• 26 Novembre 2024 22:35

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Il Papa a Verona, l’abbraccio tra un palestinese e un israeliano

Mag 18, 2024

AGI – Uno dei momenti più toccanti della visita lampo (circa 9 ore) di Papa Francesco a Verona, è stato quando sul palco dell’Arena, durante l’evento “Arena di Pace – Giustizia e Pace si baceranno”, l’israeliano Maoz Inon, al quale Hamas ha ucciso i genitori il 7 ottobre, e il palestinese Aziz Sarah, al quale l’esercito israeliano ha ucciso il fratello. Dopo aver reso uno al fianco dell’altro, le loro testimonianze, si sono abbracciati e hanno poi abbracciato il Pontefice. Un lungo applauso è partito dall’Arena e tutti (circa 12.500) si sono alzati in piedi.

“Davanti alla sofferenza di questi due fratelli, che è la sofferenza di due popoli non si può dire nulla”, ha commentato Francesco a braccio. “Loro hanno avuto il coraggio di abbracciarsi. E questo non è solo coraggio e testimonianza di volere la pace ma anche è un progetto di futuro. Abbracciarsi”. “La pace non sarà mai frutto della diffidenza, frutto dei muri, delle armi puntate gli uni contro gli altri”, ha sottolineato il Papa che ha esortato tutti a essere seminatori di speranza. “Le nostre civiltà in questo momento stanno seminando morte, distruzione, paura. Seminiamo, fratelli e sorelle, speranza! Siamo seminatori di speranza! Ognuno cerchi il modo di farlo, ma seminatori di speranza, sempre” e “non diventate spettatori della guerra cosiddetta ‘inevitabile'”.

 

“Voi, tessitrici e tessitori di dialogo in Terra Santa, per favore, chiedete ai leader mondiali di ascoltare la vostra voce, di coinvolgervi nei processi negoziali, perché gli accordi nascano dalla realtà e non dalle ideologie”, ha aggiunto. Appena arrivato nella città scaligera, Francesco ha incontrato nella Basilica di San Zeno i sacerdoti e i consacrati.

“Se il genio di Shakespeare si è fatto ispirare dalla bellezza di questo luogo per raccontarci le vicende tormentate di due innamorati, ostacolati dall’odio delle rispettive famiglie, noi cristiani, ispirati dal Vangelo, impegniamoci a seminare ovunque un amore: dove c’è odio, che io metta amore, dove c’è l’odio che io sia capace di seminare amore. Un amore più forte dell’odio – oggi c’è tanto odio nel mondo -, seminare un amore più forte dell’odio e più forte della morte. Sognatela cosi’, Verona, come la città dell’amore, non solo nella letteratura, ma nella vita”. Poi, il dialogo con i circa 7.000 ragazzi e bambini che lo aspettavano sul sagrato della Basilica. E di seguito un altro appuntamento molto sentito dal Papa: l’incontro e il successivo pranzo con i detenuti del carcere di Montorio.

 

Qui il Pontefice ha espresso il suo dolore per coloro che in cella, “in un gesto estremo, hanno rinunciato a vivere”. “La vita è sempre degna di essere vissuta, sempre!”, ha detto invitando a non cedere allo sconforto: “C’è sempre speranza per il futuro, anche quando tutto sembra spegnersi. La nostra esistenza, quella di ciascuno di noi, è importante, noi non siamo materiale di scarto”.

Ultimo appuntamento, lo stadio Bentegodi. Circa 32 mila ad attenderlo tra giovani, famiglie, associazioni e comunità parrocchiali. Francesco ha presieduto la messa della vigilia di Pentecoste e ha pronunciato l’intera omelia a braccio. Un’omelia sullo Spirito Santo, “protagonista della nostra vita”, che ci “apre il cuore”, “ci dà coraggio per vivere cristianamente” per non essere come tanti “cristiani che sono come l’acqua tiepida, né caldi né freddi”. Lo Spirito Santo, “che fa l’armonia”, il cui contrario è la guerra. 

 

 

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