• 24 Settembre 2024 1:22

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L’indiscrezione, Innocenti e Autobianchi “in regalo” ai cinesi

Lug 13, 2024

Nostalgia degli anni Settanta e Ottanta? Ebbene, preparate i fazzoletti perché forse verserete più di qualche lacrimuccia di gioia. Autobianchi e Innocenti, iconici marchi italiani scomparsi rispettivamente nel 1995 e nel 1997, potrebbero presto tornare a ruggire sulle nostre strade. Come riporta il Sole 24 Ore, il Governo italiano starebbe pensando di rilevarli da Stellantis, che ne detiene i diritti senza trarne effettivo beneficio. Quella avviata dall’esecutivo in carica ha tutta l’aria di essere una crociata, a tutela del patrimonio nazionale.

Proliferare di polemiche

Forte di una nuova legge sul Made in Italy, la causa ha già creato più di qualche disagio ad alcune realtà della nostra penisola. Il caso finito sulla bocca di tutti è stato quello dell’Alfa Romeo Junior. Secondo i piani originali, la nuova aggiunta alla gamma del Biscione avrebbe dovuto chiamarsi Milano, in nome delle sue origini. Siccome la sede si trova ad Arese, la mossa pareva avere delle valide argomentazioni dietro. Non, però, ad avviso della classe politica in carica.

Adolfo Urso, ministro delle Imprese e del Made in Italy, definiva ingiusta la pratica, al che, l’ad del Biscione, Jean-Philippe Imparato, ha preferito cambiare la denominazione. Per non scadere in polemiche sterili, il numero uno della compagnia ha fatto buoni gli onorevoli, seppur a malincuore. Alla scelta assunta in Ford di chiamare Capri la sua nuova uscita è arrivata puntuale la replica di Alfa Romeo, in chiave pungente. E le Fiat Topolino sequestrate confermano il cambio di paradigma. La vicenda rischia di assumere contorni perlomeno insoliti se il Governo ha intenzione di cederli a titolo gratuito a un Costruttore cinese.

I perché dell’operazione

Allo sbarco della Repubblica Popolare le istituzioni non hanno mai chiuso la porta. Anzi, i disinvestimenti di Stellantis avevano spinto le autorità a “usare” l’invasione cinese come una sorta di minaccia: non ci vieni incontro, garantendo occupazione alla manodopera? Nessun problema, chiamiamo uno dei tuoi peggiori rivali.

Il fine dell’operazione è duplice: da un lato, attrarre investimenti esteri nel comparto delle quattro ruote lungo lo Stivale, in modo da creare nuovi posti di lavoro; dall’altro, dare alle Case dello Stato asiatico l’opportunità di acquistare marchi storici, dotati di un fascino intramontabile. Tra i papabili acquirenti figurano nomi altisonanti come BYD, Chery, Dongfeng, Great Wall e JAC.

L’acquisizione dei brand farebbe parecchio gola alle rappresentanti del Dragone. Il “Made in Italy” continua a essere un valoreaggiunto  sulla scena globale. Solo citarlo lascia pensare a veicoli curati fin nei minimi particolari. E i pregiudizi sulle aziende dello Stato asiatico pesa su questo tema: la sensazione che, a fronte di costi più accessibili, corrisponda una qualità costruttiva carente. I “fasti” del passato suscitano dei dubbi nel pubblico europeo, perciò avvalersi dei nomi Autobianchi e Innocenti aiuterebbe a superare le remore.

Nel medio-termine se le rinate realtà raggiungessero degli standard insufficienti il prestigio del Made in Italy potrebbe essere danneggiato, guai, però, a essere disfattisti. Ce lo insegna il caso di MG (Morris Garage), brand inglese presso sotto la propria ala da SAIC e capace di riscuotere un vasto successo nelle concessionarie.

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