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5 cose che Google Assistant potrà fare per voi (e perché Google non sarà mai una società hardware) – International Business Times Italia

Ott 5, 2016

Google Assistant evolverà il rapporto tra utenti e assistenti virtuali rispetto a quello che, su Android, c’è con Google Now. L’idea è avere un assistente che possa aiutare in svariati compiti: prenotare una corsa con Uber, imparare una nuova lingua e prenotare un ristorante, ma anche consigli su cosa guardare su Netflix oppure gli esercizi da fare per dimagrire.

Assistant è stato l’assoluto protagonista dell’evento di ieri 4 ottobre. Sono stati presentati tanti prodotti hardware: Pixel e Pixel XL, Home, Wi-Fi, Daydream VR. Il comune denominatore? Assistant, appunto. Ciascuno di questi dispositivi comunicherà con l’assistente virtuale di Big G, invierà dati utili al miglioramento del software e creerà, così, un’esperienza coesa nell’ecosistema hardware dell’azienda.

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Durante la presentazione, Sundar Pichai e gli altri dirigenti di Google hanno preso spazio per comunicare 5 cose che Google Assistant potrà fare per voi.

1) Ci sarà un intero ecosistema di bot

Google ha acquisto API.ai poche settimane fa, ma ha già messo in atto la sua strategia: dare la possibilità agli oltre 60mila sviluppatori che hanno usato API.ai di trasferire quel prodotto software su Google Assistant. Ciò significa che nei prossimi mesi, l’assistente potrà interagire con molti servizi attraverso una funzione chiamata Actions on Google, che sarà introdotta a dicembre.

Diverse le società che hanno già annunciato il loro supporto: LinkedIn, Netflix, Todoist, The Huffington Post, Quora e IFTTT sono solamente alcune.

Google AssistantActions on Google sarà aggiunto a dicembre e permetterà ad Assistant di interagire con le app e altri servizi REUTERS/Beck Diefenbach

2) Sui nuovi Pixel e Pixel XL Assistant seguirà automaticamente ciò che scrivete

Il che può sembrare un po’ inquietante, ma fa parte del gioco quando si usano gli assistenti virtuali, specialmente se invadenti come Assistant. Se state conversando con un amico e avete digitato espressamente il nome di un ristorante, dietro le quinte Assistant ha già effettuato una ricerca, cercato la disponibilità di un tavolo e il prezzo medio.

3) Google Assistant non permetterà soltanto ricerche più avanzate

Nel corso dell’evento, Google ha mostrato brevemente alcune delle cose che Assistant può fare oltre a effettuare “ricerche intelligenti”. Il grosso di queste funzionalità è legato al sopracitato lancio dicembrino di Actions on Google. Assistant interagirà infatti con le varie app, dal fitness all’intrattenimento, per fornire risultati utili: imparare una lingua, conoscere nuove ricette oppure consigli su serie TV e film.

4) Tramite ricerca vocale si potranno trovare foto per nome, data o luogo dove sono state scattate

Un’utile funzionalità atta a permettere di effettuare una ricerca pronunciando una frase come “Mostrami le foto di Roma” per chiedere ad Assistant di indicarci l’album specifico. Oppure “Mostrami le foto del compleanno di Francesco”. Sia su Allo che fuori dall’app di messaggistica, Assistant sarà un utile alleato di Foto, altresì basata sull’intelligenza artificiale.

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Google AssistantAssistant sarà integrato nell’assistente da salotto Home, nella chat Allo e anche nei servizi di terze parti. Google

5) Assistant sarà ovunque

Al momento, soprattutto in Italia, ci stiamo abituando a parlare con gli assistenti virtuali tramite lo smartphone. Assistant però sarà praticamente ovunque: in salotto, in ufficio, in camera da letto. I principali dispositivi di Google, dal router Wi-Fi fino a Home, lo supporteranno. Si potrà interagire con Assistant in ogni momento.

Ma Google non sarà mai una società hardware

Cinque punti per consolidare l’idea che il catalogo hardware di Google è finalizzato a un solo obiettivo: migliorare la sua intelligenza artificiale e i suoi servizi, tra cui appunto Assistant, grazie ai dati che forniscono gli utenti. Aver annunciato due smartphone da almeno 750 euro quali Pixel e Pixel XL (ma in Italia non li vedremo prima del prossimo anno) può aver dato l’impressione che l’azienda di Mountain View intenda competere con Apple e Samsung sulle vendite. Di ciò, a Google non importa; i suoi tablet, i suoi smartphone, persino le chiavette Chromecast e i prossimi dispositivi in programma sono tutti parte della sua strategia software.

La discriminante è chiara: Big G mira a vendere hardware all’utente con il preciso fine di avere nuovi dati per accumulare i miliardi che già possiede e migliorare, così, i suoi servizi. E offrire questi dati ai pubblicitari tramite cui realizzare inserzioni migliori. Da Maps a Gmail, tutti i software di Google si basano sulla raccolta, l’analisi e l’utilizzo di questi dati.

Deve essere messo in conto anche il costo che i nostri dati hanno per Google. Ragion per cui, nei primi anni della gamma, i Nexus venivano offerti a prezzo medio (300-400 euro). Negli ultimi tempi, forse per rafforzare l’idea che non si tratta di dispositivi di fascia media, bensì di alto livello, la società si è allineata a tutti gli altri produttori. Anzi, con la nuova generazione ha persino sfondato la barriera degli 800 euro (modello da 128GB di Pixel, ad esempio). Aggiungiamo il supporto di due anni per gli aggiornamenti (gli iPhone tengono almeno quattro anni) e abbiamo una delle più grandi frittate di Google dal punto di vista commerciale, che condivide con la stragrande maggioranza di produttori Android.

Se già i prezzi di Nexus 5X e di Nexus 6P sono parsi fuori dall’ordinario all’interno del catalogo di Google, questa generazione è completamente deragliata, ma si tratta pur sembre degli “iPhone di Google”, e il prezzo non poteva certamente essere da medio gamma.

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