• 29 Settembre 2024 4:19

Corriere NET

Succede nel Mondo, accade qui!

DeLorean, la storia e le curiosità dell’auto di “Ritorno al Futuro”

Set 28, 2024

Se eravate bambini negli anni Ottanta, ricorderete senz’altro Ritorno al Futuro, la trilogia cinematografica di Robert Zemeckis con Michal J.Fox e Christopher Lloyd protagonisti. Tante innovazioni sono state predette proprio dalla pellicola, con netto anticipo rispetto al loro arrivo nel mondo reale: tra le auto volanti (le cosiddette eVTOL) agli hoverboard, ebbe l’occhio lungo su innumerevoli evoluzioni. Resta, comunque, il fatto che il punto più alto toccato ha quattro ruote ed è la mitica DeLorean DMC-12. Suvvia, chi non se ne è innamorato? Era lei la vettura che trasportava Marty McFly e il Dr. Brown tra le varie epoche.

Opera del geniale e stravagante dottore, aveva uno stile unico, facilmente riconoscibile. Sebbene fosse stata realizzata da un’azienda americana, il design fu concepito da un italiano e mica di uno qualsiasi. La matita era, infatti, quello di un mito in carne e ossa, Giorgetto Giugiaro. Lo stesso “papà” di esemplari iconici, quali l’Alfa Romeo Giulia GT, la Fiat Panda, la Volkswagen Golf, la BMW M1 o la Lancia Delta.

Gli avevano chiesto di realizzare un gioiello futuristico, che sembrasse provenire da una galassia lontana. Anche se non è nostro compito lanciarci in giudizi, i continui omaggi fino ai giorni nostri lo decretano un esperimento riuscito. Il ruolo centrale avuto in uno dei blockbuster di Hollywood ha contribuito a consacrarla a mito. Trovarne una in buone condizioni sul mercato è complicato oggi, e in caso qualcuno intenda disfarsi di questo pezzo di storia, i collezionisti fanno “guerra” tra loro pur di assicurarsela. Ma cosa sappiamo davvero di lei? Andiamolo a scoprire.

Le origini

Lo sviluppo del veicolo è legato a doppio filo con l’omonima compagnia, la DeLorean Motor Company, fondata nel 1975 da un uomo: John Zacharias De Lorean. Ingegnere automotive, aveva ricoperto posizioni di prestigio alla General Motors, che, però, gli stavano stretti. Noto per la sua visione innovativa e il design audace, scelse di “mettersi in proprio”, attraverso la creazione di una propria Casa, dedicata alla creazione di gioielli rivoluzionari.

Per centrare l’obiettivo occorreva affondare le radici in un luogo adatto. E cosa c’era di meglio di Detroit? La città, simbolo della classe operaia, culla di realtà del calibro di Ford, General Motors e Chrysler. Cuore pulsante dell’industria, assicurava un’infrastruttura già adeguata, comprensivi di impianti produttivi, vie di comunicazione e un bacino di manodopera esperta. Era almeno l’idea originale, poi rivista in seconda istanza.

La DMC-12 vide, a sorpresa, la luce in Irlanda del Nord, a Dunmurry. Perché? Ça va sans dire, incisero motivi economici. Il Governo britannico accettò di finanziare il progetto, al fine di creare occupazione in un’area disagiata. Purtroppo, però, una sfilza di problemi e sfide legate alla progettazione, al finanziamento e alla costruzione dello stabilimento, rallentarono la tabella di marcia. Nonostante l’entusiasmo iniziale, il via libera alla DMC-12 in fabbrica giunse, quindi, solo nel 1981.

Portiere ad ali di gabbiano, acciaio inossidabile

Gli esterni stupirono per l’audacia nelle soluzioni, una su tutte le portiere ad ali di gabbiano, merito di un meccanismo a molla. Da un lato, conferiva al mezzo un aspetto futuristico, e, dall’altro, suscitò curiosità. Altrettanto significativa era la carrozzeria in acciaio inossidabile non verniciato. In contrasto con le tonalità brillanti delle sportive di allora, esprimeva una natura industriale e “grezza”. L’acciaio si traduceva in una resistenza sopra la media, peccato che complicasse la produzione e la riparazione dell’auto.

