sotto 1,12 dollari e la sterlina resta vicina ai suoi minimi da 31 anni sul biglietto verde e da 5 anni sull’euro. La moneta europea passa di mano a 1,1198 dollari e a 115,99 yen, dopo essere in precedenza avanzata sopra quota 116. Dollaro/yen che si rafforza a 103,53. La sterlina è quotata 1,2714 dollari e 88,08 pence sul’euro. Poco mosso anche lo spread fra Btp e Bund. Il differenziale segna quota 137 punti contro i 136 della chiusura di ieri. Il rendimento espresso è pari all’1,35%.

Seduta positiva per le Borse asiatiche, spinte dagli acquisti sui titoli energetici in scia al rialzo del petrolio. Hong Kong avanza dello 0,45%, Seul dello 0,66% mentre Sydney ha chiuso in progresso dello 0,55%. Tokyo (+0,47%) ha beneficiato della spinta dei titoli dell’export, in scia all’indebolimento dello yen sul dollaro. La seduta di ieri a Wall Street è finita in rialzo, la prima dopo due di fila in calo. Il Dow Jones è salito di 112,58 punti, lo 0,62%, a quota 18.281,03; l’S&P 500 ha guadagnato 9,24 punti, lo 0,43%, a quota 2.159,73; il Nasdaq ha aggiunto 26,36 punti, lo 0,5%, a quota 5.316,02.

Sul fronte delle materie prime, il prezzo del petrolio frena, ma si mantiene intorno a quota 50 dollari, dopo il rally di ieri, legato all’inatteso calo delle scorte Usa. Sui mercati asiatici i future sul Light crude Wti cedono 25 cent a 49,58 dollari e quelli sul Brent scendono di 24 cent a 51,62 dollari al barile. Continua così l’effetto Opec: mercoledì 28 settembre il cartello ha raggiunto un accordo di principio per un taglio futuro della produzione, il primo in otto anni, di cui discuterà nella sua riunione formale prevista a Vienna il 30 novembre. Il prezzo dell’oro resta debole sui mercati. Il metallo con consegna immediata viene scambiato a 1266 dollari l’oncia, ai minimi degli ultimi 3 mesi a seguito dei dati positivi dall’economia Usa che fanno rifluire gli investitori dai beni rifugio.

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