• 22 Gennaio 2025 9:03

Corriere NET

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L’attesa di Davos per l’intervento del presidente Donald Trump

Gen 22, 2025

AGI – Trump parteciperà in videoconferenza al Forum economico soltanto giovedì, ma il suo insediamento alla Casa Bianca la fa da padrone tra i temi in discussione tra i 3.000 delegati del mondo politico, economico e accademico, presenti all’appuntamento annuale del Wef.

 

Il mood è quello dell’attesa: capire come volgerà il nuovo corso alla Casa Bianca, quali saranno gli effetti sull’economia americana e di riflesso su quella globale. Tra i corridoi del Congress Centre, si discute dei primi clamorosi annunci del neo presidente: si respira incredulità, incertezza e in qualche caso anche euforia.

 

Preoccupa l’imposizione di nuovi dazi, e i suoi riflessi sull’inflazione ma le notizie che arrivano da oltreoceano spingono anche l’ottimismo delle aziende negli Stati Uniti convinte, come ha spiegato nei diversi panel Simon Freakley, amministratore delegato della società di consulenza AlixPartners, che verrà dato nuovo impulso alla crescita di un Paese che è già superiore a quella di gran parte del resto del mondo.

 

La priorità, ha detto dal canto suo Christian Klein, amministratore delegato della società tedesca di software SAP, è quella di come affrontare le nuove stime in un mondo, come lo ha definito Jim Rowan, amministratore delegato di Volvo Cars, sempre “più turbolento e complesso”. “Vedremo cosa succederà in termini di tariffe – commenta Bill Winters, CEO di Standard Chartered – ma sappiamo che la Cina gioca un ruolo importante nel commercio globale”.

 

Più preoccupato Robin Vince, CEO di BNY: il nuovo corso americano, ha detto, “potrebbe rivelarsi contrario all’obiettivo che i governi di tutto il mondo si prefiggono, ovvero quello di favorire la crescita dei loro Paesi”. Come prevedibile, sono i manager delle aziende americane coloro che guardano con più ottimismo al prossimo futuro.

 

Riguardo alla recente accelerazione delle criptovalute, il Ceo di Coinbase, la crypto exchange con sede negli Stati Uniti, Brian Armstrong, riconosce che c’è stato “un effetto importante” dovuto al ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca.

 

“È innegabile”, ha commentato, e anche “molto prevedibile” in quanto “il leader del più grande Paese al mondo dice di voler essere il primo presidente delle criptovalute”. A suo giudizio, la legislazione del Congresso porterà molti nuovi investimenti nelle criptovalute. Anche le misure di deregulation preannunciate da Trump avranno un effetto positivo: “Le società non vogliono o non possono quotarsi in borsa a causa del pesante onere normativo e speriamo di vedere ora che qualcosa di importante cambierà”, ha commentato Mary Erdoes, responsabile della gestione patrimoniale di JPMorgan dicendo senza mezzi termini che le imprese sono “in modalità ‘go'”.

 

“Molte delle cose promesse da Trump sono esattamente ciò che si farebbe per avere un ambiente molto favorevole alle imprese”, ha aggiunto. Raggiante il ceo di Bank of America Brian Moynihan che durante un panel, si è detto sicuro che l’amministrazione Trump “vuole vedere l’economia crescere e prosperare”.

 

“Tutto quello che abbiamo sentito ieri – ha spiegato – non è diverso da quello che abbiamo sentito in campagna elettorale. Quindi ora è il momento di iniziare a capire come attuare questi cambiamenti”.

 

Il top manager non teme ripercussioni delle misure sull’economia: “È improbabile che dazi dal 10% al 15% stimolino l’inflazione” ha detto. Di diverso avviso il direttore generale del Wto Okonjo-Iweala secondo il quale, “se il commercio globale venisse diviso in blocchi geopolitici secondo alcuni calcoli il Pil globale potrebbe perdere il 6,4%, il che equivale a perdere il valore congiunto dell’economia del Giappone e della Corea del Sud”. 

 

 

 

 

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