Byd, la Casa costruttrice cinese, è pronta a sbarcare in Europa nel 2025. L’azienda che da oltre vent’anni opera sul territorio asiatico, infatti, vuole sfruttare l’occasione per mettere stabilmente piede nel Vecchio Continente, accettando di fatto la corte dell’Ungheria che dal prossimo anno aprirà le porte alla produttrice di auto come richiesto largamente dal premier Orban che ha chiesto una mano per l’economia nazionale.
Byd e il polo ungherese
Tutto è pronto dunque per l’approdo di Byd in Europa. Le automobili del marchio cinese, che sono già presenti nel Vecchio Continente, verranno infatti prodotte presto anche sul territorio. Ad aprire le porte è stata l’Ungheria, o per meglio dire è stato il Paese che ha dato all’azienda di Chanfu l’occasione per mettere piede in Europa.
Da mesi, infatti, da Budapest sono arrivati chiari segnali di apertura, per cercare di mantenere a livelli accettabili e lontani dalla crisi la propria economia. Come se non dando una forza in più (e che forza) alle entrate del Paese con una produzione a quattro ruote in ascesa? A far venire l’acquolina in bocca sono soprattutto le prospettive economiche dell’affare, che porteranno i conti ungheresi in crescita già dal prossimo anno.
Dalla seconda metà del 2025, infatti, prenderà il via la produzione di auto cinesi a Seghedino. Una scelta che è stata confermata anche dal capo dello staff del primo ministro Viktor Orban, Gergely Gulyas: “L’ottimismo per la politica economica del prossimo anno è supportato dagli sviluppi attuali, poiché i nuovi stabilimenti Byd e BMW inizieranno la produzione nella seconda metà del prossimo anno”.
Un decisione furba per aggirare i dazi
Stando alle stime, l’apporto di Byd sarà tutt’altro che trascurabile. I primi numeri, infatti, parlerebbero di una crescita del 3,4% dell’economia ungherese, spinta dalla produzione di auto elettriche cinesi (o per meglio dire magiaro-cinesi).
Una stima che fa gola e che sa di opportunità, da una parte e dall’altra. Sì, perché a guadagnarci non sarà solo l’economia ungherese, ma anche le tasche di Byd. Infatti, con la minaccia dei dazi più stringenti sempre incombente, la Casa sfrutterà il polo di Seghedino per non aumentare i prezzi dei listini.
Al momento Byd, infatti, deve pagare un’imposta del 17% sulle auto elettriche esportate in Europa dalla Cina, oltre a un dazio del 10% che pesano e non poco sul prezzo finale sul mercato. Una mossa, quella di sbarcare in Ungheria, che aiuterà dunque a mantenere costi competitivi per scalare sempre di più le classifiche.
E i punti vendita in giro per l’Europa ringrazieranno. Così come un plauso arriverà di certo anche dai clienti finali, che saranno di certo attratti maggiormente da una quattro ruote che sembra arrivare da lontano, ma che alla fine è prodotta “dietro l’angolo”.
Importanti poi saranno anche le connessioni che verranno instaurate con Debrecen, dove lavorerà BMW e soprattutto Catl, l’altra cinese specializzata in produzione di batterie.
A poca distanza da Seghedino, infatti, verrà costruito un enorme impianto di batterie da 7,3 miliardi di euro che fornirà diversi produttori, tra cui la citata BMW, Mercedes e anche Byd.