In posizione posteriore, pulsava un motore V6 PRV (Peugeot-Renault-Volvo) da 2.85 litri. Sprigionava circa 130 CV a 5.500 giri/min e 208 Nm di coppia motrice: piuttosto modesto se rapportato a certe sportive del periodo, ma raggiungeva una discreta velocità massima di circa 175 km/h. Da 0 a 100 km/h scattava in 10,5 secondi. Tra il 1981 e il 1982 uscirono dalla catena di montaggio 8.583 esemplari, prima della caduta in rovina.

Fine ai sogni di gloria

La fretta di immettere sul mercato la DeLorean DMC-12 si rivelò fatale. Non abbastanza testata a lungo, gli acquirenti lamentarono evidenti problemi di qualità costruttiva e affidabilità meccanica. A dispetto dei successivi passi in avanti, i dati commerciali rimasero sotto le aspettative. D’altronde, lo scoglio del prezzo era importante, costando 25.600 dollari, quasi 7.000 in più rispetto a una Chevrolet Corvette e 3.000 a una Porsche 911 SC.

Tenuto conto di un tasso medio di inflazione del 3% annuo, equivarrebbero a circa 88.000 euro nel 2024. Servivano 85.000 dollari per aggiudicarsi una DMC-12 placcata in oro 24 carati, costruita in 100 esemplari, frutto di una collaborazione siglata assieme ad American Express. Uno dei pezzi rimanenti è stato messo qualche anno fa all’asta al prezzo stimato di 150.000 dollari.

Come se ciò non bastasse, l’epoca fu segnata dalla crisi economica globale. Il boom dei prezzi degli anni Settanta continuava a far sentire dei contraccolpi. Inoltre, l’inflazione elevata e l’aumento dei tassi d’interesse imposto dai Governi per cercare di stabilizzare le valute inasprirono il clima. Le compagnie che producevano modelli di nicchia, soprattutto sportive e di lusso, andarono in profonda sofferenza. Il colpo di grazia alla DeLorean più devastanti avvenne nel 1982.

Con la sua adorata creatura in difficoltà finanziarie e sull’orlo della bancarotta, John DeLorean era alla disperata ricerca di fondi per mantenerla in vita. Fu in questo contesto che, contattato da un informatore, accettò di partecipare a un’operazione illecita di traffico di cocaina. Suo malgrado, si trattava di un’operazione orchestrata dall’FBI. Messo agli arresti il 19 ottobre 1982, il danno d’immagine subito fu letale. Già in bancarotta tecnica, l’azienda non riuscì a sopravvivere e cessò del tutto la produzione nel 1982. La prematura scomparsa non impedì alla DMC-12 di assurgere a simbolo intramontabile della settima arte.

Oggi è esposta in vari musei ed eventi di cultura pop, dove i fan hanno l’opportunità di ammirarla da vicino. Negli anni successivi a Ritorno al Futuro, ha cementato ulteriormente il suo status di icona culturale, omaggiata anche dai Simpsons e da Ready Player One. È poi apparsa in numerosi videogiochi, tra cui franchise come Grand Theft Auto (GTA) e Rocket League. Il prezzo di una DMC-12 in buone condizioni può oscillare tra i 30.000 e i 50.000 dollari, ma esemplari ben conservati e con una storia documentata sono in grado di raggiungere cifre ancora più elevate. Il restomod del 2021 le ha dato un’impensabile identità elettrica.

Utilizzando il sito, accetti l'utilizzo dei cookie da parte nostra. Guarda la Policy

The cookie settings on this website are set to "allow cookies" to give you the best browsing experience possible. If you continue to use this website without changing your cookie settings or you click "Accept" below then you are consenting to this.

Close