• 23 Novembre 2024 13:35

Corriere NET

Succede nel Mondo, accade qui!

Olio siciliano: cosa cambia dopo la conquista dell’Igp

Set 18, 2016
ce6b4450aa43f8ea2d08c82e0de6b15c744

Una strategia per rilanciare il settore olivicolo siciliano. Tutta di disegnare e che passa attraverso tre lettere chiave: Abc. A come aggregazione. B come business. C come cultura. Il giorno dopo la pubblicazione sulla gazzetta ufficiale europea del provvedimento con cui viene riconosciuto l’Igp dell’olio siciliano, è Manfredi Barbera a rilanciare sul fronte delle proposte per aiutare il sistema olivicolo dell’isola e dunque un pezzo importante dell’agricoltura. Lo fa nell’ambito di un convegno organizzato dal Cofiol (il Consorzio filiera olivicola) nell’ambito dell’Isola del Tesolio, la manifestazione (giunta alla decima edizione) che si è tenuta a Palermo dal 10 al 20 settembre.

8a02d04dca368786fd39d4401da3ad2f871

Aggregazione strategia vincente

Barbera, amministratore delegato della Premiati oleifici Barbera, rilancia una tesi più volte ribadita per ribaltare la condizione di un mercato troppo frammentato. Non è un caso che il suo modello aziendale abbia come punto di riferimento il Cofiol (di cui oggi è presidente Annamaria Buccellato) ovvero un consorzio che ha quattro stabilimenti di confezionamento di olio extravergine di oliva di origine protetta (Dop Monte Etna, Dop Valle del Belice, Dop Val di Mazara, Dop Valli trapanesi) e punta ad accrescere questo patrimonio che Manfredi chiama “perle” con una quinta Dop che è quella Valdemone in collaborazione con l’Apom, una storica Op (organizzazione di produttori) dell’area del messinese.

Manfredi Barbera

Manfredi Barbera

Ma al Cofiol fanno riferimento anche uno stabilimento di confezionamento di olive Dop Nocellara del Belice, una rete di 70 frantoi, oltre 200 aziende agricole, un indotto di oltre 5.000 piccoli coltivatori, alcuni marchi storici ed emergenti dell’olio extravergine d’oliva prodotto in Sicilia. Insomma un modello concreto che risponde a quella prima lettera della strategia possibile delineata da Barbera: aggregazione. Perché se è vero come è vero che la Sicilia produce mediamente ogni anno 50mila tonnellate di olio e rappresenta il 15% circa della produzione nazionale piazzandosi dopo la Puglia e Calabria ma “è prima come prodotto di qualità” dice Barbera, è anche vero che l’organizzazione dei produttori è ancora estremamente frammentata. “Il prodotto – spiega Barbera – arriva da una galassia di organizzazioni di produttori, Op appunto, nate da impulsi disorganizzati della politica locale. Nate male, tranne qualcuna ovviamente, andate avanti pure peggio. La situazione siciliana è paradossale. Per ogni contadino ci sono tre agronomi e quattro Op”.

eb322cc1a6daa53eec7ccf552087220f803

Già un migliaio le domande per l’Igp

Viste le premesse è ovvio che il riconoscimento Ue dell’Igp Sicilia (cui hanno chiesto di aderire un migliaio di imprenditori siciliani) possa rappresentare un punto di svolta, la pietra che segna un nuovo inizio. “L’Igp – dice Barbera – potrebbe rappresentare un momento di riflessione e rilancio del settore olivicolo. Serve un vero e proprio piano strategico. Che non è mai stato fatto”. Dunque torniamo al punto di partenza: “Servono modelli organizzativi che creino aggregazione. Possono essere due o tre ma devono rispettare quella parola d’ordine che non mi stancherò mai di ripetere: aggregazione che può e deve valorizzare i piccoli produttori che poi da noi, diciamoci la verità, sono grandi produttori”.

L’importanza della formazione

C’è poi l’aspetto della cultura e non è di poco conto: “Per fare l’enologo – dice Barbera – serve una laurea, per l’olio non è così: c’è gente che con un corso di una settimana si sente assaggiatore di olio. Insomma il vino ha avuto tanto successo perché aveva e ha dietro un sistema culturale forte. L’olio deve costruirlo per questo ho proposto e ho ribadito al rettore dell’Università di Palermo che è necessario creare in Sicilia la prima scuola mondiale dell’olio d’oliva: che si un corso di laurea, un master poco importa. Questa scuola deve nascere perché servono figure specializzate”. Sul punto il rettore dell’Università di Palermo ha annunciato : “A fine settembre – afferma il Magnifico Rettore – partirà il primo corso in Scienze e Tecnologie Agrarie con l’appoggio di ben 61 aziende del territorio, tra cui Premiati Oleifici Barbera, affinché possano essere formati professionisti che sappiano prontamente rispondere alle necessità del mondo del lavoro in Sicilia”.

La sostenibilità aiuta il business

Infine il business e qui c’è poco da aggiungere: “Aziende vocate al business che non possono però prescindere dalla sostenibilità”. E dall’etica si direbbe, viste le ultime iniziative di Barbera che ha stretto alleanze mettendo a disposizione il suo know how e la sua rete con l’azienda Gruppo Agroalimentare italiano, una impresa di Troina nell’ennese specializzata in prodotti che vengono solo da grani antichi siciliani con cui “stiamo cercando di sviluppare una linea di prodotti tipici siciliani ad alto valore nutrizionale e nutraceutico” e poi con la Coop Terra Mia di Castelvetrano (Trapani), costituita da ex dipendenti del Gruppo 6Gdo confiscato a Giuseppe Grigoli, prestanome di Matteo Messina Denaro, e che ha riportato in produzione lo stabilimento industriale ex Olioliva confiscato alla mafia. Una prospettiva, quella dell’aggregazione e della crescita sui mercati, che si concretizza anche con la BioSicilAgri, frutto di una joint venture di Barbera con la coop Madreterra di Sciacca con l’idea di produrre e commercializzare una linea di prodotti biologici e a Denominazione di origine protetta della zona del Val di Mazara.

Temi, quelli sostenuti da Barbera, che trovano d’accordo l’assessore regionale alle Risorse agricole Antonello Cracolici: “Stiamo lavorando – dice – per aiutare i produttori a valorizzare la qualità. E la concentrazione dell’offerta, e dunque l’aggregazione, è importantissima. L’Igp è una grande occasione: mettere a marchio: bisogna mettere a marchio tutto ciò che si produce ma anche tutto ciò che si trasforma. Dare insomma valore al prodotto di filiera. E su questo c’è parecchio da fare perché ancora la Sicilia è poco attrezzata a dare valore aggiunto ma penso che con i fondi europei del Psr riusciremo a dare una mano, stiamo lavorando ai bandi e tra qualche settimana ne saranno pubblicati alcuni . Ma io continuo a ripetere che la precondizione è che non basta fare cose buone s e poi i prodotti non sono in grado di stare sui mercati in maniera stabile”.

Utilizzando il sito, accetti l'utilizzo dei cookie da parte nostra. Guarda la Policy

The cookie settings on this website are set to "allow cookies" to give you the best browsing experience possible. If you continue to use this website without changing your cookie settings or you click "Accept" below then you are consenting to this.

Close