• 2 Ottobre 2024 10:18

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Il clima detta l’agenda della vendemmia tra anticipi e conferme

Ago 6, 2024

AGI – “Manca ancora un mese al via alla vendemmia che entrerà nel vivo solo dai primi di settembre, con il Prosecco nel trevigiano e i grandi rossi del veronese. I primi grappoli si raccoglieranno in realtà a partire dal 20 di agosto con la varietà del Pinot in anticipo di una settimana sul 2023. A iniziare sarà la provincia di Verona dove normalmente la maturazione inizia con 2-3 giorni di anticipo sul resto del Veneto”.  Sono queste le prime indicazioni della Consulta Vitivinicola di Coldiretti Veneto presieduta da Giorgio Polegato che traccia le previsioni del settore tenendo conto delle condizioni climatiche che interferiscono sui tempi di maturazione e sulla qualità della produzione. 
 
 “A livello quantitativo l’attesa è per una annata nella media degli ultimi anni, quindi in netto recupero sullo scorso anno segnato da peronospora, flavescenza e forti grandinate – osserva Giorgio Polegato, presidente della consulta e di Coldiretti Treviso – Tutti fenomeni che nel 2024 hanno interessato solo marginalmente la nostra regione, eccezione fatta per i vigneti a conduzione biologica che in particolare in pianura subiranno danni severi da peronospora, una malattia difficile da contenere nelle primavere umide e piovose come la stagione trascorsa”. 

“Sul fronte della qualità a oggi all’inizio della maturazione le previsioni sono molto buone. Il Veneto – continua Polegato – si regge su tre produzioni principali, la Valpolicella coi suoi grandi rossi attesi di ottima qualità per l’assenza di stress idrico e con una stagione ora perfetta per la maturazione”.
  
“L’insieme delle denominazioni Prosecco è sulla stessa linea – spiega il presidente della Consulta Vitivinicola di Coldiretti Veneto – produzione regolare e qualità attesa molto buona sia in pianura che nelle colline di Asolo, Conegliano e Valdobbiadene dove gli strascichi della flavescenza incideranno forse ancora sulla piena produzione dei vigneti. Infine il Pinot grigio avrà produzioni in recupero concorrendo a fare delle tre denominazioni il 60% della viticoltura veneta”. 

Il Veneto è saldo al primo posto tra le regioni in Italia per produzione di vino, con 11 milioni di ettolitri su un dato nazionale di circa 56 milioni di ettolitri. La viticoltura e l’enologia valgono il 36% dell’export italiano, con 2,8 miliardi di euro, il vigneto veneto oggi occupa circa 100mila ettari. Per mantenere i primati è importante avere produzioni in linea con le richieste di mercato, e per questo Consorzi di tutela e Filiera produttiva hanno messo in atto una serie di misure, come riduzioni di resa, stoccaggi, e per i prodotti più richiesti, come per il Prosecco, attingimenti e riserve vendemmiali, un sistema di gestione dell’offerta che in base a quantità e qualità della vendemmia, sappia agire di conseguenza per mantenere una forte attrattività dei nostri vini più importanti. A oggi, quindi, una vendemmia che conferma il ruolo del Veneto come la regione top, che dalla terza decade di agosto rinnoverà il rito della vendemmia per tornare attorno ai 15 milioni di quintali di uva di grande qualità. 

 

In Maremma la vendemmia parte in largo anticipo

La raccolta è ufficialmente iniziata anche in Maremma Toscana e la situazione sta evolvendo rapidamente a causa delle temperature elevate che si sono verificate nel mese di luglio.
 
“Speriamo che con il mese di agosto si allentino le temperature e si verifichino escursioni termiche sensibili, essenziali per mantenere la qualità dell’uva che al momento si preannuncia ottima ma solo tra un mese avremo la situazione davvero chiara” spiega Francesco Mazzei, presidente del Consorzio Tutela Vini della Maremma Toscana.
 
