Anche le normative relative al divieto di sosta sono state oggetto di aggiornamento nel nuovo Codice della Strada. Le modifiche riguardano sia l’importo delle sanzioni pecuniarie sia le conseguenze amministrative per chi parcheggia in aree vietate. Se da un lato il governo ha bloccato gli aumenti automatici delle multe previsti dal Codice della Strada per il 2025, dall’altro entrano in vigore misure più severe per chi sosta in aree sensibili, come corsie preferenziali o parcheggi riservati a persone con disabilità.
Nuove sanzioni per la sosta in zone vietate: cosa cambia
Le modifiche più importanti sul divieto di sosta riguardano l’inasprimento delle multe in specifiche situazioni, in particolare quando il veicolo in sosta crea un intralcio alla circolazione o impedisce il passaggio di mezzi di trasporto pubblico e di emergenza. Chi parcheggia in un’area riservata a persone con disabilità rischia una sanzione compresa tra 330 e 990 euro, con una decurtazione di 4 punti dalla patente. Per i motocicli e i ciclomotori la multa è un po’ più bassa, con un importo che varia da 165 a 660 euro.
Nel caso di sosta in corsie preferenziali destinate ai mezzi pubblici o in fermate di autobus, l’importo della sanzione varia in base al tipo di veicolo. Per moto e ciclomotori la multa va da 87 a 328 euro, mentre per automobili e veicoli più grandi l’ammenda sale tra 165 e 660 euro. Oltre alla sanzione pecuniaria, il trasgressore subisce anche la perdita di 2 punti dalla patente. In situazioni più gravi, quando la sosta vietata causa un’interruzione del servizio pubblico o blocca la circolazione di mezzi di soccorso, possono scattare denunce penali e richieste di risarcimento per danni arrecati alla pubblica amministrazione.
In entrambi i casi, il veicolo in divieto di sosta sarà rimosso forzatamente dalle autorità competenti. Questo comporta costi per il proprietario, che dovrà pagare non solo la sanzione, ma anche le spese per la rimozione e il deposito del mezzo presso le aree autorizzate.
Un altro aspetto da considerare è che i neopatentati subiscono una decurtazione doppia dei punti in caso di violazione del divieto di sosta. Per chi ha meno di tre anni di patente, la sosta in corsie preferenziali comporta la perdita di 4 punti anziché 2, mentre il parcheggio nei posti riservati ai disabili può costare fino a 8 punti sulla patente.
Tra divieto di sosta e rimozione forzata
Un’altra novità riguarda le modalità di rimozione forzata dei veicoli parcheggiati in divieto di sosta. Se prima la rimozione era prevista solo in casi particolarmente gravi, oggi il provvedimento è esteso a un numero maggiore di infrazioni. Oltre alla sosta in aree riservate ai disabili e alle corsie preferenziali, la rimozione immediata è prevista anche per chi parcheggia sulle strisce pedonali, in prossimità di incroci o davanti ai passi carrabili. Il costo della rimozione è a carico del proprietario del veicolo, che dovrà pagare anche il deposito in autorimessa fino al ritiro dell’auto.
Le multe automatiche e l’uso delle telecamere intelligenti
Una delle innovazioni più discusse riguarda l’introduzione di sistemi di controllo automatizzati, con telecamere intelligenti installate in punti strategici delle città per rilevare le infrazioni di sosta. In alcune metropoli italiane è già attivo un sistema di monitoraggio con telecamere su autobus e mezzi pubblici, che registrano i veicoli in divieto di sosta e generano automaticamente una multa a carico del proprietario del veicolo. Questo metodo, adottato in diverse capitali europee, riduce i tempi di intervento e aumenta l’efficacia dei controlli.
Perché è più difficile contestare una multa
Nonostante l’inasprimento delle sanzioni, il Codice della Strada prevede la possibilità di fare ricorso contro una multa, se si ritiene che l’infrazione sia stata contestata in modo illegittimo. Tra le motivazioni più comuni per i ricorsi ci sono segnaletica poco visibile, errore nell’indicazione del luogo dell’infrazione o mancata notifica del verbale nei tempi previsti. Con l’introduzione delle telecamere intelligenti, sarà sempre più difficile impugnare una multa basandosi su vizi di forma.
Stop all’aumento automatico delle multe
Nonostante le sanzioni più severe per le soste vietate, il governo ha deciso di bloccare l’aumento automatico delle multe per il 2025, una misura che in base all’attuale normativa del Codice della Strada sarebbe dovuta scattare a partire da gennaio. L’impianto normativo prevede infatti che ogni due anni le sanzioni amministrative pecuniarie vengano adeguate all’indice dei prezzi al consumo calcolato dall’Istat, in modo da mantenere il loro valore reale nel tempo.
L’ultimo aggiornamento di queste sanzioni risale al 2021, e secondo le proiezioni, senza il blocco deciso dall’esecutivo, l’aumento delle multe per il 2025 sarebbe stato del 5,7%, portando il costo di una classica multa per divieto di sosta da 42 euro a circa 44 euro. Se si considerasse il ritardo accumulato dal 2020 al 2024, l’aumento complessivo potrebbe arrivare fino al 17,3%, con multe base che potrebbero superare i 49 euro a partire dal 2026.
La decisione di sospendere l’adeguamento per un altro anno è stata presa per evitare un altro peso economico sui cittadini in un periodo in cui il costo della vita è già aumentato sensibilmente. In ogni caso e a meno di cambiamenti sempre possibili, a partire dal 2026, l’adeguamento delle multe riprenderà come da programma.
L’impatto delle nuove sanzioni sulle città italiane
Le amministrazioni locali stanno accogliendo le modifiche al Codice della Strada con opinioni contrastanti. Se da un lato le nuove norme permettono di rafforzare il controllo della sosta abusiva, dall’altro alcuni Comuni temono un aumento dei ricorsi da parte degli automobilisti, soprattutto nei casi in cui le multe vengono elevate in automatico dalle telecamere. Alcune città stanno già sperimentando sistemi di avviso preventivo, con segnalazioni digitali che informano gli automobilisti della presenza di divieti di sosta prima di sanzionarli.
Le alternative alla sosta illegale
Per ridurre il numero di infrazioni per divieto di sosta, le amministrazioni locali stanno anche cercando di migliorare l’offerta di parcheggi regolamentati. Alcuni comuni hanno introdotto sconti sulle tariffe per la sosta nei parcheggi pubblici e incentivi per chi utilizza i mezzi di trasporto alternativi, come il car sharing e il bike sharing. L’obiettivo degli enti locali è offrire soluzioni pratiche agli automobilisti ed evitare che siano costretti a parcheggiare in divieto di sosta per mancanza di alternative.