MILANO – Per un lavoratore su cinque oggi e il primo maggio non saranno “dì di festa”. Secondo una elaborazione della Cgia di Mestre, sia nel giorno della Liberazione che nella Festa del Lavoro quasi 5 milioni di italiani non staccheranno dagli impegni professionali.
Si stima che a restare occupati siano soprattutto coloro che lavorano in alberghi, ristoranti o affini: i 688.300 lavoratori dipendenti coinvolti incidono sul totale degli occupati dipendenti dello stesso settore, per il 68,3 per cento dice la Cgia. Seguono il commercio (579.000 occupati pari al 29,6 per cento del totale), la Pubblica amministrazione (329.100 dipendenti pari al 25,9 per cento del totale), la sanità (686.300 pari al 23 per cento del totale) e i trasporti (215.600 pari al 22,7 per cento).
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La questione del lavoro nei festivi è ormai da tempo fonte di polemiche, sempre più aspre con il dilagare della Grande distribuzione che impone turni e orari di apertura che erano estranei ai piccoli negozi a conduzione familiare o poco più. E i sindacati hanno infatti indetto per oggi una nuova giornata di sciopero “contro la totale liberalizzazione delle aperture domenicali e festive nel commercio e nella grande distribuzione”. Come successo in occasione della Pasqua e del Lunedì dell’Angelo, i sindacati di categoria Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs hanno dichiarato sciopero In diverse regioni italiane, mentre in altre città l’astensione dal lavoro sarà demandata alle rappresentanze aziendali dei singoli punti vendita. Sciopero regionale in Toscana, Lazio, Puglia e Sicilia, con la motivazione che “la completa liberalizzazione degli orari e delle aperture domenicali e festive, anno dopo anno, si sta rivelando disastrosa, non ha portato nessun aumento dell’occupazione e nessun aumento dei consumi”. Per i rappresentanti dei lavoratori “è aumentata solo la precarietà”. In molte alte città l’invito dei sindacati ai lavoratori è di astenersi dal lavoro, rifiutando il turno festivo senza incorrere in sanzioni, dato che la Corte Costituzionale ha sancito il diritto di astenersi dalla prestazione nelle festività riconoscendo quindi il diritto generale al godimento del giorno festivo.
Le elaborazioni degli artigiani di Mestre, che hanno per base il 2016, dicono per la precisione che sono 4,7 milioni gli italiani che lavorano di domenica o nei giorni festivi. “E una buona parte di questi sarà in negozio, in fabbrica o in ufficio anche oggi e il prossimo primo maggio. Tra questi 4,7 milioni, 3,4 sono lavoratori dipendenti e gli altri 1,3 sono autonomi (artigiani, commercianti, esercenti, ambulanti, agricoltori, etc.). Se 1 lavoratore dipendente su 5 è impiegato alla domenica, i lavoratori autonomi, invece, registrano una frequenza maggiore: quasi 1 su 4”.
Il coordinatore dell’Ufficio studi, Paolo Zabeo, ricorda che “gli occupati nei giorni festivi sono aumentati soprattutto tra i dipendenti e in misura più contenuta anche tra gli autonomi. Nel settore del commercio, grazie alla liberalizzazione degli orari introdotta dal Governo Monti, una risposta alla crisi è stata quella di accrescere i giorni di apertura dei negozi. Con gli outlet e i grandi centri commerciali che durante tutto l’anno faticano ormai a chiudere solo il giorno di Natale e quello di Pasqua, anche le piccolissime attività, nella stragrande maggioranza dei casi a conduzione familiare, sono state costrette a tenere aperto anche nei giorni festivi per non perdere una parte di clientela”.
SETTORI | Dipendenti che lavorano la domenica (migliaia) | Inc. % di coloro che lavorano la domenica (su tot. dipendenti) |
Alberghi e ristoranti | 688,3 | 68,3 |
Commercio | 579,0 | 29,6 |
Pubblica amministrazione | 329,1 | 25,9 |
Istruzione, sanità ecc. | 686,3 | 23,0 |
Trasporto e magazzinaggio | 215,6 | 22,7 |
Altri servizi collettivi e alla persona | 241,4 | 17,8 |
Agricoltura | 72,7 | 16,1 |
Att. immobiliari, serv. a imprese | 203,3 | 13,8 |
Informazione e comunicazione | 52,5 | 11,7 |
Industria | 329,3 | 8,2 |
Costruzioni | 22,0 | 2,6 |
Att. finanziarie e assicurative | 8,9 | 1,7 |
TOTALE SETTORI | 3.428,3 | 19,8 |
Le realtà territoriali dove il lavoro “domenicale” è più diffuso sono quelle dove la vocazione turistica/commerciale è prevalente: Valle d’Aosta (29,5 per cento di occupati alla domenica sul totale dipendenti presenti in regione), Sardegna (24,5 per cento), Puglia (24 per cento), Sicilia (23,7 per cento) e Molise (23,6 per cento) guidano questa particolare graduatoria. In coda alla classifica, invece, si posizionano l’Emilia Romagna (17,9 per cento), le Marche (17,4 per cento) e la Lombardia (16,9 per cento). La media nazionale si attesta al 19,8 per cento.