• 5 Dicembre 2025 20:26

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Violenza sulle donne: “Serve prevenzione, entrare nelle scuole””

Nov 25, 2025

AGI – “Siamo prossimi al 25 novembre, giornata internazionale per l’eliminazione della violenza sulle donne eppure, a oggi in Italia contiamo già 75 femminicidi accertati, grazie anche agli osservatori e i centri antiviolenza. Ma comunque il numero di donne uccise che si susseguono a ritmo di una ogni tre giorni è un dato evidente. E il problema principale è il sommerso“. Lo dice all’AGI, Raffaella Palladino, sociologa e vice presidente della Fondazione “Una nessuna centomila”.

“Evidentemente – spiega – tutto quello che è stato fatto fino a oggi nel solco di risposte securitarie, punitive e repressive non basta. Non basta dotarsi di norme, è fondamentale spostarsi sull’asse della prevenzione“. A questo, spiega ancora l’esperta, dobbiamo aggiungere il problema fondi: “Servono più risorse per chi quotidianamente interviene nel sostegno delle donne, nel diffondere una cultura alternativa alla cultura maschile, egemonica e dominante. Quindi serve sostenere il lavoro dei centri antiviolenza, quello sinergico delle reti sui territori. E poi, occorre entrare nelle scuole con interventi di educazione sesso-affettiva, cioè praticamente l’inverso di quello che sta sostenendo l’attuale governo”. 

Parlando poi dell’introduzione del reato di femminicidio, Palladino si è detta convinta che “possa essere importante da un punto di vista soprattutto culturale, perché si, è evidente, che gli ergastoli per gli autori di femminicidio stanno arrivando. Non è solo l’inasprimento delle pene che ci interessa però, ma il riconoscimento da un punto di vista culturale di un reato specifico. E questo ha condotto a un cambiamento: si nomina il femminicidio come reato di un uomo che uccide una donna in quanto donna, ed è importantissimo perché si può finalmente riconoscere questa tipologia di reati”.

Abbiamo nominato i centri antiviolenza. Quanto è importante il loro lavoro?
“Sono il presidio fondamentale per prevenire e contrastare la violenza maschile contro le donne e non solo perché sono i luoghi deputati all’ascolto, ma anche perché sono gli spazi per donne all’interno dei quali riescono a riconoscere la violenza, a darle il nome e ad essere accompagnate in un percorso di recupero dell’autostima, dignità e soprattutto di liberazione dalla violenza. I centri antiviolenza – prosegue l’esperta – sono quei luoghi dai quali parte il cambiamento culturale, sono gli spazi politici per donne che sono stati nel tempo i primi a svelare la violenza e a darle soprattutto un nome. E poi, sono quei luoghi che fanno sensibilizzazione e formazione sul territorio agli operatori sociali, sanitari e di giustizia e attivano le reti antiviolenza nel Paese”.

La Fondazione Una Nessuna Centomila è in prima linea con le campagne di sensibilizzazione: “Quelle del 2025 – ha spiegato ancora Palladino – sono dedicate soprattutto alle giovanissime. Abbiamo avviato una campagna attraverso l’uso della intelligenza artificiale: da una parte per rimarcare che la violenza digitale è reale e dall’altra per dire che la tecnologia può anche avere un uso positivo e può essere usata a favore delle donne e non solo per veicolare stereotipici culturali. La nostra campagna vira ora soprattutto verso le giovanissime che sono un elemento preoccupante perché la violenza verso di loro è molto cresciuta. Lo rivelano anche gli ultimi dati Istat”. Bene quindi il reato di femminicidio ma, conclude Palladino “attenzione al sommerso e soprattutto, andiamo a incentivare la prevenzione ed entrare nelle scuole”. 

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