MILANO – Ore 10:00. I listini europei trattano in netto rialzo anche se il prezzo del petrolio si stabilizza intorno alla soglia di 47 dollari (per il Wti) dopo il balzo visto ieri sulla scia dell’accordo Opec per il taglio delle quote di produzione.
Milano scambia in rialzo dell’1,55%, con i titoli del comparto energetico come Saipem ed Eni in grande spolvero. Bene anche le altre Borse europee: Francoforte e Londra salgono dell’1,2%, Parigi aggiunge l’1,6%. Il greggio Wti viene scambiato poco sotto 47 dollari al barile, in leggera flessione dalla serata di ieri quando era balzato del 6%. Il Brent del mare del Nord si stabilizza a 48,5 dollari al barile. Quella arrivata da Algeri, dove si sono incontrati i produttori, è stata una decisione tutto sommato inattesa: già dall’ultimo G20 cinese era arrivato un avvicinamento tra grandi potenze (Russia e Arabia Saudita, in quel caso), ma gli analisti – scottati dai molti “nulla di fatto” del recente passato – non credevano che l’intesa arrivasse già in queste ore. Un taglio concordato alla produzione, d’altra parte, mancava dal 2008.
La crescita del petrolio in concomitanza con le notizie in arrivo da Algeri
Già in mattinata gli effetti dell’annuncio dell’Opec hanno fatto volare l’indice Nikkei della Borsa di Tokyo che ha chiuso in rialzo dell’1,39%, invertendo una prima parte di seduta negativa. Guadagni tra il 7 e il 10% sono stati registrati da titoli come Inpex e Japan Petroleum Exploration. In forte rialzo anche le azioni Tepco, la utility della centrale nucleare di Fukushima, dopo la notizia che Hitachi, Toshiba e Mitsubishi Heavy sono in fase avanzata di trattative per fondere le loro attività nel settore nucleare. In generale, sottolinea Bloomberg, sono state ovviamente le azioni del comparto energetico a far salire l’indice Msci Asia Pacific. “Il settore energetico sarà il fautore principale al rally azionario che ci aspettiamo dopo l’annuncio dell’Opec”, ha spiegato all’agenzia Usa lo strategist Tony Farnham di Patersons Securities da Sydney, che ha poi messo in guardia: “Quel che abbiamo finora è una dichiarazione d’intenti, ma vorrei vedere qualcosa dei più concreto: devono attenersi a questo piano, ma è comunque qualcosa”.
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Nell’agenda italiana di oggi c’è l’asta del Tesoro di Ccteu e Btp per un importo compreso tra 7 e 8,5 miliardi. Avvio poco mosso sul fronte obbligazionario: il rendimento del Btp a 10 anni è stabile all’1,18% e lo spread con il Bund tedesco è invariato a 131 punti. Dalla Germania arrivano i dati sulla disoccupazione (stabile al 6,1% a settembre) e sull’inflazione, in Europa si guarda all’indice di fiducia economica e dei consumatori. Più tardi, negli Usa, si attendono i dati sulle nuove richieste di sussidi per la disoccupazione, insieme ai compromessi sulle case esistenti ma soprattutto alla terza stima del Pil per il secondo trimestre. Il consensus degli analisti è per una crescita dell’1,3%. In Giappone, intanto, le vendite al dettaglio hanno registrato ad agosto un calo dell’1,1% rispetto a luglio. L’euro è poco mosso sul dollaro: si attesta a 1,1229 e perde terreno nei confronti dello yen con un cambio a 114.
Chiusura positiva ieri per Wall Street – ad accordo Opec acquisito – con l’indice Dow Jones in progresso dello 0,6% a 18.337 punti, il Nasdaq che ha guadagnato lo 0,24% a 5.318 e lo S&P 500 che ha terminato gli scambi in rialzo dello 0,53%. Anche il prezzo dell’oro è in crescita sui mercati asiatici: il metallo con consegna immediata sale dello 0,3% a 1325 dollari l’oncia, di pari passo con l’indebolimento della moneta statunitense influenzata, a sua volta, dall’accordo Opec sulla produzione di petrolio.