• 16 Gennaio 2025 17:20

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Guida alla giornata in Borsa (16 gennaio)

Gen 16, 2025

AGI – I mercati avanzano, dopo che i dati leggermente più deboli sull’inflazione al consumo Usa e una serie di solidi utili bancari sono stati accolti con favore dagli investitori e mentre ieri sera (15 gennaio) è arrivata la notizia di un accordo di cessate il fuoco tra Israele e Hamas, mediato dagli Stati Uniti, che preannuncia una riduzione delle tensioni geopolitiche in Medio Oriente e potenzialmente mette fine a una guerra devastante durata 15 mesi. I principali banchieri di Wall Street hanno espresso previsioni ottimistiche per quest’anno, in particolare per le loro attività di investment banking, i cui ricavi hanno registrato un’impennata negli ultimi mesi, ma hanno anche evidenziato preoccupazione per le politiche inflazionistiche di Trump sui i dazi e per i rischi geopolitici. Oggi, in attesa dell’uscita dei dati Usa sui sussidi di disoccupazione e sulle vendite al dettaglio, i listini asiatici viaggiano cautamente positivi e i future a Wall Street e in Europa sono prudenti e contrastati dopo che ieri i tre i principali indici di New York hanno chiuso in rally registrando il maggior guadagno percentuale giornaliero in oltre due mesi, spinti dai dati Usa sull’inflazione e dai solidi utili trimestrali delle maggiori banche statunitensi.

 

Sul fronte obbligazionario i rendimenti dei Treasury a 10 anni sono scesi al 4,66%, dopo aver toccato nei giorni scorsi il top da 14 mesi del 4,8%. Anche il dollaro si è allentato e lo yen è salito al top da un mese, dopo che il raffreddamento dell’inflazione statunitense ha ravvivato le speranze di un taglio dei tassi. Lo yen si è attestato a 155,6 per dollaro, in rialzo dello 0,5%, mentre l’euro è rimasto stabile a 1,029 e la sterlina è scesa leggermente a 1,223. Intanto in Asia il prezzo del petrolio si è stabilizzato, dopo essere volato tra +3% e +4% alla chiusura di New York, con entrambi i benchmark sopra gli 80 dollari al barile, sostenuti da un forte calo delle scorte di greggio statunitensi e da potenziali interruzioni dell’approvvigionamento causate dalle nuove sanzioni statunitensi alla Russia, mentre l’accordo di cessate il fuoco a Gaza ha limitato i guadagni. Oggi gli investitori terranno d’occhio gli sviluppi in Medio Oriente, mentre Israele intensifica gli attacchi su Gaza poche ore dopo l’annuncio del cessate il fuoco.

 

Nel frattempo in Asia le Borse avanzano, sulla scia di Wall Street, dove lo S&P 500 ha guadagnato l’1,82%, il Nasdaq Composite è salito del 2,45%, il Dow Jones dell’1,64% e i titoli di JP Morgan, Citigrop e Goldman Sach, sono saliti rispettivamente dell’1,95%, del 6,1% e del 6,45%. Più nel dettaglio la Borsa di Tokyo è piatta, poichél’aumento dello yen ha creato una pressione al ribasso, in attesa della decisione sui tassi della Banca del Giappone, prevista per la prossima settimana. Ieri, il governatore della Boj Kazuo Ueda ha affermato che un aumento dei tassi è possibile se le condizioni economiche e dei prezzi continueranno a migliorare. In rialzo di oltre l’1% Seul, dopo che la banca centrale sudcoreana ha lasciato invariati i tassi di interesse nonostante le aspettative di un taglio dovuto all’instabilita’ politica. In Cina, i mercati sono cautamente positivi in vista di un bombardamento di dati locali previsto per domani, tra cui i numeri del Pil per l’intero anno 2024, con gli investitori che terranno conto del raggiungimento o meno del target prefissato di una crescita del 5%.

 

Inoltre, sempre domani, Pechino diffonderà i numeri sulla produzione industriale di dicembre e le cifre sulle vendite al dettaglio, da cui gli osservatori cercheranno di capire se gli aiuti recentemente proposti dalle autorità cinesi abbiano favorito la ripresa e i consumi. A Wall Street i future sono misti, con quelli sul Nasdaq e sull’S&P negativi e quelli sul Dow Jones positivi, in attesa dei dati di oggi di BoFa e Morgan Stanley. Inoltre, sempre oggi usciranno negli Usa i dati sui sussidi di disoccupazione e sulle vendite al dettaglio, dopo che ieri i prezzi al consumo negli Stati Uniti sono saliti leggermente più del previsto a dicembre, a causa dei maggiori costi dei beni energetici, anche se i mercati hanno apprezzato che l’inflazione ‘core’ a dicembre è salita meno del previsto. Martedì i dati dei prezzi alla produzione erano aumentati meno del previsto. “I numeri dei prezzi al consumo e quelli dei prezzi alla produzione non sono stati eccezionali, ma non sono neanche saliti troppo, e questo porta a credere che le braci dell’inflazione si stiano spegnendo” ha spiegato Stephen Massocca, vicepresidente senior di Wedbush Securities, anche se permangono preoccupazioni sui possibili rialzi dei dazi che verranno imposti dalla nuova amministrazione del presidente eletto Donald Trump. Al momento gli operatori stimano che le probabilità che la Federal Reserve tagli i tassi di interesse due volte entro la fine del 2025 siano pressoché pari, anche se la prima riduzione non è prevista prima di giugno. “C’è stata la confluenza di due fattori rialzisti – commenta Adam Sarhan, amministratore delegato di 50 Park Investments – da una parte c’e’ un’inflazione che non è più fuori controllo e quindi lascia la porta aperta a più tagli da parte della Fed. E inoltre sono piaciuti i conti delle grandi banche”.

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