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Bari, il Riesame annulla un sequestro: “Il gip si è limitato a copiare la nota della Finanza”

Set 19, 2016

Il caso è quello di un provvedimento di sequestro notificato nel giugno scorso a Giuseppe Ladisa, presunto spacciatore di quarant’anni, arrestato in un blitz della guardia di finanza a Bari. L’ordinanza con il quale sono stati apposti i sigilli è stata annullata dal tribunale del riesame con una motivazione molto semplice: il gip non ha motivato il provvedimento, limitandosi a riportare l’informativa delle Fiamme gialle. Giuseppe Ladisa viene arrestato perché trovato in possesso di alcuni grammi di cocaina, eroina e hascish. A giugno il gip firma anche il provvedimento di sequestro per un immobile di proprietà dello spacciatore, di un autocarro, di un’attività commerciale e delle quote sociali di un’azienda.

Il reddito dell’uomo e della sua famiglia non è compatibile con il possesso di queste proprietà, non secondo il pm e la guardia di finanza. E neanche secondo il gip che, però, per il Riesame non ha spiegato perché abbia fatto proprie “in toto le argomentazioni della pubblica accusa”. “L’ordinanza – scrive la presidente Francesca La Malfa – ripropone in modo pedissequo l’informativa finale della guardia di finanza (confluita a sua volta nella richiesta formulata dal pm), ma non svolge alcun commento proprio, non spiegando, sia pure in termini succinti, le ragioni che hanno spinto il decidente a condividere in toto le ragioni dell’accusa”.

Il tribunale del riesame, al quale ha presentato ricorso la difesa dell’indagato, cita alcune sentenze della Cassazione e spiega come nell’ordinanza non vi siano “modifiche di alcun tipo all’insieme delle argomentazioni addotte dall’ufficio requirente”, “nessun cenno, seppure sintetico, alle ragioni concrete” che hanno spinto il gip a dare il via libera al sequestro dei beni, richiesto dalla Procura. Il provvedimento è stato annullato, ma il caso potrebbe avere strascichi. Perché il gip che ha firmato l’ordinanza – senza motivarla, almeno secondo il Riesame – è lo stesso che nel giugno scorso aveva ordinato l’arresto del boss foggiano Roberto Sinesi.

Esponente di spicco della malavita organizzata del capoluogo dauno, era stato scarcerato a luglio perché il Riesame aveva annullato l’ordinanza. E anche in quel caso i giudici avevano puntato l’indice contro il provvedimento del gip, che non aveva motivato adeguatamente la misura e si sarebbe limitato a riportare la tesi dell’accusa. Roberto Sinesi il 6 settembre scorso è rimasto ferito in un agguato: viaggiava su una Fiat 500 L, assieme alla figlia e al nipotino, quando è stato raggiunto da una pioggia di proiettili.

Ferito gravemente è stato ricoverato in ospedale dove gli agenti della squadra mobile, il 9 settembre, gli hanno notificato una nuova ordinanza con le stesse accuse, estorsioni ai camionisti, contenute nella prima misura annullata dal tribunale del riesame. La presidente La Malfa, dopo essersi pronunciata sul ricorso della difesa di Sinesi e dopo aver

dichiarato privo di efficacia il primo provvedimento, ha però segnalato il caso al presidente della sezione gip e a quello del tribunale. In una lettera ha citato il caso della misura cautelare notificata al boss Sinesi e soprattutto la circostanza secondo cui il gip si sarebbe limitato a riportare la tesi della Procura, senza motivare le ragioni dell’arresto. Un particolare non di poco conto che ha di fatto portato alla scarcerazione (sia pure per più di un mese) del boss.

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