Vallelunga. Gara del campionato italiano velocità. Sala stampa. Una corsa un po’ noisa e giornalisti che ciondolano qua e là. Nella vetrina in fondo alla grande stanza piena di Pc ci sono i cimeli del grande Piero Taruffi: caschi, tute, coppe. L’autodromo di Vallelunga è stato progettato da Taruffi stesso ed è a lui che è intotolato, normale celebrare il mito così.
Ma sbirciando nell’incredibile mole di memorabilia abbiamo trovato qualcosa di unico: il Sacro Graal dei libri a motore. Ossia le note prese di proprio pugno da Piero Taruffi per realizzare un gigantesco road book della Mille Miglia del 1957, poi vinta – con l’aiuto di questi appunti – da Taruffi su Ferrari. Un libro straordinario, anche di grande valore: “Un ritrovamento eccezionale anche dal punto di vista bibliofilo – spiega Filippo Rotundo Presidente di Philobiblon auctions, una delle più grandi case d’aste del mondo specializzata in libri rarissimio – infatti l’amore per i libri, la bibliofilia appunto, si differenzia dai memorabilia in generale fornendoci l’aspetto più intimo e umano di un grande campione, meticoloso al punto di vergare di suo pugno ogni singolo momento delle sue note ricognizioni. Il suo valore è inestimabile, ma dovendo per forza valutarlo direi siamo nell’ordine dei 100 mila euro”.
Il volume, la cui genesi abbiamo fatto raccontare da Prisca Taruffi stessa, ex corridrice e figlia del leggendario pilota, fra l’altro svela l’incredibile meticolosità di Taruffi. E leggerlo (emozione a parte di tenerlo fra le mani) fa davvero paura: le velocità segnate a cui affrontare frenate, rettilinei, curvoni, sono spesso oltre i 250 orari, a volte oltre i 300. Il tutto sfiorando pali, case, muretti e dossi. Da brivido.
Ma l’analisi del libro ci regala anche un’altra incredibile ricostruzione storica: Piero Taruffi aveva mandato a memoria tutti i 1600 km della Mille Miglia. Pazzesco ma vero. Grazie ai suoi appunti, ai sopralluoghi fatti con la sua Lancia e la moglie e alla sua meticolosità da ingegnere, ogni cunetta, curva o insidia trovava un buchetto nella sua mente. Così si spiega l’incredibile rinuncia fatta dal pilota prima della gara: nessun copilota (per aiutarlo a leggere le note, come nei rally di oggi) come facevano tutti gli altri concorrenti, ma corsa in solitaria.
Il resto è storia, leggenda: il trionfo su Ferrari, la promessa fatta alla moglie di abbandonare le corse in caso di vittoria. Ma anche la fine delle gare su strada: la Mille Miglia del 1957 fu funestata dal tragico incidente del Marchese De Portago su Ferrari che fece strage di spettatori. E si decise di porre fine a questo tipo di competizioni pericolosissime. “Sfiorare l’albero di sinistra per impostare bene il prossimo curvone veloce a destra” si legge in un punto delle note. Lì la Ferrari di Taruffi nel 1957 viaggiava a 280 orari… Brividi.