• 19 Settembre 2024 22:12

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Rinnovabili, le imprese lanciano l’allarme: gli interventi del governo ci mettono in crisi

Lug 18, 2024

Le imprese operanti nel settore delle energie rinnovabili in Italia hanno lanciato un grido di allarme. Le recenti decisioni del governo, in particolare i decreti “Agricoltura” e “Aree idonee“, stanno mettendo in crisi un mercato che vale circa 11 miliardi di euro. Queste misure, secondo le associazioni di categoria, potrebbero compromettere non solo la crescita del settore, ma anche la competitività dell’intera economia italiana.

I decreti “agricoltura” e “aree idonee”: un ostacolo alla decarbonizzazione

Anie, un’associazione che rappresenta oltre mille imprese e 420 mila addetti, ha espresso una dura critica contro i provvedimenti governativi. Con un fatturato di 102 miliardi di euro, Anie si colloca al centro della transizione energetica italiana e sottolinea l’importanza di sostenere lo sviluppo delle rinnovabili per garantire un futuro energetico sostenibile e competitivo.

I decreti “Agricoltura” e “Aree idonee” sono stati identificati come i principali ostacoli alla crescita delle energie rinnovabili in Italia. Il decreto Agricoltura vieta l’installazione a terra degli impianti su gran parte del suolo agricolo, mentre il decreto Aree Idonee introduce criteri restrittivi per la designazione delle aree dove possono essere costruiti nuovi impianti.

Queste restrizioni non solo limitano l’espansione del fotovoltaico e di altre forme di energia verde, ma mettono anche a rischio l’intera strategia di decarbonizzazione del Paese. Secondo Anie Rinnovabili, queste misure limiteranno significativamente la possibilità di ridurre il costo dell’energia, mantenendo l’Italia tra i Paesi con i prezzi energetici più alti d’Europa.

Il prezzo dell’energia in Italia: una situazione critica

I dati del primo semestre del 2024 evidenziano un problema strutturale nel mercato energetico italiano. Il prezzo dell’energia in Italia è superiore del 38% rispetto alla Germania, del 99% rispetto alla Francia e addirittura del 139% rispetto alla Spagna. Questi numeri sono il risultato di una forte dipendenza dal gas naturale, che rappresenta ancora il 51% del mix energetico del Paese, contro il 44% delle rinnovabili.

In Germania e Spagna, le rinnovabili coprono rispettivamente il 56% e il 50% della produzione elettrica, con una dipendenza dal gas molto inferiore (12% in Germania e 17% in Spagna). Questa differenza di mix energetico si traduce in bollette energetiche più elevate per famiglie e imprese italiane, che pagano un prezzo altissimo per l’energia rispetto ai loro omologhi europei.

Invece di incentivare la crescita delle rinnovabili, le nuove normative rischiano di rallentare ulteriormente lo sviluppo del settore. Le restrizioni imposte dai decreti Agricoltura e Aree Idonee creeranno infatti un clima di incertezza normativa, con potenziali contenziosi legali che rallenteranno i processi decisionali e l’implementazione di nuovi progetti.

La discrezionalità delle regioni: un fattore di incertezza

Uno degli aspetti più critici dei nuovi decreti è la discrezionalità concessa alle Regioni nell’applicazione dei criteri per la designazione delle aree idonee. Questa variabilità normativa può portare a interpretazioni diverse e incoerenti delle regole, aumentando il rischio di contenziosi legali e ritardi nei progetti.

Le imprese del settore rinnovabile temono che questa incertezza normativa possa scoraggiare gli investimenti, compromettendo la crescita di un settore che è cruciale per la transizione energetica del Paese. Anie Rinnovabili ha sottolineato come la mancanza di chiarezza e uniformità nelle normative possa trasformarsi in un vero e proprio freno allo sviluppo delle energie rinnovabili, con ripercussioni negative sulla competitività dell’industria manifatturiera italiana.

Le critiche mosse dalle imprese del settore delle rinnovabili evidenziano una preoccupazione diffusa per le recenti decisioni del governo. I decreti Agricoltura e Aree Idonee, con le loro restrizioni e incertezze normative, rischiano di compromettere la crescita di un settore strategico per il futuro energetico del Paese.

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