• 23 Novembre 2024 18:16

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Caso Deidda, gli investigatori si concentrano sul divano di casa

Lug 30, 2024

AGI – I carabinieri del Ris sono tornati nella casa di San Sperate (Cagliari) che potrebbe essere il luogo in cui è stata uccisa Francesca Deidda, l’impiegata di 42 anni scomparsa il 10 maggio scorso e poi ritrovata morta il 18 luglio scorso. Un solo colpo, letale, le è stato inferto con un oggetto contundente, piccolo ma molto pesante, che le ha fratturato il cranio. Dall’autopsia eseguita ieri dal medico legale Roberto Demontis, che si è dato 90 giorni per depositare i risultati, non sembra che la donna si sia difesa.

 

Si ipotizza che quando è stata colpita, Francesca Deidda giacesse sul divano – forse dormiva o guardava la televisione – con la testa poggiata su un bracciolo rigido che potrebbe aver amplificato l’impatto. Sono state trovate tracce di sangue sul divano che il marito della vittima, Igor Sollai, autotrasportatore di 43 anni, voleva vendere online dopo la scomparsa della moglie, cosi’ come aveva fatto con la Toyota Yaris che lei usava e che e’ stata oggetto di una minuziosa ispezione degli specialisti del Ris. All’acquirente l’uomo aveva raccomandato di lavarla accuratamente. Sollai, in carcere dall’8 luglio a Uta (Cagliari), è indagato per omicidio aggravato e occultamento di cadavere, ma continua a proclamarsi innocente, anche dopo il ritrovamento dei resti della moglie, in un borsone nascosto sotto alcune frasche in una zona impervia lungo la strada statale 125 ‘Orientale sarda’, a San Priamo (Sud Sardegna). Qui è tornato il pm Marco Cocco per accompagnare l’antropologa forense Giulia Caccia, uno dei consulenti nominati per collaborare alle indagini.

 

 

Nell’ultimo sopralluogo nell’abitazione di San Sperate erano presenti gli avvocati di Sollai, Carlo Demurtas e Laura Pirarba, il pm e il legale di parte civile Gianfranco Piscitelli, che assiste il fratello di Francesca Deidda, Andrea, oltre al medico legale. L’attenzione si è concentrata sul divano e, in particolare, sul bracciolo. In un precedente sopralluogo il Ris aveva, invece, cercato riscontri all’ipotesi che il corpo della vittima, chiuso nel borsone, sia stato lanciato dal retro dall’abitazione, per evitare di trascinarlo per un piano e mezzo. Al borsone mancava uno dei piedini e uno dei vicini, la notte del 10 maggio, ha riferito di aver sentito un tonfo.

 

In realtà, la data del delitto è ancora tutta da accertare. Un contributo importante per stabilirla arriverà dall’entomologo Stefano Vanin, che arriverà a Cagliari giovedì prossimo 1 agosto, per esaminare le larve d’insetto trovate nel borsone dov’era stato chiuso il cadavere: una parte è stata congelata il 18 luglio scorso, altre larve sono state conservate durante l’autopsia che si è svolta il 29 luglio. Ancora manca l’arma del delitto, che potrebbe essere un oggetto simile a un piccolo peso da palestra, visto che la coppia aveva in casa una stanza adibita a quest’attività. Ciò che ha ucciso Francesca non si trova più nell’abitazione, alla quale subito dopo l’arresto sono stati apposti i sigilli, poi rotti il giorno successivo da una persona vicina a Sollai.  

 

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