TARANTO – La questione Ilva occupa buona parte della 72esima assemblea annuale di Confindustria Taranto. “Non possiamo permetterci il lusso di chiuderla”, dice il presidente degli industriali italiani Vincenzo Boccia, ma il governatore Michele Emiliano replica: “La fabbrica va fermata, abbiamo un dossier sanitario che conferma dati di mortalità fuori scala legati alle emissioni del siderurgico”. Più pragmatica la posizione del presidente di Federacciai, Antonio Gozzi: “O convinciamo l’Europa a dare all’Italia i soldi per aggiustarla o è meglio chiuderla. Non c’è una terza via”.
‘Taranto città nel mondo’ è il tema dell’assemblea degli industriali ionici, che si è aperta con un minuto di silenzio per ricordare Giacomo Campo, l’operaio di 25 anni morto in Ilva il 17 settembre, e tutte le altre vittime del lavoro. Il contraddittorio è stato garantito dall’arrivo di “Vengo ora da una assemblea con cittadini e malati di tumore – ha detto il governatore – e c’è uno studio epidemiologico, che pubblicheremo il 3 ottobre ma che ho già mandato al presidente del consiglio Matteo Renzi, dal quale emergono dati fuori scala sulla mortalità a Taranto sia per tumori sia per altri cause. Manderemo il dossier alla Procura e ai giudice della Corte d’assise che si occupano del processo sul disastro ambientale causato dall’Ilva perché è una prova che la produzione della fabbrica ha conseguenze delittuose. Non credo di dire sciocchezze se dico che va fermata una fabbrica che inquina e uccide i miei concittadini. Lo dice la Costituzione”.
Ai vertici di Confindustria il governatore ha affidato il compito di ricucire il dialogo col governo. “Non riesco a parlare con Renzi e il motivo non è l’Ilva”, ha detto Emiliano. “Abbiamo mandato a Palazzo Chigi la relazione sulla decarbonizzazione e poi la proposta di fornire all’Ilva il gas che arriverà in Puglia al prezzo del carbone per fermare l’inquinamento, ma finora nessuna risposta. Chiedo a Confindustria di aiutarci in questo dialogo”. Il presidente Boccia replica citando Goethe: “Non è importante andare d’accordo, ma andare nella stessa direzione. Nella diatriba gas-carbone proveremo a far dialogare il governo e la Regione perché soltanto attraverso soluzioni di sistema si può risolvere il problema. Le troppe incertezze generano ansietà e assuefazioni. Sull’Ilva e su Taranto ci giochiamo un pezzo di futuro del Paese, ma il siderurgico non può essere chiuso”.
Il presidente di Federacciai è tornato a criticare la gestione commissariale del governo – “abbiamo perso troppo tempo e denaro” – e ha citato l’esempio di Linz, città siderurgica austriaca “in cui per 25 anni sono state investite risorse per trasformare la fabbrica di acciaio in Disneyland. Ci sono altre 11 realtà in Europa che producono acciaio come nell’Ilva di Taranto: o convinciamo l’Europa a concentrare risorse sull’Ilva o è meglio chiuderla, non c’è una terza via”.
“Se Disneyland è una fabbrica che può andar bene per la salute dei bambini è quella che vogliamo, pazienza se costa di più”, replica Emiliano. “E’ immorale che un presidente della Regione chieda più soldi per la sanità se a causare le malattie è una fabbrica che va avanti a suon di decreti governativi. E’ come chiedere più ospedali perché c’è una mitragliatrice che spara sulla gente. Fermiamo la mitragliatrice. Pensate che mi ha attaccato perfino la Cgil, per paura del ricatto occupazionale. La situazione a Taranto è drammatica e assurda. Io dico che vanno rispettate le regole e fermate le macchine almeno finché la fabbrica è pericolosa”.
Il sottosegretario alla presidenza del consiglio, Claudio De Vincenti, in un videomessaggio ha ricordato la vocazione industriale di Taranto e la sua posizione nel Mediterraneo elencando le risorse sulle quali il governo punta per una “nuova rivoluzione industriale”: porto, arsenale, base navale e “una prestigiosa storia culturale, quella della Magna Grecia, che è conciliabile con l’industria”. De Vincenti ha ricordato i progetti già avviati in porto e Arsenale e il concorso per le migliori idee per riqualificare della città vecchia. “E’ importante assicurare un futuro produttivo forte all’Ilva ma con la più rigorosa tutela di salute e ambiente. Infatti gli esperti nominati dal ministero dell’Ambiente valuteranno prima i piani ambientali e poi quelli industriali”, ha detto De Vincenti.
Ma non c’è soltanto l’Ilva nell’agenda degli industriali tarantini. Nella relazione introduttiva il presidente Vincenzo Cesareo ha parlato del futuro industriale della città, una “Taranto che vuole diventare sempre di più una città euromediterranea di industrie ecosostenibili, di musei e istituzioni di alta cultura, di infrastrutture strategiche per il Paese, di poli tecnologici, di eccellenze turistiche, di capitale umano pregiato”. Per Cesareo “dall’inizio
del 2016 si registra qualche percettibile segnale di ripresa”. Il patrimonio di stabilimenti industriali tra Taranto e Provincia conta 25mila operai e tecnici impiegati. “L’area di Taranto figura attualmente fra le prime dieci del Sud per valore aggiunto industriale, la seconda in Puglia per volume di esportazioni dopo Bari ed è a pieno titolo una delle strutture industriali portanti del sistema Italia”, ha concluso Cesareo.