Bastia, 1 Ottobre. 53 chilometri + 30, e poi ancora 53 + 30, una prova lunga, la leggendaria Orezza-La Porta-Valle di Rostino riproposta nello splendore del pieno formato, e una speciale solo meno… lunga, la Novella-Pietralba, ma non meno difficile. Due tracciati per quattro Prove Speciali anche per la seconda tappa del Che Guevara Tour de Corse dei sessant’anni. Un inizio apparentemente “anomalo”, questa volta la “vendicativa”, terrificante sfuriata di Kris Meeke, che vince la prima Speciale per distacco ma poi esce di strada e finisce contro un albero 400 metri dentro la seconda, e poi la decima prova del Mondiale WRC 2016 rientra rapidamente nei ranghi. Questo finale di Campionato sta diventando qualcosa di molto simile a una resa dei conti. Dopo un avvio folgorante, Montecarlo e Svezia, ma poi sacrificato dal regolamento delle partenze, Ogier ha ingoiato fiele per sei prove di fila, lasciando che altrettanti o quasi avversari si spartissero la torta dei primati parziali in giro per il Pianeta, poi ha messo la quinta ed è sparito oltre l’orizzonte.
La seconda tappa del Rally ha ribadito quello che era successo al termine della prima tappa, dominata in toto da Sébastien Ogier, Julien Ingrassia e dalla Polo R WRC, e anche il risultato del sabato di Corsica dipende esclusivamente dall’estro, implacabile e indulgente come quello degli antichi tiranni, del fenomenale Trio Campione del Mondo. Probabilmente, come diceva un riflessivo Dani Sordo con una punta di ironia per sé stesso e per i colleghi, venerdì mattina Ogier stava ancora dormendo, e la Gara in qualche modo poteva sembrare ancora aperta, ma poi il francese ha calato la scure. E Sabato, certamente, Ogier si è concesso una siesta alla fine del pomeriggio, ormai se non proprio sazio, difficile pensarlo, almeno pago del risultato ottenuto e garantito. Per il resto, stessa musica, stesse scorribande iniziali, stesse alternative fino a un certo punto addirittura sensazionali, parliamo sempre e solo di Kris Meeke, e in misura quasi trascurabile di Neuville e Mikkelsen. Ma il risultato che conta risente quasi esclusivamente degli “umori” agonistici di Ogier.
Quindi, al termine della seconda tappa, non cambia molto. Anzi, cambia molto perché quattro quinti del Rally sono andati, e il margine di recupero non è più nelle risorse degli avversari ma in quelle imperscrutabili del fato. A due prove speciali dalla fine, la più lunga del Rally di 53,7 chilometri, e il finalmente cortissimo Power Stage, l’esito resta congelato al verdetto del primo appello del Rally, distacchi compresi. E va ancora bene, perché poteva essere un finale ancor più “drammatico”, sempre prendendo in considerazione gli avversari, se solo Ogier avesse deciso di tenere giù fino alla fine in luogo di lasciarsi sedurre dalla sobria tentazione di concludere la giornata in sicurezza, da turista non per caso in una Corsica particolarmente bella e solare.
Che succede alle spalle del Fenomeno? Succede che Neuville recupera un po’ di mordente ed è il migliore degli inseguitori, tutti a debita distanza, beninteso. Il belga non si trova con un differenziale e soffre nel primo giro, poi cambia e risolve, oltre all’umore, anche il risultato, pur rischiando nell’ultima PS che riesce a vincere. Senza dubbio Neuville è tornato ad essere una delle (poche) garanzie per il futuro, del quale peraltro non si riesce ancora a distinguere il colore. Forse non è un Pilota così a buon mercato come può esserlo una speranza ansiosa di mettersi in mostra, ma senz’altro il belga vale lo sforzo per riuscire a garantirsene i servizi… o per trattenerlo in Squadra, anche se talvolta non riesce a tenere a freno la lingua.
Oltre Neuville, che occupa il posto che virtualmente apparteneva a Meeke, ritroviamo le altre due Polo R WRC, nell’ordine quella di Mikkelsen seguita da quella di Latvala. Il norvegese ha spinto molto, raccolto un “pareggio” nella sesta Speciale con il “Capitano” e rischiato di finire contro una pacifica comitiva di mucche nell’ultima Speciale. Ha osato, con un po’ di fortuna, giusto fino al limite, che però vale oltre un minuto dal compagno di Squadra Ogier e una confusa idea di vicinanza con Latvala, il quale è tuttavia ingiudicabile perché frenato tutto il giorno da un problema… ai freni.
E poi Breen, bravo al quinto posto e meritevole dell’attenzione di Citroen, e le altre due Hyundai di Paddon e Sordo, il neozelandese a disagio per le troppe curve e il troppo asfalto, lo spagnolo ancora indietro per la foratura di venerdì. Poi arrivano le Ford, le ultime delle quali rischiano di confondersi con la muta della R5 guidata da Kopecky.
Un’ultima cosa, il sabato di Corsica era una bella scommessa per il meteo e, quindi, le gomme. La pioggia è arrivata solo alla fine della giornata, giusto in tempo per far usare a Ogier le due morbide che aveva nel bagagliaio. Incrociate, in modo da avere un po’ di tenuta anche sull’asfalto più scivoloso. Al pelo, ma le scommesse si vincono così, rischiando con intelligenza.
Foto: Manrico Martella, Nikos Mitsouras, Fabrizio Buraglio