Dopo un primo triennio positivo il gruppo italo-francese, nato dalla fusione tra FCA e PSA, ha subito un profondo scossone nel 2024. L’ex amministratore delegato di Stellantis ha mollato il comando prima che la nave potesse affondare. FCA aveva venduto quasi il doppio del colosso italo-francese, grazie alle intuizioni di Sergio Marchionne che non era, esattamente, il primo fautore della tecnologia elettrica. Come spesso accade quando una persona non c’è più, solo con il tempo si tende a riconoscere il giusto valore del professionista.
Sergio Marchionne è stato un uomo chiave per le realtà aziendali della famiglia Agnelli, riuscendo a risollevare la FIAT da una crisi che sembrava irreversibile. Il manager italo-canadese avrebbe avuto un ruolo di primo piano in questa nuova era dell’Automotive 2.0 se solo un terribile malore non lo avesse stroncato il 25 luglio 2018. L’ex Presidente della Ferrari, in queste ultime ore, rappresenta il rimpianto più grande a Mirafiori. I numeri mostrano un calo sensibile che spiega ma non giustifica le dimissioni del manager portoghese. Dopo l’exit di Tavares, a Piazza Affari, si è registrato un calo del 6,30%, con una chiusura a 11,57, tra i valori minimi annuali e con una perdita miliardaria.
Gruppo Stellantis, confronto impietoso con FCA
Nel 2019 FCA aveva commercializzato nel Vecchio Continente oltre 4,2 milioni di automobili, 3,1 nel 2020. Il colosso italo-francese, alla sua nascita nel 2021, era a quota 3,1, per poi diminuire il dato a 2,6 nel 2022 e 2,7 lo scorso anno. In Nord America, si è passati dai 2,5 di FCA nel 2019 a 1,8 di Stellantis nel 2023. Stellantis ha fatto passi in avanti soltanto in Africa, Medio Oriente e Sud America, con FIAT ai primi posti tra i marchi più acquistati. L’anno che sta per concludersi mette in mostra una crisi profondissima che non sembra destinata ad arrestarsi.
Lo scorso mese il Gruppo Stellantis ha fatto registrare sole 30.893 immatricolazioni, ovvero il -24,9% e con una quota di mercato, quindi, del 24,9%. Nei primi undici mesi dell’anno, le immatricolazioni complessive del colosso italo-francese si sono fermate a 429.439 esemplari (-9,7%), con una quota di mercato del 29,6%. In cima alle classifiche dei modelli più venduti c’è sempre la FIAT Panda (6.687 esemplari), con un ottimo riscontro della Jeep Avenger (3.829) e della Citroen C3 (3.588) in top 5. Al sesto posto, invece, è salita la Peugeot 208 (3.063). Rispetto all’era Marchionne l’industria dell’Automotive è cambiata. Quando al comando c’era il nativo di Chieti il car market elettrico era solo ai primi vagiti, tuttavia era già palese che non avrebbe stravolto il vetusto parco auto circolante italiano.
Stellantis, allarme rosso per i lavoratori
Con il calo di vendita della 500e molti lavoratori a Torino non passeranno un sereno Natale. Le Carrozzerie sono ferme, almeno fino al 7 di gennaio. Secondo quanto riportato dai colleghi di Torinocronanca.it lavorano gli altri reparti dello stabilimento e 6.000 fra dirigenti e impiegati non hanno visto accreditarsi lo stipendio nella data prefissata a causa di un problema che ha paralizzato pos e bancomat. Tavares, come ha riferito l’Ansa, è stato tollerato da molti lavoratori che avrebbero preferito da tempo un nuovo leader.
“Non era all’altezza di poter guidare Stellantis, in un momento di crisi come questo. Speriamo che il futuro ora sia più roseo, perché qui sta morendo tutto“, ha spiegato Enzo, 57 anni di cui molti trascorsi negli stabilimenti del produttore piemontese. “Doveva andarsene prima, perché lui ci ha affondato. L’errore suo è stato quello di portare il lavoro all’estero“, ha tuonato Dario Candrilli, 46 anni. Tra i lavoratori c’è una naturale tensione a causa anche della deindustrializzazione, come l’ha definita Montezemolo, della filiera italiana.
“Parlavano tanto male di Marchionne, ma era meglio lui. O almeno il meno peggio. Marchionne non avrebbe mai fatto nessuna fusione con i francesi“, affermano a Mirafiori. L’erede di Tavares dovrà fare un miracolo per risollevare una situazione che si è fatta molto critica. Al di là del paragone con Marchionne, il problema principale è che il rilancio di diversi modelli del Gruppo è passato da un nuovo corso elettrico che, almeno alle nostre latitudini, non ha un forte appeal. FIAT, Alfa Romeo, Lancia, Maserati hanno sempre fatto leva sulla passione dei puristi italiani.
L’appello di John Elkann ai lavoratori
Il Presidente e Amministratore esecutivo di Stellantis, John Elkann, ha promesso di “girare le varie sedi” e incontrare personalmente i dipendenti. Il nipote di Gianni Agnelli ha affermato: “Tutti voi, ognuno di noi giocherà un ruolo fondamentale nei successi che verranno. In qualità di Presidente e a nome del Consiglio di amministrazione, desidero ringraziarvi per il vostro straordinario lavoro, la vostra passione e il vostro impegno. Avremo bisogno di tutto questo e di molto altro ancora man mano che andremo avanti“.
La legge di bilancio, attualmente, in discussione in Parlamento “istituisce poi un nuovo fondo dal 2027 al 2036 che potrà contare su 24 miliardi in dieci anni, per finanziare interventi in materia di investimenti in infrastrutture, e quindi anche per gli investimenti nell’Automotive“. Non è ancora chiaro quale percentuale di questo nuovo fondo sarà destinata al settore delle quatto ruote né dove verranno reperiti i fondi necessari per finanziarlo.
Il ministro Urso, come riportato sulle colonne di Quattroruote.it, ha spiegato che sarà indetto un nuovo tavolo con Stellantis in cui “l’azienda si è impegnata a presentare, su nostra richiesta, un piano industriale e di sviluppo che riporti alla centralità gli stabilimenti italiani, che assicuri l’occupazione e gli investimenti necessari per affrontare la sfida della transizione“. I vertici del colosso italo-francese incontreranno i sindacati di Trasnova, fornitore di Pomigliano, Melfi, Cassino e Mirafiori, in sciopero da settimane.
E’ chiara l’intenzione di gestire una crisi in atto, squarciata dalla scelta di Tavares di lasciare il suo incarico. Il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, ha sancito l’impegno del governo per garantire risorse all’industria dell’Automotive in misura “pari o superiore a quanto previsto per il 2025“: un netto stravolgimento rispetto ai tagli che il governo stesso aveva proposto nella legge di Bilancio. Verranno attribuiti almeno 200 milioni, ai quali si aggiungeranno i residui degli incentivi degli anni precedenti e “500 milioni già messi a disposizione dal bando Pnrr per i contratti di sviluppo per le imprese dei settori in transizione“, che riguardano tutta la filiera industriale, non solo quella delle quattro ruote.