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Roma, 23 set. – Il colosso Usa di microblogging Twitter ha smesso di ‘cinguettare’ e sta per essere venduto. Google e Salesforce, secondo la Cnbc, sono interessate alla societa’ di Jack Dorsey e potrebbero comprarla entro la fine dell’anno. Anche Verizon e Microsoft sono della partita e la corsa ad accaparrarsi Twitter e’ la cartina di tornasole della crisi nera di questo gioiellino di Internet, il cui modello di business, a differenza di quello di Google e Facebook non e’ decollato, ma anzi si e’ inceppato ed e’ in panne. Il titolo, a Wall Street, e’ volato di oltre il 20% intorno ai 22 dollari, sulla scia delle voci della vendita, ma resta su livelli molto bassi e cioe’ al di sotto dei 26 dollari, il prezzo dell’Ipo, quello annunciato per il suo debutto in borsa nel 2013 e molto al di sotto del picco di 69 dollari raggiunto sempre quell’anno. Il campanello d’allarme per il microblogging piu’ amato dagli americani e’ scattato poco dopo il ritorno in sella di Jack Dorsey, 38 anni, personaggio controverso, narcisista e geniale, e cioe’ nel secondo trimestre dell’anno scorso, quando ha registrato un rosso di 137 milioni di dollari e soprattutto uno stallo, ancora piu’ preoccupante, nel numero degli utenti, fermi a 304 milioni, sostanzialmente lo stesso livello di quelli attuali. Twitter e’ un’azienda strana, particolare, non e’ esattamente un social network, ma semmai una piattaforma di comunicazione, che mette in circolo informazioni. A livello globale ha raggiunto 320 milioni di utenti registrati, di cui 254 milioni negli Usa, non tantissimi, se pensiamo che Facebook ne conta 1,5 miliardi, YouTube un miliardo, WhatsApp 900 milioni, la cinese QQ 860 milioni, l’altra cinese WeChat 650 milioni e Facebook Messenger 800 milioni. Se la batte con Instagramn, che ha 400 milioni di tenti, LinkedIn 414 milioni e Google+ 400 milioni. Twitter fa fatica ad accrescere il suo raggio d’azione, ma e’ diventata essenziale per la comunicazione politica. I candidati alla Casa Bianca la usano per mettersi in contatto con i loro elettori. Donald Trump praticamente tweetta e respira in simbiosi. Il co-fondatore di Twitter, Jack Dorsey, nota che, oltre ai 320 milioni di utenti regolarmente registrati, almeno 500 milioni di navigatori supplementari gravitano regolarmente su Twitter senza registrarsi e almeno un miliardo lo fanno saltuariamente. Tuttavia i conti faticano a decollare. Utili non se ne vedono, il fatturato nel 2015 e’ sceso da 577 a 525 milioni di dollari e la capitalizzazione complessiva e’ di soli 11 miliardi di dollari, un’inezia se paragonata a quella di Apple o Google. Probabilmente e’ per questo che ora Dorsey sta valutando l’opzione della vendita, dopo aver tagliato l’anno scorso dell’8% il numero dei suoi addetti e aver accettato, piu’ recentemente, di innalzare il tetto dei 140 caratteri, che per anni e’ stato alla base dell’identita’ di questo microblogger. Tutte misure che non sono riuscite a far decollare Twitter che, nel secondo trimestre di quest’anno, ha confermato la sua crisi registrando un rosso di 107 milioni di dollari. .
(23 settembre 2016)