• 23 Novembre 2024 13:48

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L’epidurale riduce le complicazioni gravi dopo il parto

Mag 28, 2024

AGI – L’epidurale in fase di travaglio è associata a una netta riduzione di gravi complicanze, come la morbilità materna grave, o SMM, che può includere infarto, insufficienza cardiaca, sepsi e isterectomia, nelle prime settimane successive al parto. Lo rivela uno studio condotto dall’Università di Glasgow, in collaborazione con l’Università di Bristol, pubblicato oggi da The BMJ.

L’analgesia epidurale è raccomandata alle donne con fattori di rischio noti per la SMM, come l’obesità, alcune patologie di base o il fatto di avere più di un bambino. Anche le donne che partoriscono prematuramente presentano un rischio maggiore di SMM. Alcune ricerche suggeriscono che l’analgesia epidurale in travaglio può ridurre il rischio di SMM, anche se le prove sono limitate.

Per sciogliere questo problema, la squadra di ricerca ha cercato di determinare l’effetto dell’epidurale in travaglio sulla SMM e di verificare se questo fosse maggiore nelle donne con un’indicazione medica per l’epidurale in travaglio o in quelle in travaglio pretermine. I risultati si basano sui dati del Servizio Sanitario Nazionale scozzese relativi a 567.216 madri in travaglio, con età media 29 anni e per il 93% caucasiche, che hanno partorito per via vaginale o con taglio cesareo non programmato in Scozia, tra il 2007 e il 2019.

Le cartelle cliniche sono state utilizzate per identificare una qualsiasi delle 21 condizioni definite come SMM dai Centri statunitensi per il controllo e la prevenzione delle malattie o un ricovero in terapia intensiva avvenuto in qualsiasi momento dalla data del parto a 42 giorni dopo il parto. Sono stati presi in considerazione anche fattori come l‘età, l’etnia, il peso, il fumo e le condizioni preesistenti della madre, nonché il luogo del parto e l’età gestazionale alla nascita. Delle 567.216 donne, 125.024, ovvero il 22%, si sono sottoposte a epidurale durante il travaglio e la SMM si è verificata in 4,3 casi su 1000 nascite.

L’epidurale è stata associata a una riduzione del rischio relativo di SMM del 35% in tutte le donne che hanno preso parte allo studio. Sono state osservate riduzioni maggiori tra le donne con indicazione medica per l’epidurale, con una riduzione del rischio del 50%, rispetto a quelle senza, che hanno mostrato una riduzione del rischio del 33%, e nelle donne che hanno partorito pretermine, con una riduzione del rischio del 47%, rispetto a quelle a termine o post-termine, che non hanno mostrato nessuna evidenza di riduzione del rischio.

In particolare, tra le 77.439 donne dello studio a maggior rischio di morbilità materna grave, solo 19.061, ovvero il 24,6%, hanno ricevuto l’epidurale. Tra le possibili spiegazioni di questi risultati vi sono un monitoraggio più attento della madre e del bambino durante il travaglio, l’attenuazione delle risposte fisiologiche allo stress del travaglio e una più rapida escalation di interventi ostetrici in caso di necessita’. L’uso relativamente basso dell’epidurale, in particolare nelle donne con indicazioni cliniche, può riflettere il fatto che queste non ne comprendano appieno i potenziali benefici.

“Trattandosi di uno studio osservazionale, non è possibile trarre conclusioni definitive su cause ed effetti e gli autori riconoscono diverse limitazioni che possono aver influenzato i risultati”, hanno ammesso i ricercatori. “Inoltre – hanno precisato gli autori – lo studio ha coinvolto prevalentemente donne di etnia bianca, che partorivano in Scozia, il che potrebbe essere un’ulteriore limitazione in relazione a popolazioni etnicamente diverse o a contesti sanitari differenti. Tuttavia, si tratta di uno studio ampio e ben disegnato che riflette le pratiche ostetriche e anestetiche contemporanee, e i risultati sono stati simili dopo ulteriori analisi, a sostegno della solidità dei risultati.

“Questi risultati confermano l’attuale pratica di raccomandare l’analgesia epidurale durante il travaglio alle donne con fattori di rischio noti e sottolineano l’importanza di garantire un accesso equo a tale trattamento”, hanno evidenziato gli scienziati. “Inoltre – hanno aggiunto i ricercatori – le evidenze della ricerca mettono sottolineano l’importanza di sostenere le donne provenienti da contesti diversi affinché siano in grado di prendere decisioni informate in merito all’analgesia epidurale durante il travaglio”.

“L’analgesia epidurale può essere una valida opzione protettiva per le gravidanze a rischio”, hanno affermato gli autori. Essi hanno evidenziato l’importanza di comprendere i meccanismi alla base di questo effetto protettivo e di riconoscere le disuguaglianze nell’utilizzo, con tassi molto più bassi, ad esempio, nei gruppi etnici minoritari e nelle comunità socioeconomicamente svantaggiate. “Alla luce di ciò, questi risultati potrebbero fungere da catalizzatore per iniziative volte a migliorare l’accesso equo all’analgesia epidurale durante il travaglio, potenzialmente attenuando la SMM e migliorando gli esiti della salute materna in diversi contesti socioeconomici ed etnici”, hanno concluso gli autori.

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