L’andamento non è proprio omogeneo tra il nord e il sud della provincia: nelle aree più settentrionali, la raccolta è solo leggermente anticipata rispetto alle previsioni, invece scendendo verso le zone meridionali, si riscontra un anticipo più marcato, di circa 10-12 giorni rispetto agli anni precedenti. In particolare, nella zona di Capalbio, la vendemmia delle basi spumante inizierà in questi primi giorni di agosto. Successivamente, seguiranno le varietà precoci, a partire da Chardonnay, Viognier e Merlot. Nel mese di luglio lo scarto termico tra giorno e notte è stato limitato e le temperature minime si sono mantenute piuttosto elevate pur senza bloccare l’attività vegetativa delle piante, il che ha accelerato l’invaiatura e creato le condizioni per un anticipo di vendemmia. 
 
“Al momento possiamo stimare un aumento di quantità rispetto allo scorso anno. Lo stato dell’uva è buono, perché nel periodo primaverile e di inizio estate – quando le piogge si sono alternate con una certa regolarità – i viticoltori sono intervenuti con tempestività ed efficacia, facendo tesoro dell’esperienza dello scorso anno con il risultato di uno stato fitosanitario sotto controllo”, racconta il direttore del Consorzio, Luca Pollini dopo il confronto con alcuni soci. 
 
Grazie alle abbondanti piogge primaverili e di inizio estate non si segnalano particolari problemi di siccità anche con un mese di luglio senza precipitazioni e decisamente caldo. Inoltre, le precauzioni di ordine agronomico adottate dai viticoltori, che si sono avvalsi del supporto offerto dalla tecnologia e dall’intelligenza artificiale, con potature verdi oculate indirizzate all’ombreggiamento dei grappoli per proteggerli da scottature e caldo eccessivo, stanno preservando la qualità della produzione. 

 

 

In Emilia Romagna si inizia l’8 agosto

È previsto intorno all’8 agosto lo stacco dei primi grappoli d’uva bianca per le basi spumante in Emilia-Romagna, ma la vendemmia potrebbe essere super anticipata anche per i vitigni a bacca rossa. Il condizionale è d’obbligo perché dipende dal meteo: se la temperatura permane a lungo sopra i 36 gradi la maturazione dell’acino rallenta.
 
Si stima un aumento della produzione regionale del 10% rispetto all’annata precedente che è stata scarsa, sotto la media degli ultimi cinque anni. Sulla resa in collina incombono tuttavia le incognite della siccità e della scarsa disponibilità d’acqua a uso irriguo, variabili che potrebbero ridurre sensibilmente il raccolto e in particolare quello dei vitigni a maturazione tardiva.
 
“Vogliamo essere ottimisti: la produzione torna a crescere – spiega il nuovo presidente della sezione vitivinicola di Confagricoltura Emilia Romagna, Renzo Pelliciari – le uve sono sane in grado di raggiungere un elevato standard qualitativo come pure l’intensità aromatica richiesta da vitigni quali la Malvasia di Candia dei colli parmensi e piacentini. Preoccupano gli attacchi di malattie importanti della vite, a macchia di leopardo, sempre più difficili da gestire e controllare, come flavescenza dorata (in special modo in prossimità dei fiumi) e mal dell’esca (quest’ultima favorita dall’eccesso di piogge primaverili e poi dal caldo record). Ci attendiamo una vendemmia positiva per il Lambrusco che dopo due anni neri dovrebbe riallinearsi alle produzioni del 2020 e del 2021 ma anche per il Pignoletto: + 20% circa sul 2023“. 

Il presidente dei viticoltori di Confagricoltura Emilia Romagna evidenzia il peso della burocrazia sull’impresa e l’impennata dei costi di produzione: «In un solo anno il prezzo dei prodotti fitosanitari è salito del +10% e quello dei ricambi e attrezzature per trattori e macchine agricole, che talora risultano introvabili, anche del +20-30%». Nel decennio il costo di produzione del Lambrusco, ad esempio, è cresciuto del 30%.

“Bisogna garantire – chiarisce Pelliciari – un prezzo al viticoltore non inferiore ai costi produttivi per salvaguardare il comparto”.

Marcello Bonvicini, presidente di Confagricoltura Emilia Romagna, lancia l’appello: “Confidiamo in una svolta che porti all’aggregazione delle cantine sociali o cooperative, con l’obiettivo di rafforzare la competitività del sistema vitivinicolo oggi troppo frammentato. Il mondo del vino sta vivendo una crisi mai vista prima: da un lato la contrazione dei consumi, dall’altro il prezzo dell’uva di gran lunga al di sotto dei costi di produzione”. 

   

 

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