Per chi usa lo smartphone in classe scattano i “lavori forzati”: succede all’Istituto tecnico industriale di Biella. Il nuovo regolamento scolastico è entrato in vigore una decina di giorni fa e ha già prodotto effetti: prima i telefonini venivano solo requisiti in attesa di essere riconsegnati a genitori, ma la lezione evidentemente non è bastata e ora un gruppo di allievi, presi in flagrante mentre chattavano o navigavano su web, è stato messo a pulire i corridoi e a riordinare documenti vari.
Il nuovo decalogo dell’Iti è breve ma chiaro: tre pagine per spiegare che lo smartphone a scuola deve rimanere spento e tenuto nello zaino o nella giacca. Si accende solo se richiesto dai professori per attività didattiche. Diversamente, al primo richiamo lo studente se lo vede ritirare: il telefonino viene portato in vicepresidenza e chiuso in cassaforte. Al secondo, scatta la sospensione dalle lezioni ma con obbligo di frequenza. Così come successo a questi primi cinque allievi ora impiegati nelle pulizie a scuola.
Per il preside Gianluca Spagnolo far svolgere ai “ragazzi colpevoli” lavori impegnativi permette loro di riflettere sul loro comportamento: “Li armiamo di scopa e paletta, oppure di strofinaccio, e li facciamo lavorare”. E i genitori sono d’accordo? “Abbiamo trovato piena condivisione da parte della famiglie e ci fa piacere. D’altronde
il nostro obiettivo è insegnare ai ragazzi a limitare l’utilizzo di uno strumento che può essere utile quanto deleterio per l’allievo stesso. Molti di loro non capiscono che si può anche fare a meno del cellulare. Eppure fino agli anni Novanta era così”. Il regolamento prevede anche punizioni per chi viene sorpreso a usare il telefonino o qualsiasi altro dispositivo durante una verifica scritta, che verrà subito ritirata e non classificata.